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[originale] Cosa è più doloroso? (disperazione)

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Titolo: Cosa è più doloroso?
Fandom: Originale
Pairing: Slash, accenno Het.
Rating: PG
Wordcount: 980 @ contaparole[livejournal.com profile] fiumidiparole 
Warning: Angst
Keyword @[livejournal.com profile] bingo_italia : Disperazione

Riassunto:
La disperazione del desiderio a volte non è esasperata dalla lontananza.

Cosa è più doloroso?
 Dover dire addio a una persona che si trasferisce in un’altra città, che vivrà una vita lontano dalla tua, che conoscerà gente che tu non conoscerai, sapendo che probabilmente qualcuno prenderà il tuo posto nel suo cuore è terribilmente doloroso.
 Quando Vanessa era partita per Berlino si era sentito come se qualcuno gli avesse strappato via un pezzo di anima. Non credeva di essere davvero innamorato di lei, l’amore gli sembrava così poca cosa rispetto a quello che davvero provava; fatto sta che probabilmente era la ragazza a cui avesse tenuto di più. Sapeva che dopo di lei non avrebbe più potuto avvicinare un’altra senza pensare quanto fosse superficiale, e quanto fosse vuota, rispetto a lei. Non aveva più cercato di costruirsi una relazione, dopo Vanessa. Non avrebbe potuto, neanche se avesse voluto. Non voleva, però. Non voleva dimenticarla. Si conoscevano da così tanto tempo che si chiedeva quando l’avesse incontrata la prima volta. Sarebbe stato un casino se avessero deciso di festeggiare l’anniversario, ripensava con un sorriso vuoto. Si chiedeva cosa avrebbero fatto, se lo avessero davvero festeggiato. Mangiato una pizza? Passato una serata insieme? Ma lo facevano sempre. Avrebbero dovuto fare qualcosa di speciale. Forse sesso? Ma per lui il sesso non era niente di speciale. Già da prima di diventare famoso era così abituato ad andare a letto con ragazze di cui a stento conosceva il nome per dargli anche la minima importanza. Non sarebbe stata una cazzata dire che preferiva non fare sesso, con la sua persona speciale. All’epoca era comunque presto perfino per lui. Avevano quattordici anni. Si può provare un sentimento così forte, a quattordici anni?
Così Vanessa era partita per Berlino, e lui non l’aveva mai neanche baciata. Si erano promessi di tenersi in contatto. Di farsi visita, di tanto in tanto. Sapevano tutti e due che non l’avrebbero fatto, perché la distanza rendeva tutto troppo doloroso. Vivevano dell’immagine l’uno dell’altro, pensava spesso. Avevano deciso in un tacito accordo di non vedersi mai più, di dimenticarsi. Ma come poteva dimenticarla? Ogni volta che vedeva una ragazza con quel rossetto pensava a lei. Ogni volta che qualcuna si tirava i capelli dietro le orecchie pensava a lei. Credeva di impazzire.
Si era chiesto più volte se lei lo pensava. Se lei impazziva come lui tutte le volte che qualcosa gli ricordava di lui. Probabilmente no. Non credeva che Vanessa lo ricambiasse davvero, in quel sentimento. Non importava, comunque. Era abbastanza inutile, guardarsi indietro. Preferiva guardare avanti.
Si sentiva un coglione, a non avere più provato ad avere una relazione seria dopo tutti quegli anni. Cazzarola, avevano quattordici anni. Ne aveva almeno dieci di più ora, e non si sentiva ancora di guardarsi intorno. Si sentiva davvero un deficiente. Non l’aveva mai raccontato a nessuno. Nemmeno quando era sbronzo, il che era davvero una fortuna, visto che quando si ubriacava tendeva a diventare piuttosto chiacchierone.
In realtà c’era una persona a cui lo aveva raccontato. L’aveva raccontato solo a lui.
Si conoscevano da tanto tempo, anche lui aveva incontrato Vanessa. Per un periodo aveva avuto paura perfino che avesse intenzione di portargliela via, anche se in realtà sarebbe stato legittimo se ci avesse provato con lei, perché alla fine non era sua. Non ufficialmente. Ma lui era una persona intelligente e sensibile, e aveva capito –forse era stato il primo a capirci qualcosa di quel casino- e si era tirato da parte, permettendo loro di rimanere soli.
Gli aveva raccontato che non l’aveva mai neanche toccata, e lui aveva riso. Gli aveva raccontato che si era sentito morire quando se n’era andata, e lui gli aveva appoggiato la mano sulla spalla, senza dire niente. Gli aveva raccontato che si sentiva un deficiente perché non riusciva a trovare nessuno, e lui aveva stretto le labbra, aveva sorriso, e gli aveva detto che bastava guardarsi intorno perché prima o poi la persona giusta sarebbe arrivata.
Era arrivato a odiare Vanessa, perché con la sua assenza non gli permetteva di essere felice. Aveva addirittura pensato di partire per la Germania e andare a cercarla a destra e a manca, anche se sapeva che probabilmente se l’avesse incontrata ne sarebbe rimasto profondamente deluso. Perché sarebbe cambiata, e perché anche lui era cambiato, anche se non l’aveva dimenticata. Doveva solo continuare a sperare che intorno a sé ci fosse davvero la persona giusta per lui.
Poi un giorno, finalmente si era guardato intorno, e lo aveva visto.
Lo aveva visto ridere di lui e con lui, lo aveva visto piangere, lo aveva visto mentre cercava di tirargli su il morale quando era a pezzi e di calmarlo quando era incazzato nero. Lo aveva visto quando aveva bisogno di un consiglio, e aveva notato la sua assenza quando aveva bisogno di starsene per i fatti suoi.
Quasi Vanessa non esisteva nei suoi pensieri, quando era con lui, anche se parlavano di lei. Forse un motivo c’era.
Si era chiesto come aveva fatto a essere così cieco.
Si era sentito felice come mai in vita sua. Poi la consapevolezza che non avrebbe mai potuto averlo –come non aveva potuto avere Vanessa- lo distrusse annegandolo in una invisibile disperazione. Le difficoltà a cui andava incontro erano insormontabili. Avrebbe potuto saltare sul primo aereo per Berlino e sfogliare tutte le pagine dell’elenco telefonico della città per cercare Vanessa. Ma non avrebbe potuto abbattere l’imbarazzo e la paura di perderlo, se avesse detto a lui che probabilmente lo amava, anzi, che il sentimento che provava per lui era troppo forte per chiamarlo solo amore.
Non avrebbe potuto schiacciare la sua stessa mente.
Viveva le sue giornate osservandolo con la coda nell’occhio in ogni sua azione, pensando a come fosse vicino e a come fosse lontano allo stesso tempo, soffrendo per la distanza invisibile che li separava.
Chiedendosi se lui lo ricambiava, in qualche modo. Ma probabilmente no. Era inutile pensarci, comunque.
Non poteva guardare avanti stavolta. Perché se guardava avanti, vedeva solo lui.

Note:
Questa fanfic è un po' ...boh. Era nata con un fandom preciso, ma alla fine stava bene in piedi da sola e ho deciso di tenerla sul vago.

Quindi sì, i personaggi sono miei, urrà. L'ho scritta in un momento di scazzo e depressione, anche se in realtà non è molto scazzo-related XDD

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