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Beneath the surface

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Titolo: Beneath the surface
Fandom: Inception
Personaggi: Arthur/Eames, OMC
Rating: NSFW
Warning: Sexual content
Wordcount: 4658
Language: Italian
Prompt: cowt3 M2 NSFW!slash - [livejournal.com profile] maridichallenge



Arthur si svegliò nel cuore della notte con una sensazione di gelo e di vuoto. Si alzò tremando, cercando di scollarsi di dosso le lenzuola che gli si erano appiccicate al corpo sudato, e ficcò una mano nella tasca dei pantaloni che aveva accuratamente ripiegato sulla sedia in fondo al letto la sera prima, frugando febbrilmente alla ricerca del suo dado.

Cinque. Cinque. Cinque.

“...cosa diavolo sta succedendo?”

~

Erano mesi che non vedeva Arthur, forse tre o quattro. Seduto ad un tavolino discreto di un piccolo caffè di Mosca, il Pointman era sempre uguale a se stesso, professionale ed elegante in uno dei suoi soliti completi tre pezzi, mentre si versava una tazza di tè con movimenti misurati e precisi.

Quando aveva smesso di ritrovarselo tra i piedi nelle Estrazioni che gli avevano affidato si era stupito non poco. A confronto con il caso Fischer erano tutte di una banalità imbarazzante, ma Eames non era il tipo che riusciva a starsene con le mani in mano, quindi aveva fatto in modo di accettare il maggior numero di incarichi possibile per avere qualcosa da fare; a giudicare con la frequenza con cui si era ritrovato a condividere il campo con Arthur, anche il Pointman doveva aver iniziato a fare lo stesso.

Dopo il caso Charon, marginalmente più interessante della media, Arthur era sparito dalla circolazione. Lo aveva incontrato nella capitale russa per puro caso, e nonostante il Pointman avesse cercato di rifiutare affermando di essere occupato, era riuscito a trascinarselo in quel caffè per chiacchierare un po' davanti a un tè.

D'altronde, dopo tutti quegli anni che lo conosceva, Eames leggeva perfettamente nelle abitudini di Arthur: abito grigio, tocco di colore su camicia e cravatta? Nonostante l'aria scazzata e indaffarata, il pointman per quel giorno non stava davvero lavorando.

“Cosa ti porta a Mosca, Eames?” chiese Arthur, zuccherando il tè distrattamente.
Eames si trattenne dal sollevare un sopracciglio; tono piatto da conversazione di circostanza e zucchero?

“Mah, un po' questo e un po' quello,” rispose invece, sfoderando il suo sorriso più insopportabile.
“Lavoro, principalmente. Niente di esaltante, solo un numero di cassaforte. Gliel'avrei scassinata io, ma il lavoro nel dreamscape pagava meglio quindi... devo pur mangiare, no?” concluse con una risatina, scegliendo un biscotto dalla varietà nel piattino di fronte a loro.

“Immagino,” rispose educatamente Arthur, sorseggiando il tè.
“Tu invece?”
“Affari miei,” tagliò corto il Pointman, riappoggiando la tazza nel piattino rumorosamente.
“Naturalmente,” concordò Eames, senza forzare la conversazione.

Parlarono di aria fritta per esattamente diciassette minuti prima che Arthur decidesse che si era fatto tardi e non aveva più tempo da perdere.

~

Era quasi sei mesi che aveva ricominciato a sognare, ma il fatto che non riuscisse a ricordarsi nemmeno un sogno era una cosa che lo mandava fuori dalla grazia di Dio.

Ricordare i sogni, rendersi conto della realtà onirica, influire sul suo svolgimento, quello era il suo maledetto lavoro. Aveva passato lunghi mesi di addestramento e di test attitudinali prima che gli permettessero di entrare nel programma di ricerca, e quando era stato finalmente accettato era stato uno dei primi ad avere successo senza composti stabilizzanti. Forse non aveva un talento innato come Cobbs e Mal, ma era riuscito a ritagliarsi il suo angolo di gloria grazie alla sua capacità di ricerca.

Quando aveva cominciato a usare il PASIV aveva rinunciato volentieri alla propria capacità di sognare autonomamente, in cambio dell'immenso potenziale che i sedativi avevano sbloccato. Aveva lavorato come Architetto per anni, prima di decidere che preferiva allestire l'intera operazione piuttosto che “fare giardinaggio”, come una volta aveva sentito dire da Phillips, che aveva preferito darsi alla carriera di Chimico.


