Aug. 15th, 2010
Titolo: Last Train
Autore:
misako93
Fandom: Originale
Pairing: Het.
Rating: PG
Wordcount: 904 @ contaparole
fiumidiparole
Warning: Angst, Tragedy
Riassunto:
Inseguendo una scelta alla stazione
Faceva così freddo che aveva l'impressione di non esistere più.
Forse era perchè respirava a pieni polmoni quell'aria gelida, facendola penetrare fin nell'angolo più remoto dei suoi polmoni. Caroline le ripeteva sempre che doveva respirare più a fondo, che viveva sempre sul filo del rasoio e che non le faceva poi così bene. Non sei una formica che stiva cibo per l'inverno, le diceva. Rilassati, le diceva. Caroline come al solito era sempre brava a parlare, lei, che nella vita non faceva mai niente, che aveva il ragazzo più fedele del mondo, che non credeva nella morte. Invece lei ci credeva. Come faceva a non crederci?
L'aria era fredda, e il cielo era scuro. C'erano le stelle, lassù oltre le luci della stazione? Poteva essere, ma lei non sapeva nemmeno come erano fatte: erano almeno vent'anni che non aveva più visto una stella, in città era assolutamente impossibile. Erano vent'anni che non alzava gli occhi da terra. Era troppo occupata, e aveva troppo da fare. In fondo non era vero: le ultime stelle che aveva visto era quelle che aveva in mano, stampate in giallo sull'ombrello blu di Caroline. Prendilo, scema, le aveva detto. Lei lo aveva preso, le aveva voltato le spalle l'ultima volta e se n'era andata.
Lo sai che Frederick è un cretino. Che novità, certo che lo sapeva, lo sapeva da anni. Ma lo amava, cosa poteva farci? Era così bello, era così perfetto. Avevano così tanto in comune. Doveva essere lui, la sua metà. Non avrebbe voluto nessun'altro. Uscivano insieme fin dall'università. Anche mamma e papà si erano messi insieme all'università, e ancora si amavano, prima che lei fuggisse di casa con il suo ragazzo. Non le importava se era una cosa stupida da fare, era quello che voleva. Lui le diceva che aveva degli occhi bellissimi, che era la ragazza migliore del mondo. Era quello che voleva.
Una ragazza con un cappotto rosso e un trolley le passò accanto, oscillando su tacchi di uno sconcertante color rosa caramella. Un colore da barca, le venne in mente, chissà perchè.
Doveva essere contenta di essere arrivata lì, finalmente. Aveva l'aria di una che aveva fatto un lungo viaggio per qualche motivo. Forse per qualcuno. Proprio come lei. Era una bella ragazza, i capelli biondi risaltavano sul cappotto rosso. Anche Julia era bionda. I maglioni di Frederick erano sempre pieni di suoi capelli. Ondulati. Lunghissimi. Forse era per quello che Frederick aveva preso a uscire con lei. Era diversa. Non aveva i suoi capelli scuri, così corti da farla sembrare un uomo. Non l'aveva mai vista, ma era sicura che doveva essere bellissima, con delle forme armoniose e morbide. Niente a vedere col suo corpo secco e scarno.
Era freddo e buio, ma Frederick era perfettamente visibile con la sua valigia verde acido nella folla. L'aveva seguito fino alla banchina, correndo come una pazza, gridando nello sforzo sovraumano di raggiungerlo, e poi era caduta, sulle ginocchia, strappandosi le calze. Erano nuove, erano bellissime, e per colpa di Frederick ora erano da buttare. Non era andata dritta neanche quella. Frederick aveva buttato la loro storia come spazzatura dandole appuntamento al bar e dicendole che poteva tenere l'appartamento, se le serviva. Lui aveva Julia e non gli interessava nient'altro. La lasciava per non farla soffrire, non voleva che stesse male.
Frederick era salito sul treno, e si era girato a guardarla. Voleva che salisse con lui? Voleva controllare che stesse bene, o se si fosse fatta male abbastanza da non seguirlo? Era troppo lontano per riuscire a decifrare la sua espressione. Non che fosse uno a cui era facile leggere le emozioni in faccia. Era una sfinge, ed era uno dei motivi per cui lo amava. Era un uomo.
