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Sniper's Shadow

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Title: Sniper's Shadow
Fandom: Original
Pairing: none
Rating: safe
Warning: non-binary character, origin story
Wordcount: 4042
Note: partecipa alla settimana #2 del COWT6 di [livejournal.com profile] maridichallenge per la M1: Bullet with Butterfly Wings
Summary: Un assassino sconosciuto porta a termine gli incarichi di Bezoar e Scabbard prima che possano metterci le mani, facendo perdere loro un sacco di quattrini. Mettono così in moto un piano per fermare il misterioso avversario.



L'isola fluttuava troppo in alto perché il parco globale fosse visibile da lassù, con il tempo di merda che faceva ultimamente, ma a Bezoar piaceva immaginare di poter vedere l'enorme distesa di verde che ricopriva tutto il pianeta. "E' il nostro polmone," diceva sua madre, quando lei e Crim erano piccoli, sorridendo e invitandoli a respirare profondamente.

Era diventato una sorta di rituale, uscire sul tetto e sedersi a respirare, fissando il verde che faceva capolino da in mezzo alle nuvole. Un'oasi di felicità e pace che durava mezz'ora, prima di tornare di sotto a miscelare veleni e a sgridare Scabbard per le orme di fango che lasciava per tutto il nascondiglio.

Quel giorno, Bezoar non riuscì a respirare nemmeno un quarto d'ora.

"ARGH!" urlò Scabbard dal piano di sotto, sbattendo la porta con abbastanza forza da far tremare il tetto su cui Bez sedeva a gambe incrociate. Bezoar si alzò in piedi e con un movimento fluido si calò in casa dalla finestra.

Trovò Scabbard affondato nel divano, la testa fra le mani, la borsa contenente i suoi preziosi coltelli lanciata malamente in un angolo della stanza.

"Scab," disse lei a mo' di saluto. "Che cazzo è successo, che hai da urlare tanto? Vuoi farci buttare fuori? Madama D'Yang ha già minacciato tre volte questo mese."

"Cornell è andato," borbottò Scab.

"Oh, bene. Quanto ti ha pagato Clerk?" chiese Bezoar, andando a raccogliere la borsa coi coltelli. Non stava bene lasciarli sul pavimento.

"Non mi ha pagato un cazzo, perché non l'ho fatto fuori io. Qualcuno è arrivato lì prima che potessi metterci mano."

Bezoar si voltò di scatto. "Arma da fuoco?"

Scab sollevò lentamente la testa. "Come fai a saperlo?"

"Mi è quasi successa la stessa cosa settimana scorsa. Mi sono dimenticata di dirtelo perché pensavo fosse un incidente isolato, ma evidentemente la nostra selvaggina ha risvegliato l'attenzione della concorrenza. Pensi che possa essere qualcuno di Balestra?"

"Ma che cazzo, Bez, come hai fatto a dimenticarti di una cosa del genere?"

"Mi dispiace, te l'ho detto che non pensavo fosse importante! Sono riuscita a farmi pagare comunque da Clerk perché sono riuscita ad avvelenare l'obiettivo prima che il tiratore me lo ammazzasse davanti. L'ho costretto a verificare col medico legale; il veleno era già in circolo, per cui non ha potuto rifiutarsi." Era rimasta accovacciata cinque ore in un vicolo puzzolente, in attesa di quei risultati, ma ne era valsa la pena. Non sapeva cosa quel bellimbusto avesse fatto ai clienti di Clerk perché lo volessero morto, ma doveva essere qualcosa di grosso, perché la ricompensa era di parecchi Faerini.

"L'hai visto?"

Bezoar scosse la testa, sedendosi sul divano di fianco a lui. "Il colpo veniva da dietro di me. Ha spaccato la finestra e si è conficcato nel cervello di Le Farse liscio come un sogno." Per fortuna il povero sfigato aveva già prosciugato la sua tazza di tè di corteccia di crotontiglio, per cui era bello che andato.