Arthur era il migliore nel suo campo e nella sua categoria: semplicemente smettere di lavorare perché lo stress o quel cavolo che era lo stavano intralciando non era un'opzione.

~

“...è tutto molto interessante, signor Potille, non lo nego, ma mi serve capire da dove avete preso queste informazioni. Non mi fraintenda, è tutto estremamente dettagliato e preciso, ma non posso lavorare senza conoscere le mie fonti. Sa, normalmente collaboro personalmente con il Pointman dell'operazione, se potesse mettermi in contatto...” spiegò Eames al suo nuovo datore di lavoro.

“No, no, non abbiamo un Pointman, abbiamo pagato un consulente,” rispose la voce dall'altra parte della linea, con un forte accento francese. Eames avrebbe preferito parlare direttamente francese, ma il signor Potille apparentemente voleva dimostrare la sua conoscenza della lingua.

“Un Consulente?” chiese Eames, leggermente esasperato. Con Consulente normalmente si intendeva una sorta di detective privato incaricato di raccogliere informazioni, che normalmente non scendeva insieme agli altri quando era il momento di svolgere il lavoro e spesso non aveva alcuna familiarità con l'onirinautica. Metà dei lavori che facevano affidamento su un Consulente esterno erano un disastro.

Sfogliando l'allegato, Eames cominciò a spiegare perché era una pessima idea utilizzare quelle informazioni.
“Mi ascolti, signor Potille. Ho bisogno di un professionista del campo, non posso affidarmi ad un semplice consulen-” si interruppe, scorrendo rapidamente pagina sedici. C'era uno scarabocchio che rimandava a pagina settantadue sul margine: il fascicolo era stato composto al computer, stampato, annotato a mano e poi riscannerizzato. Conosceva solo una persona con l'abitudine di preparare istruzioni a quel modo, e la calligrafia dello scarabocchio apparteneva proprio a quella persona.

“Signor Eames?
“...come non detto, signor Potille. Mi lasci studiare il caso, la richiamerò io per eventuali chiarimenti”.

Una volta riattaccato, compose a memoria un altro numero. Ci furono solo un paio di squilli prima della risposta.

“Eames. Che vuoi?” rispose Arthur, seccato.
“Anche io sono felice di sentirti, zuccherino. Non mi chiami più e io mi sento solo...” mugugnò Eames nella sua voce più lamentosa. Sentì Arthur sbuffare dall'altro lato e gli scappò una risatina. “Perchè non mi hai detto che anche tu stai lavorando al caso Tuiller, avremmo potuto mangiare qualcosa insieme e poi chissà...”
“Non sto lavorando al caso Tuiller,” disse Arthur, tagliente.
“Come no? Ho qui il tuo bellissimo fascicoletto preparato per me con amore e dedizione!”
“Lasciami riformulare – Non sto lavorando più al caso Tuiller. Il mio lavoro è finito. Se ti servono altre informazioni dovrai trovare qualcun altro che le ottenga per te, o andare tu direttamente.”
“Seriamente? Da quand'è che lavori come Consulente, Arthur?”

Il pointman riattaccò senza degnarlo di una risposta.

Eames sospirò. “Io ci ho provato.”

~

Stava correndo il suo terzo chilometro quando la suoneria abbinata al numero del Falsario più fastidioso dell'universo interruppe la sua playlist preferita. Accettò la chiamata, fermandosi per fare stretching.

“Eames,” disse a mo' di saluto. Non sapeva neanche perché si disturbava a rispondere, avrebbe potuto ignorarlo.
“Dolcezza,” lo salutò Eames con il solito tono fastidioso. “Spero di non averti svegliato, un uccellino mi ha detto che sei tornato negli States un paio di settimane fa...”

Quell'idiota di Cobbs. Non sapeva tenere la bocca chiusa su niente.

“No, Eames. Sono sveglio da un paio d'ore.”
“Fammi indovinare, hai ricominciato a fare jogging a delle ore ridicole del mattino? Credevo di averti curato da quel brutto vizio,” lo sgridò giocosamente Eames. “Forse dovremmo ricominciare a vivere nella stessa città, così posso fartelo passare di nuovo...”