Pffffffff, shhhhhhhhhhh. Il treno aveva chiuso le porte, ed era partito. Era davvero tardissimo, doveva essere una delle ultime corse. Era diretto a nord, ma chissà dove. Come avrebbe fatto a scoprirlo?
Se Caroline fosse stata ancora lì l'avrebbe tirata su per un braccio, le avrebbe spolverato un po' la gonna e le avrebbe detto che se l'avesse seguito sarebbe sembrata ancora più scema di quanto già non sembrasse, con quelle calze conciate a quel modo. Gli sembrava proprio di vederla, la sua amica. Vestita con un maglione rosso superpizzicoso, con il collo alto, il suo cappello peruviano così fuori luogo, e la gonna lunghissima, gli occhiali spessi in bilico sul naso che le cerchiavano gli occhi di nero. Le mani piantate sui fianchi. Arrabbiatissima. Così lei si era alzata. Si era girata, era corsa verso la biglietteria e aveva comprato un biglietto.
Aveva sentito il treno arrivare, e si era messa a correre. Aveva sbattuto contro qualcosa, e si era dovuta fermare. Aveva corso ancora. Le mani incrociate sul petto, le labbra piegate in un sorriso soddisfatto. Caroline era chiarissima come una fotografia nella sua testa, mentre correva verso il treno diretto verso sud. Felicità. Per la prima volta si sentiva libera.
Poi le porte si erano chiuse con un sibilo, e l'ultimo treno era partito. Sentiva l'aria fredda sul viso, che le feriva il viso. La neve cadeva e imbiancava tutto. Una signora le si avvicinò e chiese se poteva sedersi di fianco a lei. Annuì. Era sola in fondo, non la disturbava di certo. Si sentiva così intorpidita che non sentiva più nemmeno i suoi pensieri. Il silenzio le premeva sulle orecchie, certamente tutti dormivano. Non si sarebbe sentito il minimo rumore fino al mattino seguente. L'ultimo treno era partito.
Senza di lei.
Autore:
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Fandom: Originale
Pairing: Het.
Rating: PG
Wordcount: 904 @ contaparole
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Warning: Angst, Tragedy
Riassunto:
Inseguendo una scelta alla stazione
Faceva così freddo che aveva l'impressione di non esistere più.
Forse era perchè respirava a pieni polmoni quell'aria gelida, facendola penetrare fin nell'angolo più remoto dei suoi polmoni. Caroline le ripeteva sempre che doveva respirare più a fondo, che viveva sempre sul filo del rasoio e che non le faceva poi così bene. Non sei una formica che stiva cibo per l'inverno, le diceva. Rilassati, le diceva. Caroline come al solito era sempre brava a parlare, lei, che nella vita non faceva mai niente, che aveva il ragazzo più fedele del mondo, che non credeva nella morte. Invece lei ci credeva. Come faceva a non crederci?
L'aria era fredda, e il cielo era scuro. C'erano le stelle, lassù oltre le luci della stazione? Poteva essere, ma lei non sapeva nemmeno come erano fatte: erano almeno vent'anni che non aveva più visto una stella, in città era assolutamente impossibile. Erano vent'anni che non alzava gli occhi da terra. Era troppo occupata, e aveva troppo da fare. In fondo non era vero: le ultime stelle che aveva visto era quelle che aveva in mano, stampate in giallo sull'ombrello blu di Caroline. Prendilo, scema, le aveva detto. Lei lo aveva preso, le aveva voltato le spalle l'ultima volta e se n'era andata.
Lo sai che Frederick è un cretino. Che novità, certo che lo sapeva, lo sapeva da anni. Ma lo amava, cosa poteva farci? Era così bello, era così perfetto. Avevano così tanto in comune. Doveva essere lui, la sua metà. Non avrebbe voluto nessun'altro. Uscivano insieme fin dall'università. Anche mamma e papà si erano messi insieme all'università, e ancora si amavano, prima che lei fuggisse di casa con il suo ragazzo. Non le importava se era una cosa stupida da fare, era quello che voleva. Lui le diceva che aveva degli occhi bellissimi, che era la ragazza migliore del mondo. Era quello che voleva.