Scab fece schioccare la lingua e si appoggiò contro lo schienale del divano, guardando il soffitto. "Non penso che sia uno di Balestra. Conoscono il nostro terreno, e sanno quali sono i nostri contatti. Non si metterebbero a pestarci i piedi."

"Stai dicendo che potrebbe essere qualcun altro? Non conosco nessun altro clan che usa armi da fuoco."

"Ci sarebbe Diego," riflettè Scab ad alta voce. L'espressione corrucciata sul suo volto si aprì in un ghigno. "Ma sa che se lo pesco ancora a fare la posta alle mie prede gli taglio le palle."

Era una minaccia molto reale. L'ultima volta che uno dei loro contatti si era rifiutato di pagar loro il prezzo intero aveva perso la palla destra. Scab aveva esibito il macabro e disgustoso trofeo per settimane, gelosamente custodito sotto alcol in un barattolo, finchè Bezoar non ne aveva avuto abbastanza e l'aveva fatto sparire.

"Tagliagli la lingua piuttosto, è così noioso. Ogni volta che apre bocca mi viene voglia di urlare."

Scabbard ridacchiò, le prese la sacca dei coltelli dalle mani e si ritirò nella sua stanza per affilarli.

***


Il giorno dopo, una busta venne infilata sotto la porta. Un nome, un luogo e un'ora scritti sul retro. Un modesto anticipo in denaro all'interno, con un biglietto da visita con qualche dettaglio sulla vittima e la promessa di quadruplicare la somma a lavoro finito. Bezoar raccolse l'offerta, soddisfatta, e si mise al lavoro.

Passò tutta la mattina a ri-etichettare barattoli e fialette, ciascuno contenente un diverso veleno, e a passare in rassegna diversi metodi di avvelenare il prossimo. Alla fine la sua scelta ricadde su una particolare emotossina che non aveva ancora avuto occasione di provare, distribuita in quattro dardi.

Uscì di casa verso metà pomeriggio, dopo aver urlato a Scab di ricordarsi di passare al mercato prima di sera (e ricevendo uno scontroso grugnito, per tutta risposta), e si avviò al punto di rendez-vous, passando per i tetti e sperando di non essere notata.

Victor Vallein era un uomo sulla quarantina, ben piantato, dall'aria annoiata. Era un uomo molto famoso nella zona per la sua maestria nell'evadere le tasse, e per la continua litania di lamentele che usciva dalla sua bocca. Bez lo aveva molto ben presente, perché una volta aveva eseguito un lavoro per lui. Aveva avuto il coraggio di lagnarsi dei suoi metodi, perché secondo lui l'avvelenamento era una tecnica da codardi. Sarebbe stato un gran piacere levarlo di mezzo.

Ogni giorno alle cinque, secondo il biglietto da visita che le aveva procurato Clerk, prendeva il giornale al chiosco all'angolo e si sedeva su una panchina della piazza a leggere, o meglio a nascondersi dietro al suo materiale di lettura per meglio farsi gli affari altrui.

Alle cinque in punto, Vallein comparve al chiosco dei giornali, puntuale come un orologio. Bezoar lo aspettava poco lontano dalla sua panchina preferita. Avrebbe aspettato che si fosse seduto e avesse aperto il quotidiano, sparendo alla vista della maggior parte della piazza. Un dardo nel collo, e una morte relativamente lenta e molto dolorosa.

Infilò il primo dardo nella cerbottana, conservando gli altri in caso il primo avesse fatto cilecca.

Vallein si sedette sulla panchina.

Sollevò la cerbottana, occhi puntati sul bersaglio, l'adrenalina che circolava in corpo.

Vallein aprì il giornale.

BANG!

Al posto della nuca di Vallein, c'era ora una voragine sanguinolenta.

Bezoar lasciò quasi cadere la sua preziosa arma, mentre nella piazza, rendendosi conto la gente di quello che era successo, scoppiava il panico. Alzando lo sguardo alla ricerca del responsabile, vide solo una figura scura che si nascondeva dietro un camino e spariva alla vista.

***


Secondo i calcoli di Scabbard, i nove incarichi mandati in fumo dal loro misterioso opponente equivalevano a qualcosa come sei scudef, tremila e duecento faerini, e novantasei sterliz.