Arthur quasi lo rimbeccò con una risposta maleducata come tutte le volte che Eames flirtava in maniera ridicola, ma si interruppe; in effetti non era una brutta idea. Era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che avevano fatto sesso. A dir la verità era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che si erano comportati come una coppia in generale. L'innesto gli aveva fottuto la capacità di relazione, probabilmente.

Forse era anche per quello che soffriva così tanto di insonnia e di sbalzi d'umore. Era semplicemente troppo tempo che non andava a letto con qualcuno. Dai loro accordi, non doveva essere Eames per forza: avevano una sorta di tacito accordo per cui in teoria stavano insieme, ma in pratica ognuno si faceva i fatti suoi.

Era inutile negare che si trovava in un periodo difficile e che stesse facendo emergere le sue debolezze.
“Non è una cattiva idea,” ripetè, ad alta voce per le orecchie di Eames.
“...davvero?” rispose sorpreso il falsario all'altro capo della linea, facendolo innervosire all'istante.
“Sei insopportabile.”
“Mi ami per questo.” Arthur poteva sentire il sorriso a trentadue denti di Eames. “Guarda che sto prenotando un aereo, eh. Non cambiare idea mentre sto volando lì, mi raccomando.”
“No, d'accordo,” promise il pointman roteando gli occhi. “Mi stai scombinando il programma di allenamento, cosa volevi dirmi? Ti ricordo che sei stato tu a chiamarmi.”
“Oh, giusto. C'è un lavoretto carino non completamente noioso dalle parti di Limerick. Interessa?”
“No.”
“...wow, che risposta rapida. Perchè no?”
“Salta su quel cazzo di aereo, Eames.”

~

Erano le quattro del mattino quando Eames arrivò davanti alla porta dell'appartamento del pointman.
Arthur non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca e insultarlo che Eames gli aveva già sigillato le labbra in un bacio. Sapeva per esperienza che se lo avesse lasciato parlare prima di riuscire a spogliarlo avrebbero finito per litigare, e Arthur lasciava dei lividi enormi quando scopava incazzato. No, grazie. Aveva volato quattordici ore per fare l'amore con il suo uomo, non per domare una bestia fatta di gomiti e ginocchia.

Forse quella sera (mattina?) non avrebbe corso rischi in ogni caso, se la disperazione con cui Arthur gli si arrampicava addosso era di alcuna indicazione. Adorava averlo così, fuori di testa dal desiderio, perché era insofferente alle prese in giro e alla sua voglia di stuzzicarlo e si scioglieva ogni volta che gli dava quello che
voleva, facile e difficile da gestire al tempo stesso. Una sfida e una ricompensa al tempo stesso.

Gli infilò una mano sotto la vestaglia e gli sorrise sulle labbra quando non trovò altro che pelle sotto le dita.
“Mi stavi aspettando in piedi? Quante ore hai dormito?”
“Mezza giornata, ho saltato il pranzo, cena leggera, recuperato Dostoevskij mentre aspettavo. Hai troppi vestiti addosso,” mormorò a denti serrati Arthur, cercando di slacciargli la cintura con una mano sola.
Eames rise della sua frustrazione. “Dostoevskij? Arthur, le tue letture leggere...”
“Troppi vestiti, Eames,” si lagnò Arthur, tirandolo per i lembi della giacca verso il soggiorno.

Eames rise di nuovo e si lasciò spingere sul divano, con Arthur in grembo che lo spogliava della giacca e della camicia, strusciandosi contro di lui tra un bacio e l'altro per cercare sollievo dalla propria eccitazione.
Riuscì finalmente a slacciare la fibbia della cintura e a sfilarla dai passanti e a togliergli anche i pantaloni, liberandolo della scomoda costrizione.

Avrebbe preferito andare un po' più lentamente, ma era passato un po' di tempo dall'ultima volta e non era sicuro di poter durare ancora molto. Eames si alzò, sollevando di peso l'uomo seduto su di lui e ribaltando le loro posizioni, schiacciandolo contro i cuscini del divano. Quando senza pensare premette in lui con un movimento fluido, Arthur gli conficcò le unghie nella schiena, con un gemito decisamente non appagato.