Una ragazza con un cappotto rosso e un trolley le passò accanto, oscillando su tacchi di uno sconcertante color rosa caramella. Un colore da barca, le venne in mente, chissà perchè.
Doveva essere contenta di essere arrivata lì, finalmente. Aveva l'aria di una che aveva fatto un lungo viaggio per qualche motivo. Forse per qualcuno. Proprio come lei. Era una bella ragazza, i capelli biondi risaltavano sul cappotto rosso. Anche Julia era bionda. I maglioni di Frederick erano sempre pieni di suoi capelli. Ondulati. Lunghissimi. Forse era per quello che Frederick aveva preso a uscire con lei. Era diversa. Non aveva i suoi capelli scuri, così corti da farla sembrare un uomo. Non l'aveva mai vista, ma era sicura che doveva essere bellissima, con delle forme armoniose e morbide. Niente a vedere col suo corpo secco e scarno.
Era freddo e buio, ma Frederick era perfettamente visibile con la sua valigia verde acido nella folla. L'aveva seguito fino alla banchina, correndo come una pazza, gridando nello sforzo sovraumano di raggiungerlo, e poi era caduta, sulle ginocchia, strappandosi le calze. Erano nuove, erano bellissime, e per colpa di Frederick ora erano da buttare. Non era andata dritta neanche quella. Frederick aveva buttato la loro storia come spazzatura dandole appuntamento al bar e dicendole che poteva tenere l'appartamento, se le serviva. Lui aveva Julia e non gli interessava nient'altro. La lasciava per non farla soffrire, non voleva che stesse male.
Frederick era salito sul treno, e si era girato a guardarla. Voleva che salisse con lui? Voleva controllare che stesse bene, o se si fosse fatta male abbastanza da non seguirlo? Era troppo lontano per riuscire a decifrare la sua espressione. Non che fosse uno a cui era facile leggere le emozioni in faccia. Era una sfinge, ed era uno dei motivi per cui lo amava. Era un uomo.
Pffffffff, shhhhhhhhhhh. Il treno aveva chiuso le porte, ed era partito. Era davvero tardissimo, doveva essere una delle ultime corse. Era diretto a nord, ma chissà dove. Come avrebbe fatto a scoprirlo?
Se Caroline fosse stata ancora lì l'avrebbe tirata su per un braccio, le avrebbe spolverato un po' la gonna e le avrebbe detto che se l'avesse seguito sarebbe sembrata ancora più scema di quanto già non sembrasse, con quelle calze conciate a quel modo. Gli sembrava proprio di vederla, la sua amica. Vestita con un maglione rosso superpizzicoso, con il collo alto, il suo cappello peruviano così fuori luogo, e la gonna lunghissima, gli occhiali spessi in bilico sul naso che le cerchiavano gli occhi di nero. Le mani piantate sui fianchi. Arrabbiatissima. Così lei si era alzata. Si era girata, era corsa verso la biglietteria e aveva comprato un biglietto.
Aveva sentito il treno arrivare, e si era messa a correre. Aveva sbattuto contro qualcosa, e si era dovuta fermare. Aveva corso ancora. Le mani incrociate sul petto, le labbra piegate in un sorriso soddisfatto. Caroline era chiarissima come una fotografia nella sua testa, mentre correva verso il treno diretto verso sud. Felicità. Per la prima volta si sentiva libera.
Poi le porte si erano chiuse con un sibilo, e l'ultimo treno era partito. Sentiva l'aria fredda sul viso, che le feriva il viso. La neve cadeva e imbiancava tutto. Una signora le si avvicinò e chiese se poteva sedersi di fianco a lei. Annuì. Era sola in fondo, non la disturbava di certo. Si sentiva così intorpidita che non sentiva più nemmeno i suoi pensieri. Il silenzio le premeva sulle orecchie, certamente tutti dormivano. Non si sarebbe sentito il minimo rumore fino al mattino seguente. L'ultimo treno era partito.
Senza di lei.