Bezoar aveva detto una parolaccia così grossa che madama D'Yang era salita dal piano di sotto a sgridarla.

***


Erano stati pazienti a lungo, ma quando l'incarico Abberline scivolò sotto la loro porta, Bezoar e Scabbard decisero che era giunta l'ora di darci un taglio.

Sulla busta questa volta, nel solito svolazzante inchiostro arancione, c'erano un nome, un indirizzo (Katherine Abberline, 25 Old Montague St, Up. Whitechapel, Up. London) e una piccola croce, che generalmente voleva dire che il colpo in questione doveva essere eseguito in modo che sembrasse un incidente.

Bezoar aveva sviluppato una tossina specifica per questo tipo di incarico: agiva in fretta, si dissolveva completamente nell'organismo e poteva essere somministrato per contatto. Non c'era niente di più facile che consegnare una lettera impregnata di profumo e veleno indirizzata alla vittima prescelta.

Ogni volta che Bezoar aveva usato Etere - così aveva soprannominato il micidiale veleno - Floatland Yard annaspava nel buio, e lei e Scabbard ritornavano a casa molto più ricchi di prima.

Il loro misterioso concorrente questa volta rischiava veramente di fargli perdere un sacco di soldi. Non solo una ferita d'arma da fuoco era decisamente segno che non erano stati loro a fare il colpo, ma faceva automaticamente sfumare ogni possibilità di farlo passare per incidente.

Era giunto il momento di chiamare un aiuto dall'esterno, e di sistemare la questione una volta per tutte.

***


"Il posto è questo. La ragazza in questione è la figlia dell'ispettore locale. Ieri sono andato a fare sopralluogo, l'edificio più alto è questo. Dobbiamo farlo sembrare un incidente," snocciolò Scabbard contando sulle dita, "e abbiamo un cecchino di merda deciso a fregarci tutti i colpi. Che facciamo?"

"Mmm," mormorò pensoso Crim, fissando la mappa che avevano srotolato sul tavolo.

Crim Balestra a cinque anni era il tiratore di fionda più preciso del quartiere. A dieci aveva cominciato a tirare con arco e frecce perché si annoiava, e a venticinque uccideva obiettivi in corsa da cinquanta metri di distanza con diversi tipi di balestre e pistole. Si era fatto un nome, addirittura arrivando a farsi commissionare dagli Sky Pirates, ma non aveva mai rifiutato un favore a Bezoar, che considerava come una sorella.

"Poniamo che il checchino di merda non vi stia attaccato al culo," ipotizzò Crim, gli occhi che scorrevano sulla carta ingiallita. "Come vi muovereste di solito?" chiese a Scabbard, finalmente alzando lo sguardo.

"Se fossi io, mi introdurrei in casa dal retro e aspetterei il momento più opportuno per spingerla dalle scale," disse Scab con un'alzata di spalle. "Non sono bravo con gli incidenti. Quando ce ne capita uno di solito lo fa Bezoar. Non c'è niente di efficiente come Etere, in queste situazioni."

"Il veleno agisce a contatto con la pelle," spiegò la ragazza. "Basta consegnare una lettera alla ragazza in questione, avendo cura di non toccarla direttamente, ed è fatta." Crim fischiò, impressionato. Bezoar ammiccò, ma ritornò subito seria. "Il problema è che se il cecchino di merda interferisce, questa volta non vediamo il becco di un quattrino. Un proiettile in fronte non è esattamente un incidente."

"Se si avvicinasse abbastanza da poterle sparare a bruciapelo in una tempia o in bocca potrebbe spacciarlo per un suicidio, ma dovrebbe lasciare la pistola nell'appartamento. Considerato che è la figlia di un ispettore, un'arma da fuoco in casa non è qualcosa di così difficile da giustificare."

"Non è questo il punto, Crim."