“Cazzo,” imprecò Eames, accarezzandogli la schiena. “Ti ho fatto male?”
“Scomodo,” borbottò Arthur. “Sto bene, vai avanti.”
In un'altra occasione avrebbe forse insistito per fermarsi, ma aveva l'impressione che se non si fosse mosso lui Arthur si sarebbe arrangiato da solo prendendo il comando, il che avrebbe voluto dire lividi. No, grazie.

Non ci volle molto prima che finissero entrambi, senza fiato; era decisamente passato troppo tempo dall'ultima volta, almeno per Eames. Non sapeva se Arthur aveva trovato il tempo di farsi qualcuno, tra una rilettura di Delitto e castigo e un miglio di corsa.

“Dimmi del lavoro a Limerick,” ordinò Arthur, tirandosi su a sedere in una posizione più comoda e avvolgendosi nella vestaglia, ormai macchiata.
“Dammi un minuto per radunare i neuroni,” ridacchiò Eames. Gli erano mancati gli attacchi di super-produttività post-coitali di Arthur.

“Dunque, Limerick. Niente di drammatico, ma l'Obiettivo è un architetto. Non un Architetto, uno dei tuoi architetti. Il capo mi ha detto di estrarre informazioni su un progetto, ma mi ha chiesto di radunare un team per i cavoli miei, e Ariadne ha da fare. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere giocare un po' in vecchio stile. Avrei potuto fare tutto da solo, perché non c'è letteralmente niente da sapere su questo tizio, ma lo sai quanto faccio schifo con la tappezzeria.”

Questo sarebbe stato il momento di Arthur per ridacchiare, ma l'unico rumore nell'aria era il rubinetto che gocciolava così rumorosamente da sentirlo anche in soggiorno.

“Tesoro?” lo chiamò Eames. Arthur stava disegnando qualcosa sulla pelle del suo braccio con il dito, apparentemente distratto, ma sapeva che stava solo prendendo tempo prima di rispondere.
“...ho avuto problemi con la onirisfera, ultimamente,” confessò sottovoce il pointman.
“Problemi tipo?” lo incoraggiò gentilmente Eames, accarezzandogli la mano.
“Non riesco a ricordarmi i sogni che faccio.”
“...hai ricominciato a sognare autonomamente?” si meravigliò Eames.
“No. Cioè sì, ma non ricordo neanche quelli, quindi non è che valgano un granchè...”
“Neanche quelli, mi stai dicendo che non ricordi i sogni che fai sotto PASIV?”

Gocciolio di rubinetto.

“E' per questo che hai smesso di gestire i piani? Cazzo, perché non me lo hai detto?”
“Perchè sapevo che avresti reagito così, idiota!” sbottò Arthur sulla difensiva, alzandosi per battere in ritirata.
Eames lo prese per un polso e lo costrinse a risedersi.
“Ok, scusa, hai ragione. Ti è già successo durante un lavoro?” chiese Eames, cercando di essere più professionale.

Purtroppo apparire professionale anche nudo era sempre stata una specialità di Arthur, non sua, ma stava facendo del suo meglio.

“No,” rispose Arthur. “Me ne sono accorto durante una sessione di prova, per i cazzi miei. Ho trovato in una vecchia pendrive un paio di file criptati che contenevano delle tecniche di militarizzazione sperimentale e volevo provarle, ma quando mi sono svegliato non mi ricordavo niente. Non mi era mai successo prima.”

Aveva infilato una mano nella tasca della vestaglia mentre parlava; Eames sapeva che stava probabilmente toccando il dado truccato che usava come totem.

“Sapevo di aver sognato, avevo ancora il PASIV in vena, ma non ricordavo cosa avevo fatto,” insistette. Esitò, prima di continuare, la voce ridotta a un mormorio: “Pensavo di essere ancora sotto, ma il totem mi ha dato risultato negativo tre volte di seguito, e anche tutti i reality check supplementari che ho fatto.”

Ho paura che questo sia un sogno e di non riuscire a rendermene conto, era quello che Arthur non stava dicendo, perché ammetterlo a voce alta voleva dire renderlo più reale.
Ho paura che qualcuno mi abbia piantato un'idea della mente, ho paura di finire come Mal.

