Oct. 10th, 2018
La pianta di mamma, quella nel vaso di fianco alla rimessa, era diventata tutt’uno col suolo sottostante. Terriccio e radici avevano cominciato a straripare oltre il bordo di coccio, e una sottile linea verdastra di muschio tracciava le crepe lungo i lati. Margherita aveva cercato di spostarla, a un certo punto, ma ci era riuscita solo rassegnandosi a strappare i viticci che erano fuoriusciti dai buchi del fondo e si erano conficcati nel terreno alla ricerca di spazio e nutrimento.
Inginocchiata su un tappeto di erbacce, mentre il sole di un autunno troppo caldo le cuoceva la nuca, Margherita aveva deciso di scavare una nuova dimora per la pianta sfrattata, tra due arbusti odorosi in fondo al giardino dietro casa. Ma il manico della paletta continuava a scivolarle tra le dita, ostacolate dalla guaina di gomma, e alcune ciocche ribelli, sfuggite alla treccia che le pesava sulla spalla, le si incollavano alla faccia e le finivano negli occhi. Con un sospiro, Margherita si tolse i guanti, e li mise da parte, arricciò il naso alla sensazione umidiccia del sudore sulle mani, e ricominciò a scavare.
Inginocchiata su un tappeto di erbacce, mentre il sole di un autunno troppo caldo le cuoceva la nuca, Margherita aveva deciso di scavare una nuova dimora per la pianta sfrattata, tra due arbusti odorosi in fondo al giardino dietro casa. Ma il manico della paletta continuava a scivolarle tra le dita, ostacolate dalla guaina di gomma, e alcune ciocche ribelli, sfuggite alla treccia che le pesava sulla spalla, le si incollavano alla faccia e le finivano negli occhi. Con un sospiro, Margherita si tolse i guanti, e li mise da parte, arricciò il naso alla sensazione umidiccia del sudore sulle mani, e ricominciò a scavare.
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