"No, hai ragione, scusa. Quello che stavo cercando di dire," disse Crim, appiattendo la mappa con una mano, prima di puntare un dito sull'edificio davanti alla casa dell'ispettore. "Se non gli interessa farlo passare per un suicidio, questo è il punto migliore in cui potrebbe posizionarsi. Ma, se decide di andare per il colpo a bruciapelo, dovreste cercare di intercettarlo in camera della ragazza."

Bezoar e Scabbard si guardarono. "Dobbiamo andare entrambi. Uno si nasconde in camera, l'altro nella casa di fronte. E' l'unico modo, dobbiamo intercettarlo prima che possa mettere il colpo in canna."

"Quando pensavate di fare il colpo?"

"Venerdì. Katherine al momento è fuori città." Bezoar aveva preso in considerazione di mandarle una lettera avvelenata prima che tornasse, ma non voleva fare troppa strage di innocenti, ed entro l'ultima stazione di controllo qualcuno si sarebbe accorto che una certa missiva indirizzata a miss Abberline si stava lasciando dietro una scia di morte. "Uno dei miei contatti mi sta tenendo informata sul suo status di … vivenza. Pensiamo che il cecchino abbia intenzione di muoversi il nostro stesso giorno."

"Pensate che vi stia tenendo d'occhio?"

Bezoar allargò le braccia. "Non so più cosa pensare. Sono settimane che ogni volta che facciamo un colpo, un proiettile ci batte sul tempo. Per una differenza di secondi. Non riesco a decidere se è qualcuno che si sta divertendo a spese nostre, o un vero e proprio atto di guerra."

"Se fosse un atto di guerra si sarebbero fatti sentire. Non sarebbero rimasti nell'ombra," ragionò Crim, arrotolando la mappa. "Io più di così non posso aiutarvi, ragazzi. Mi sa che quella che vi serve è proprio una botta di culo."

***


"Ricorda, non ucciderlo," ripetè Scab per la ventesima volta, mentre si legava un coltello alla coscia. "Voglio vederlo in faccia, e riempirlo di legnate prima."

"Non prima che l'abbia pestato io."

"Chi prima lo becca lo pesta, okay?"

"Okay. Che poi, stavo pensando," riflettè Bezoar, mentre si aggiustava i guanti. Avevano deciso di usare comunque la tecnica della lettera avvelenata, lasciata sulla scrivania in modo che la ragazza la trovasse senza che passasse tra le mani di altri innocenti. "Non è detto che sia un uomo. E se fosse una donna?"

Scab schioccò la lingua. "Non lo so, l'ultima volta che l'ho visto aveva un cazzo di fucile d'assalto. Sai quanto pesano quei cosi, tra treppiedi, accessori e robaccia varia? Un fracco."

"E te che ne sai? Magari è una donna muscolosa."

"Non penso proprio che sia una donna, Bez."

"Non vuoi che sia una donna perché faresti fatica a pestarla," lo stuzzicò lei.

"Con le donne faccio fatica a parlarci, non a pestarle."

"Con me non fai fatica."

"Tu non sei davvero una donn- OUCH!" Bezoar gli aveva tirato un pugno sul braccio. "Che cazzo, Bez, stavo scherzando! Perché devi essere sempre così permalosa…"

"Stai zitto e concentrati." Il clima leggero era sparito del tutto. "Ripetimi il piano."

Scab roteò gli occhi. "Bez…"

"Fallo."

Scabbard emise un suono di frustrazione, e cominciò a recitare in tono monocorde. "Notte. Salgo sul tetto del palazzo di fronte, faccio un'ispezione completa per controllare che non ci sia nessuno, installo un accampamento nascosto in un angolo e aspetto che si faccia giorno. Se il misterioso rompipalle si presenta, lo stordisco con la roba che mi hai dato tu-"

"E' un tipo di sedativo," lo corresse irritata lei.

"- sì okay, lo stordisco col sedativo e aspetto. Invece tu entri nella stanza della ragazza, molli la lettera sulla scrivania, ti nascondi nell'armadio e aspetti che qualcuno si faccia vivo. Se il misterioso rompipalle si presenta, lo stordisci eccetera. Il primo che lo becca dà il segnale e ci leviamo dalle palle alla velocità della luce."