“Probabilmente è solo lo stress,” cercò di rassicurarlo Eames, anche se non credeva nemmeno lui alle sue parole. “Hai lavorato abbastanza per i prossimi vent'anni, con tutta la roba che hai fatto in giro. Sei iperattivo.”
“Forse hai ragione,” gli diede ragione Arthur, parole vuote per riempire il silenzio.

~

“Avrei voglia di fare giardinaggio, sai?” disse Arthur la mattina successiva, dopo quattro ore di sonno agitato, nella propria tazza di caffè, mentre Eames friggeva uova e bacon.

Era stato bello ammettere finalmente le proprie preoccupazioni a Eames; era una delle poche persone di cui poteva fidarsi ciecamente, che poteva capirlo fino in fondo senza bisogno di mettere nero su bianco ogni dettaglio, come avrebbe dovuto fare con Dom. Erano amici, ma ogni tanto non si capivano, ed era stancante.

“Giardinaggio, uh?” chiese Eames distrattamente, impiattando il cibo. “Sei sicuro? Voglio dire, saremmo solo noi due, non rischieremmo di venire a contatto con qualcuno dell'ambiente, mi è stata garantita carta bianca. Non voglio che il lavoro ti incasini ancora di più, però. Voglio dire, sei già stressato abbastanza dopo una notte di sonno normale, sicuramente una sessione di lavoro non sarebbe riposante,” disse, posandogli il piatto davanti.

“Mi annoio,” disse Arthur infilzando un pezzo di bacon. “Non lavorare non è un'opzione, è per questo che ho continuato da Consulente. Speravo fosse un po' più eccitante, ma è esattamente noioso come sembra. Almeno da pointman ho l'occasione di andare sotto e prendere a calci qualche proiezione nel culo, se il lavoro è palloso.”

Eames rise e gli si sedette davanti, masticando toast e marmellata. “Il sesso ti fa bene. Sei molto meno rigido del solito, è una meraviglia starti a guardare mentre mangi con i gomiti sul tavolo.”
Arthur sollevò il dito medio e continuò a mangiare con un'aria vagamente scocciata.

~

Arthur rotolò quasi fuori dal sedile quando riprese conoscenza, ma Eames fu rapido a calmarlo con una mano sulla spalla. Il pointman, appena fuori dal suo revival di architettura, sbattè le palpebre un paio di volte prima di guardarlo bene in volto, come se non riuscisse a metterlo a fuoco.

Non avevano molto tempo, prima che il loro Obiettivo si svegliasse, quindi prese Arthur per un braccio e lo trascinò nello scompartimento adiacente a quello in cui erano ora, lasciando il signor Poppy ad un altro paio di minuti di sonno.

“Come ti senti?” mormorò Eames quando la porta dello scompartimento fu chiusa, infilando il PASIV sotto il sedile. I lavori in treno erano sempre i più comodi, secondo lui, quindi cercava sempre un modo per costringere i suoi obiettivi a viaggiare sulle ferrovie.

“Stanco,” rispose Arthur. “Mi ricordo una cattedrale, però. No, non una cattedrale. Un grattacielo.”
“Era un grattacielo sdraiato, tipo. Voglio dire, aveva un piano solo ma era tutto di vetro come un grattacielo, e sembrava una cattedrale, se socchiudevi un po' gli occhi,” lo aiutò Eames, gesticolando.

“Conoscendomi, potrebbe essere Crown Hall,” mormorò Arthur, estraendo il suo amato taccuino dalla tasca della giacca e facendo un rapido schizzo di un edificio a un piano, interamente circondato da vetrate. Al cenno di Eames, si coprì il volto con una mano e rise, incredulo. “Crown Hall. Non è una cattedrale, è parte dell'Istituto di Tecnologia dell'Illinois. Mies van der Rohe. Davvero ho costruito quello?”
“Abbastanza simile, e il nome mi è familiare. Apparentemente è uno degli architetti preferiti del nostro obiettivo, perché ha continuato a blaterare per un bel po' e gli ho praticamente chiesto la roba che mi serviva. Non ho dovuto rompere niente, stavolta.”

“Che assurdità. Meno male che non mi ricordo niente.”

