December 23rd, 2018

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181125 (200 words)

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Un’estate di quattro anni fa, il vecchio lettore CD della macchina di Margherita aveva ingoiato l’album preferito dei Depeche Mode di Claudio e non l’aveva mai più sputato. Per due lunghe ore era stato l’unico compagno di viaggio di Margherita, insieme al rumore del vento che entrava dai finestrini e della borsa frigo che sbatteva contro la portiera ogni volta che svoltava a destra.

Claudio se n’era andato, ma l’album era rimasto.

Faceva un caldo maledetto. Non c’era nessuno in giro. Le strade polverose costeggiavano campi tutti uguali, ma Margherita sapeva dove doveva andare. Non ci era mai andata apposta per lo spiazzo; era un po’ lontano per una semplice gita fuori porta. Di solito lei e Claudio si fermavano lì per pranzare di ritorno dal mare; un ultimo picnic sotto il solito albero prima di tornare alla loro solita vita.

Claudio se n’era andato, ma lo spiazzo era rimasto.

Fermò la macchina sul ciglio della strada. Afferrò il pacchetto di sigarette dal sedile del passeggero e la borsa frigo e chiuse la portiera con un tonfo. Margherita si appoggiò all’albero divelto, guardò le radici ricoperte di terriccio, e si accese una sigaretta.

Claudio se n’era andato, ma era rimasta lei.

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181210 (340 words)

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600 con calma

Domenica mattina. La cucina è deserta. Lucio mette su il caffè, e pensa a Claudio.

Claudio è uno che la domenica mattina si alza presto per lavorare. Lucio lo trovava sempre in cucina a disegnare furiosamente, una dozzina di storyboard sparsi sul tavolo davanti a lui, una tazza di caffè ormai freddo all’altezza del gomito sinistro. Immancabilmente nudo come il giorno che era nato, ma coi calzini.

Da quando è partito per quel lavoro in Canada sei mesi fa si sono sentiti tutti i giorni su Skype, ma la domenica non è la stessa senza di lui. Lucio si versa il caffè, e conta i giorni che mancano al suo ritorno.

1200 di fretta

Vacca miseria se Claudio non si sa organizzare.

In teoria è forse da un mese che sa che questa settimana sarebbe stata un delirio di cose da fare, ma in pratica si era segnato tutto senza preoccuparsi davvero di quando avrebbe avuto tempo di farle, e stamattina apre la pagina dell’agenda su lunedì e per poco non gli viene un infarto: per mercoledì deve consegnare una tavola che non ha ancora neanche iniziato ad abbozzare, martedì deve chiamare una certa Carolyne riguardo a uno storyboard, ha una riunione alle dieci e l’appuntamento per far sverminare il gatto alle quindici mercoledì e di mercoledì alle diciotto deve pure andare a prendere Lucio all’aeroporto, perché quando mai le cose non succedono tutte insieme. Tutto questo senza contare che a un certo punto dovrebbe anche rassettare casa, fare la lavatrice e la spesa, prima di mercoledì, preferibilmente.

Sono in questi momenti che si pente di essere partito per il Canada. Gli mancano i giorni in cui si alzava e trovava il carico di bucato già fatto perché Lucio si era stufato di vedere roba che straripava dal cesto della biancheria sporca, ma purtroppo Lucio era ad un oceano di distanza.

Non gli rimane altro che affrontare la to do list un punto alla volta. La deadline pende sulla sua testa come la spada di Damocle; Claudio si siede e disegna.

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181214 (255 words)

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Quanto mi manca Londra. Da loro c'è proprio un modo diverso di vivere la realtà del pub; quando uscivo a bere il venerdì sera, sapevo di potermi sedere al bancone, ordinare una pinta e passare una serata tranquilla a origliare le conversazioni mezze biascicate degli altri avventori. Qui a Milano è tutto diverso, c'è casino e basta- ma è pur sempre venerdì; mi è sempre piaciuta la birra, più del vino e dei superalcolici. E' proprio una cosa che mi rilassa, farmi una birra al pub il venerdì sera. Non riesco a farne a meno.

Mando un messaggio a Gio, le chiedo se è libera stasera, ma ci mette troppo a rispondere. Decido di uscire da sola.

Vado in uno dei locali preferiti di Gio, in caso decida di raggiungermi più tardi; la tavernetta è piena zeppa, c'è qualche tipo di evento in corso. La musica è troppo alta, non riesco a godermi l'atmosfera. Gio non mi caga. Finisco la birra in pochi sorsi ed esco dal locale, la voglia di una sigaretta mi fa prudere le dita.

C'è un gruppo di ragazzi che fuma appena fuori dalle porte - un po' in mezzo alle palle a dir la verità. Chiedo se hanno da accendere. Uno dei ragazzi della compagnia mi sorride e mi offre il suo accendino mentre quasi contemporaneamente la ragazza appesa al suo braccio mi strappa la faccia a parole. Faccio segno di lasciar stare, prima di scatenare risse, e mi allontano di malumore.

Alla faccia del rilassarmi. Dovevo starmene a casa.