"Dovremmo essere pronti," commentò lei, aggiustandosi il borsone in spalla. "Hai la radio?"

Scab estrasse la radio dalla tasca e gliela sventolò davanti a mo' di conferma, prima di rimetterla via. "Non capisco cosa ce ne facciamo, visto che hai detto che non possiamo usarla."

"E' per le emergenze," lo rimbeccò, aprendo la porta.

"C'è solo una cosa che mi preoccupa," la fermò Scabbard prima di uscire dall'appartamento.

"Cioè?"

"Come facciamo a trasportare il misterioso rompipalle, se è completamente privo di sensi? Deve essere una massa di muscoli per trasportarsi in giro dei pezzi di metallo del genere tutto il giorno, e il muscolo pesa."

"Attraverseremo quel ponte quando ci arriveremo. Cominciamo a preoccuparci di Katherine."

Scabbard sospirò. "Signorsì, signor capitano."

***


Dopo un quarto d'ora di combattimento corpo a corpo, Bezoar non era ancora sicura se si trovasse davanti a un misterioso sconosciuto o ad una misteriosa sconosciuta; quello che sapeva era che, uomo o donna che fosse, era davvero una massa di muscoli.

Non era particolarmente imponente in altezza o in stazza, ma aveva un corpo snello e atletico, flessibile e muscoloso, e la sicurezza nei suoi movimenti diceva a Bezoar che questa persona lottava a mani nude con la stessa facilità con cui respirava.

Questa volta Bez e Scab erano riusciti a organizzarsi per tempo. Bezoar era già nella stanza da ore, quando un'ombra scura aveva silenziosamente aperto la porta della stanza e si era andata ad appostare vicino alla finestra. Aveva aggredito l'ombra alle spalle, e dopo alcuni minuti di colluttazione era riuscita a sedarla.

Si sedette a terra, cercando di prendere fiato. Sperava che il rumore non avesse svegliato la servitù, ma per ora non sembrava esserci movimento nella casa. Si alzò, fece un giro della stanza (la lettera tossica era ancora al suo posto), applicò altri due cerotti sedativi sulla guancia della figura priva di sensi per buona misura, e accese la radio.

"Bez??? Perché stai usando la radio? Non avevamo mica detto che era solo per le emergenze?" rispose assonnato Scab, la voce distorta dall'apparecchio e dal nervoso.

"E' un'emergenza," strascicò Bezoar. "Ho preso il misterioso sconosciuto. O la misteriosa sconosciuta, non sono ancora sicura. Avevi ragione, non ho idea di come fare a trasportarla. Raccogli tutto e vieni qui ad aiutarmi."

"Cosa? Sei impazzita?! Faremo un sacco di rumore, e se ci beccano?"

"Faremo molto piano. Ho l'impressione che non ci sia praticamente nessuno in casa, ho letteralmente rotolato per mezzo pavimento con un assassino di almeno ottanta chili e nessuno ha fatto una piega."

"…Arrivo. Se ci sbattono in galera per una stronzata del genere giuro che evado solo per venire ad ammazzarti."

"Ti voglio bene anche io, muovi il culo."

***


Alla fine dovettero chiamare Crim e un suo amico che non aveva niente di meglio da fare, per riuscire a trasportare lo sconosciuto e le sue cose fino al loro appartamento.

"Non ho la più pallida idea di chi sia," ammise Crim, perplesso, fissando lo sconosciuto, ora ammanettato e saldamente legato ad una sedia, ancora privo di sensi. "Voglio dire, non che mi aspettassi di riconoscerlo, ma è strano che qualcuno di così bravo sia completamente sconosciuto. Qualche idea Jack?"

Lo sconosciuto (o sconosciuta? Nessuno sembrava esserne interamente sicuro, nemmeno alla luce dell'appartamento.) era vestito completamente di nero, pantaloni e camicia tenuti aderenti al corpo da una specie di fascia, e una giacca stretta piena di bottoni. Lunghi capelli castani gli coprivano parte del viso e delle spalle. Alti stivali di cuoio completavano l'insieme.