~

“Phillip,” esclamò Arthur, scattando in piedi. Il mondo cominciò a girare intorno a lui, ma per fortuna Eames lo afferrò per un braccio prima che potesse conoscere meglio il pavimento.
“Cosa?” chiese Eames, senza riuscire a tenere la preoccupazione fuori dal suo tono.
“Phillip,” ripetè, leggermente scocciato. Non gliene fregava un accidente se Eames pensava che stesse diventando pazzo. Aveva capito cosa era successo, forse, e niente era più importante.

Per fortuna Eames non era davvero stupido quanto sembrava e stava già capendo dove stava andando a parare.

“L'ultima volta che abbiamo visto Phillip era durante il caso Charon...”
“Esatto. Ho cominciato ad avere problemi proprio dopo quel lavoro. E' un chimico adesso, giusto? Deve aver tagliato il mio sedativo con uno di quei preparati MW...” cominciò a riflettere ad alta voce Arthur, liberandosi della stretta di Eames per poter camminare avanti e indietro.
“MW?”
“Mental Wipe. Non è ancora diffuso, ma alcuni stavano cercando di svilupparlo per impedire agli obiettivi di risalire alle squadre di Estrazione,” spiegò Arthur. Aveva lavorato come Chimico per un brevissimo periodo, prima di capire che non faceva per lui, ma era rimasto nella categoria abbastanza a lungo per venire a conoscenza dei maggiori filoni di ricerca in quel campo.

“Non è un'idea stupida.” Eames era impressionato. Arthur sapeva che aveva avuto in passato problemi con gente che lo aveva riconosciuto come Estrattore; era uno dei motivi per cui evitava di abitare in un posto per più di qualche mese.
“E' brillante, in effetti. Avevo chiesto a Phillip di mostrarmi qualche campione, ma all'epoca i preparati erano troppo instabili per essere usati con sicurezza. Probabilmente hanno fatto progressi...”
“... e hanno deciso di usarti come cavia?”
“Non lo so. Forse è ancora quella storia dell'Accademia,” continuò a ragionare Arthur.
“Seriamente? Se l'è legata al dito. Com'è che si chiamava, Francis? Frederick? Era qualcosa con la F, no?”
“...Non quella storia dell'Accademia, idiota!”

~

Quando incontrò Phillip nell'atrio dell'albergo, Eames dovette trattenersi dallo spaccargli il naso con un pugno. Doveva mostrarsi amichevole e piacevolmente sorpreso di condividere questo lavoro. Era stato Arthur a organizzare la doppia Estrazione: sarebbe stato troppo sospetto scegliere un Obiettivo che non fosse davvero parte di un lavoro solo per mettere il chimico con le spalle al muro.

Il pointman aveva insistito per intervenire direttamente, ma Eames era riuscito a convincerlo che non era abbastanza sicuro. Tanto per cominciare, sarebbe stato sospetto, e poi non sapevano esattamente come la tossina che impediva ad Arthur di ricordare i sogni fosse rimasta in circolo anche dopo tutto quel tempo, quindi avevano bisogno di estrarre l'informazione da Phillip stesso.

Arthur aveva lavorato sodo come sempre per coprire tutte le crepe possibili nel piano: l'obiettivo era un testimone oculare di un omicidio, che però era rimasto traumatizzato dalla scena e non ricordava niente.
Per estrarre l'informazione era necessario scendere di un paio di livelli, ma Eames conosceva un paio di trucchetti che avrebbero potuto salvare loro tempo e che avrebbero permesso loro di utilizzare la seconda discesa per entrare nel subconscio di Phillip. Il chimico era ovviamente militarizzato, ma la discrepanza tra primo e secondo livello era coperta dal fatto che Phillips non aveva mai Estratto da un uomo traumatizzato, quindi non aveva idea a cosa stesse andando incontro: per quanto ne sapeva poteva essere perfettamente normale.
“E se decidesse di rifiutare perché non ha abbastanza esperienza?” aveva chiesto Eames.
“Non rifiuterà,” lo aveva rassicurato Arthur. “Ho contattato il capo, in veste di Consulente, raccomandato dal famoso Estrattore e Falsario Eames,” sorrise. “L'ho convinto ad assumere Phillip per una somma esorbitante. E' troppo esoso per rifiutare una somma del genere.”
Arthur si era anche occupato di contattare Ariadne, come terzo uomo e architetto, dopo averle spiegato la situazione senza molti dettagli: era troppo rischioso scendere senza nessuno che controllasse i piani alti, in un subconscio traumatizzato, e non era neanche una scusa.

“Che merda di lavoro,” commentò Phillip, sorseggiando il drink che aveva ordinato dal bar mentre aspettavano il loro obiettivo. Erano già nel primo livello del sogno, un costosissimo hotel che sembrava un incrocio tra una di quelle uscite della metropolitana francese e uno degli edifici di vetro preferiti da Arthur. Non sapeva se si erano messi a scambiarsi appunti, o era Ariadne che si era presa una licenza artistica.

“Puoi dirlo forte. Odio lavorare sui subconsci traumatizzati, può accadere di tutto. Anzi, te lo dico subito, è probabile che quando scenderemo ci sarà un casino. La rimozione a volte causa un' auto-militarizzazione.”
“Oh sì, ho ricevuto il memo. A proposito, perché Arthur non sta dirigendo l'operazione? Da Charon avevo l'impressione che tu e lui foste culo e camicia,” chiese Phillips, senza fare una piega.
“Non ne ho idea, è un po' che non riesco a contattarlo,” improvvisò Eames, decidendo di giocare la carta del 'yup hai fatto un gran bel lavoro a metterlo fuori gioco'. Non c'era niente di meglio delle false sicurezze, per fregare qualcuno.
“Sarebbe un peccato se si fosse ritirato dalla scena, era uno dei migliori,” continuò Phillips, con falsa preoccupazione.

Pezzo di merda. Doveva calmarsi.

“Eccolo,” mormorò Ariadne, tirando una gomitata a Eames per farsi notare. Il signor Parith sembrava piuttosto a disagio, in un ambiente così lussuoso, ma sembrava reggere bene la tensione.

“Signor Parith, la stavamo cercando,” cominciò Phillips, entrando nella parte.
Essendo testimone di un omicidio, era da un paio di settimane che l'uomo era stato seguito da diverse squadre di protezione: Eames e gli altri erano stati assunti da una di queste squadre per scoprire chi avesse visto. Avevano deciso di continuare dalla realtà: il signor Parith era stato messo sotto PASIV mentre veniva accompagnato al bagno. Il suo subconscio non si sarebbe reso conto della differenza tra il modesto hotel in cui alloggiava temporaneamente e questo mostro di lusso in cui stava sognando.

“Chiedo scusa,” mormorò con un sorriso imbarazzato, “questo posto è gigantesco, credevo di essermi perso.”
“Non si preoccupi. Ha l'aria stanca, vuole tornare in camera?”

Seguirono il piano alla lettera. Riaccompagnare l'uomo in camera, offrirgli dei sedativi, aspettare che si addormentasse, scendere di un livello. A quel punto Ariadne sarebbe rimasta di guardia, in caso il subconscio traumatizzato avesse scatenato qualche problema, mentre Eames e Phillips entravano nell'inconcio di quest'ultimo.

La mente del chimico era un puttanaio mostruoso: le sue difese sembravano uscite da un trip di acido. Era la prima volta che Eames vedeva il subconscio di qualcuno protetto da mostri.

“Phillips. Sei militarizzato?” chiese Eames, sparando a una specie di cavalletta gigante e facendola esplodere in tanti piccoli scarafaggi. Aveva bisogno di improvvisare qualcosa, o non avrebbe mai trovato le info di cui aveva bisogno, non prima di perdere il senno in mezzo a questo completo schifo. Insetti, seriamente?

“Ovviamente, sarei stupido se non lo fossi. Perchè?” replicò il chimico, chiudendo una specie di ameba in mezzo ad una porta e tagliandola a metà. Prevedibilmente, le due metà continuarono a muoversi.
“Da chi te lo sei fatto fare?”
“Cretha.”
“Porca troia, e me lo dici adesso?” imprecò nella sua migliore interpretazione di un onirinauta in preda al panico. Non che dovesse sforzarsi molto. Odiava tutto ciò che brulicava. Odiava anche il verbo brulicare.
“Cosa? Perchè avrei dovuto dirtelo?”
“Le creazioni di Cretha danno dei problemi quando vengono a contatto con traumi. Non so perché, deve essere perché si basa sugli incubi, sai...” improvvisò, sperando di essere convincente.
“Ci metteremo ore a uscire di qui. Probabilmente metà di 'sta merda è roba tua,” aggiunse.
“Stai scherzando? Usciamo di qui, non ho intenzione di lasciarti frugare nella mia testa!”
“Non fartela nelle mutande, fratello. Sto parlando della militarizzazione. Le tue fantasie sessuali sono al sicuro nella tua testolina. Probabilmente però la forma della mente di Parith si è modellata sulla tua, e peggiorerà se continuiamo a scendere. Dobbiamo fermarci qui, e lavorare d'improvvisazione.”
Mai parole più vere furono pronunciate.