"Non lo conosco direttamente, ma a giudicare da come si veste, e dalla roba che si porta appresso, vi siete portati a casa uno zarista," disse Jack, uno degli amici di Crim, che si era ritirato in un angolo della stanza ad ammirare l'armamentario dello sconosciuto. "Potevate morire. Dicono che addestrino i migliori assassini del mondo. Come diavolo avete fatto a mandarlo al tappeto?"

"Abbastanza sedativo da tramortire un cavallo," rispose Bezoar con un'alzata di spalle, indicando il cerotto che ancora era applicato allo zigomo del misterioso assassino. "Non sono una lottatrice."

"Potrebbe essere anche tuo nonno in carriola per quanto mi interessa," interuppe spazientito Scabbard. "Il punto è: che cosa ne facciamo?"

Crim e Jack si guadarono. "Strategicamente, la cosa migliore da fare sarebbe svegliarlo e interrogarlo. Se lo facciamo fuori senza sapere niente, se è davvero uno schema di qualche forma di concorrenza domani vi ritrovereste da capo, con un nuovo cecchino di merda alle calcagna," offrì Jack.

Crim annuì. "Concordo. E' un rischio, ma in quattro dovremmo essere in grado di affrontarlo, anche se le cose dovessero mettersi male. Bezzie, quanto ne hai ancora di sedativo?"

"Ho finito i cerotti, ma di sedativo in forma liquida ne ho ancora un paio di litri," rispose lei, girandosi per prendere la voluminosa bottiglia da un armadietto dietro di lei, e mettendola sul tavolo. "E' roba che tengo costantemente in stock, non sai mai quando potrebbe servire. Alla peggio, glielo schizzo in faccia."

"Bene. Come facciamo a svegliarlo?"

"Se togli i cerotti, in una ventina di minuti dovrebbe riprendersi."

"Okay." Crim si avvicinò alla figura dormiente, strappò i due cerotti con un gesto deciso. L'assassino fece una smorfia, ma non si svegliò. "Avete venti minuti."

Scabbard fece un cenno del capo ed estrasse il suo migliore coltello dalla fondina che teneva legata alla gamba. Jack estrasse una pistola da un lembo della giacca. Bezoar ri-infilò i guanti, e preparò dei tamponi per il sedativo. Crim non si mosse, ma Bezoar poteva vedere lo scintillio di un dardo da balestra brillare appena dentro il polsino sinistro della sua camicia.

Aspettarono in silenzio, nervosi. Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, lo sconosciuto si mosse.

Si aspettavano una reazione violenta, al rendersi conto che era legato come un salame, in una stanza piena di persone che non conosceva. Invece, dopo un breve momento di disorientamento e un breve tentativo di divincolarsi dalle corde e dalle manette, l'assassino si guardò intorno e si rilassò contro la sedia con un'espressione soddisfatta.

"Hai vinto voi," disse, la voce roca di qualcuno che fumava molto spesso, o che non parlava molto, con un forte accento straniero. "Mi dicevano che voi migliori nel campo, e io non avevo creduto, ma devo ammettere che avevano ragione." Dopodichè scoppiò a ridere.

"Sono contento che tu ti stia divertendo così tanto adesso, perché i prossimi cinque minuti saranno molto meno divertenti," ringhiò Crim, estraendo il dardo dalla manica e puntandoglielo alla gola. L'assassino smise di ridere, ma il compiacimento non scomparve dal suo volto. "Per chi lavori?"

La domanda sembrò perplimere l'assassino. "Io non lavoro, io voglio lavoro," scandì.

"Vuoi lavorare con noi?" chiese Bezoar, altrettanto confusa.

Gli occhi chiari dell'assassino si spostarono su di lei. "Esatto. Mi dicevano che voi migliori del campo, nell'impero, e io sono migliore del campo nel continente. Penso, Kevlar può lavorare con loro, se sono bravi. Così ho fatto vedere che sono migliore come voi."

"Ci hai rovinato un mese e mezzo di affari," si intromise Scabbard, facendo volteggiare il coltello con fare pericoloso. "Perché dovremmo voler lavorare con te?"