“Ok, dunque cosa facciamo?”
“Qual'è il posto più sicuro a cui puoi pensare, Phillip?” chiese Eames senza tante cerimonie.
“Sotto il materasso,” rispose il chimico immediatamente. Vecchia scuola, eh?
“Perfetto. Dobbiamo cercare la stanza da letto. Tecnicamente questo livello doveva essere la casa del signor Parith, giusto?”

Continuarono ad ammazzare chimere e bestie raccapriccianti mentre cercavano la stanza da letto di quel livello deforme e incasinato, ma finalmente la trovarono.

Eames lasciò Phillips appena fuori dalla soglia a cacciare via schifezze varie mentre tagliava a metà il materasso pulcioso del piccolo letto sfatto. Ne venne fuori un fiume di cimici carnivore e fogli pieni di formule. Arthur gli aveva mostrato la formula del MindWipe che era stata messa a punto mentre muoveva i primi passi nella corporazione dei Chimici, per almeno dargli un punto di partenza, quindi riconobbe immediatamente quello che stava cercando. Lo piegò con cura, lo infilò in tasca e si alzò, sfoderando la pistola.

“Ehi, Phillips,” chiamò. Phillips si girò, e Eames gli cacciò un colpo di pistola fra gli occhi.
“Almeno una soddisfazione me la sono tolta,” disse, prima di spararsi un colpo a sua volta.

~

Sembrava che Natale fosse arrivato in anticipo per Yusuf, quando gli avevano portato un paio di fogli coperti di formule chimiche. Apparentemente la piccola cimice che avevano trovato sotto la pelle di Arthur era un piccolo miracolo della tecnologia, e la formula del MindWipe era la più precisa ed efficace che avesse mai visto.

Non gli ci volle niente per sintetizzare un siero che contrastasse l'azione del preparato, e Arthur e Eames passarono una felice mezz'ora a sperimentare tecniche di militarizzazione l'uno sull'altro durante la sessione di verifica. Arthur era pronto a ritornare sul mercato.

“Non è affatto male l'idea degli incubi,” considerò Arthur, quando si svegliò dalla prima sessione post-MW. “Voglio dire, hai provato a chiedere a Phillips cosa vedesse? So che tu hai detto di vedere insetti giganti e bestie schifose, ma sono sicuro che se lui avesse avuto paura degli aghi, per dire, avrebbe visto solo siringhe ipodermiche...”
“Smettila di parlare di insetti, è stato abbastanza brutto dover memorizzare formule chimiche mentre quelle cimici schifose mi si arrampicavano sulle braccia...”

Passarono quasi tutto il volo di ritorno a parlare di incubi e paure infantili, almeno finchè Arthur fu finalmente vinto dall'abbiocco, dopo notti e notti passate a fissare il soffitto.

Naturalmente non sognò assolutamente nulla. Al risveglio, stava già infilandosi la mano in tasca per toccare il totem, ma la prima cosa che vide quando aprì gli occhi fu Eames, seduto di fianco a lui e immerso nella lettura.
Probabilmente non era una garanzia, ma era abbastanza reale per lui.

Comments

Feb. 11th, 2013 07:42 pm (UTC)
Quanto mi sono mancati questi dueeeeeee ;_; E sono felice di essere tornata a leggerli grazie a te, perché questa storia mi è piaciuta tantissimo e bwaaa, grazie, veramente, mi ha fatto un enorme piacere poterla leggere <3
(E quanto quanto QUANTO li amo, questi due, porca miseria ;_;)
Brava brava :*
Feb. 12th, 2013 08:42 pm (UTC)
<3 sono contenta che ti sia piaciuta ^W^
#otp4ever