"Ascolta," insistè l'assassino, "Ho preso il veleno che hai lasciato cadere quando ho ucciso l'uomo grasso. Emotossina pericolosa, non ci sono molte persone che vogliono usare una cosa del genere. E tu," si girò verso Scabbard, "hai Jagdkommando nella tua borsa di coltelli, sì? Eppure usi sempre coltello da caccia normalissimo, perché sei capace di usarlo come maestro. Ebbene, io uccido persone da millecento metri di distanza con un solo proiettile."

"Stronzate," lo interruppe Jack avvicinandosi con fare intimidatorio. "Non è possibile. Voglio dire, questa roba è sofisticata, ma nemmeno un fucile come questo può compiere un'impresa del genere."

"Io uccido persone da millecento metri di distanza, con un solo proiettile," ripetè l'assassino, ferreo, tenendo lo sguardo fisso su Bezoar, ignorando completamente Jack.

"E sentiamo, dove lo avresti imparato a fare un trucchetto così, eh?" continuò Jack.

L'assassino si incupì, e si irrigidì. "Non è importante. Sarei interessante lavorare con voi."

Jack fece per dire qualcosa, ma Crim lo zittì con un gesto della mano. Jack borbottò qualcosa a bassa voce, e fece un passo indietro. Bezoar si sentì addosso lo sguardo di Crim.

"Scab, vieni fuori con me un secondo per favore," lo chiamò, avviandosi verso la porta di ingresso.

Scabbard la seguì finchè non si erano allontanati di qualche metro, nel corridoio buio che dava sulle scale di Madama D'Yang.

"Secondo te sta mentendo?" chiese Scab, continuando a giocare con il coltello in un gesto nervoso.

"Non credo," disse lei, mordendosi il labbro. "Sono indecisa sul da farsi, ma sono interessata alla sua proposta."

"Cosa?? Dici sul serio?"

"Sì. E' inutile negare la sua bravura. Sa quello che fa, e lo sa fare bene. Avere qualcuno con un'abilità del genere in squadra potrebbe solo aumentare i nostri guadagni."

"Uh, non proprio, considerando che dovremmo dividere tutto per tre."

"Ma pensaci un attimo, Scab!" esclamò lei. "All'inizio dovremmo lavorare sodo per recuperare le perdite, è vero, ma con quest'aggiunta la nostra squadra acquisirà rapidamente una fama di infallibilità. Con la fama arriveranno altre richieste, anche dall'esterno dell'isola. Diventeremo ricchi. Potremmo diventare abbastanza ricchi e influenti da entrare nel circolo degli Sky Pirates!"

"Siamo già nel circolo di influenza degli Sky Pirates. A me sembra un rischio inutile."

"Siamo nel circolo di influenza dei Balestra, e lo siamo solo perché uno dei fondatori è praticamente mio fratello. Potremmo arrivare molto più in alto, così, Scab! E' la nostra opportunità! Dov'è la tua sete di avventura?"

"Ti stai esaltando solo perché ti ha detto che ha sentito dire che siamo i migliori sul campo," borbottò Scab.

Bezoar sorrise. "Suona bene, no?"

***


Scabbard rientrò nell'appartamento aprendo la porta con un colpo secco, che fece sobbalzare Crim dal suo angolo del divano. L'attesa si era fatta lunga, e i tre occupanti della stanza avevano finito per abbioccarsi in diverse posizioni, più o meno scomode. Quello più contento del loro ritorno, curiosamente, sembrava Jack.

"Scusate il ritardo, madama D'Yang ci ha sentito parlottare sulle scale e ci siamo fermati a fare colazione da lei," confessò candidamente Bezoar, rientrando dietro di lui. "Dove eravamo rimasti? Ah già."

Si avvicinò allo sconosciuto, e chinandosi all'altezza del suo volto, sorrise, e fece cenno a Crim di iniziare a sciogliere corde e manette.

"Benvenuto in squadra. Io sono Bezoar, lui è Scabbard."

Lo sconosciuto sorrise di rimando. "Mi chiamano Kevlar."

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