Apr. 8th, 2012
Titolo: Treason
Serie: the glaciers made you (and now you're mine) (click & click)
Fandom: Thor
Pairing: none
Rating: PG
Warning: pre-movie
Wordcount: 1312 @
fiumidiparole
Prompt: Powder
Riassunto: Gli Aesir possono anche pensare che Loki sia un ingannatore e un bugiardo, ma è proprio perchè li ama che il trickster ha venduto Asgard agli Jotnar. Un viaggio su Jotunheimr, nella neve e nel ghiaccio.
Note: *powder in inglese vuol dire polvere, ma anche neve farinosa.
Loki poteva contare le volte che aveva seguito Thor su Jotunheimr per impedirgli di rompersi l'osso del collo sulle dita di una mano. Il più delle volte era stato Loki a portarcelo, con sua grande insistenza, sotto l'occhio disapprovante di Heimdall, che li beccava sempre ma aspettava che si ficcassero veramente nei guai prima di avvertire Odino. Un'altra volta avevano accompagnato il Padre degli Dei in missione diplomatica; Thor era andato a gironzolare nel palazzo di Laufey, e se non fosse stato per Loki che lo aveva trascinato via avrebbe fatto scoppiare un'altra guerra.
Da solo ci era andato molte volte, da quando aveva scoperto come viaggiare attraverso i rami segreti dell'Yggdrasil. La maggior parte delle scorciatoie erano note a Heimdall, perciò veniva presto richiamato all'ordine dal guardiano del Bifrost, ma Loki aveva presto imparato a nascondersi dal suo sguardo infallibile, e ormai conosceva i passaggi nascosti come il palmo della sua mano.
Ce n'era uno che era diventato presto il suo preferito: si apriva proprio sull'inizio di un sottile ponte di terra tra due enormi laghi ghiacciati, visibili e riconoscibili da sotto la neve farinosa perchè il vento batteva crudelmente sulla loro superficie solida, spazzando via il nevischio e scoprendo il ghiaccio blu e verde. Nei giorni più nebbiosi, le montagne scure coperte di neve si confondevano grigie e biancastre con il cielo e con le nuvole nelle folate di vento cariche di neve; ma nei giorni più limpidi, quando Jotunheimr splendeva nel suo strano buio azzurro e luminoso, si ergevano in tutta la loro maestosità grigio cupo, rivelando ghiacciai di colori sorprendenti, azzurro, verde, ocra e bruno.
Ogni tanto viaggiava attraverso i mondi solo per godersi una mezz'ora di quel paesaggio mozzafiato, invece di sopportare le scemenze di suo fratello e dei suoi amici, e per raffreddare la rabbia quando cominciavano a parlare dei preparativi per l'incoronazione.
Era una pazzia; Thor non riusciva nemmeno a governare il suo armadio, figuriamoci un intero regno. Forse un giorno avrebbe sviluppato abbastanza senno da riuscire a sedersi sul trono senza causare danni, ma adesso era troppo presto, e Loki non riusciva a capacitarsi di come nessuno se ne rendesse conto. Era talmente disgustato dalla capacità di giudizio della sua gente che stavolta Loki faceva veramente fatica a nascondere quello che pensava -una caduta di stile, per un abile intessitore di inganni della sua fama. La cosa più divertente era che, tanto per cambiare, era stato frainteso: credevano che il suo scorno derivasse dalla sua invidia, perchè Thor aveva ottenuto il trono, e lui no. Che lo salvassero le Norne!
Loki non aveva alcuna intenzione di avere il trono di Asgard. Nonostante Loki fosse per eccellenza il seminatore di zizzania e colui che portava scompiglio a corte, amava molto sua madre, suo padre e il suo rumoroso fratello, e sapeva che se fosse stato lui a salire al trono, Asgard avrebbe pensato male di Odino. Perchè mettere sul trono il figlio minore, così diverso, così malizioso, quando Thor era così evidentemente più adatto? Thor incarnava l'ideale del guerriero Aess: biondo, forte, e possente, abile nel combattimento e coraggioso sul campo di battaglia (esistevano degli interi poemi sulle liste di nemici che Thor aveva sconfitto durante le guerre contro i mondi vicini, con una descrizione quanto mai accurata e disturbante della loro morte). Ultima ma non per questo meno importante caratteristica, Thor era tutto suo padre; erano molti gli Aesir che ne lodavano l'incredibile somiglianza, ritenendola un segno delle Norne nel diritto di successione.
Insomma, Loki, con la sua abilità nelle arti magiche e la sua scarsa prestanza fisica, così diversa da quella di Odino, non aveva mai avuto una possibilità, nonostante tutte le belle parole di loro Padre sul fatto di essere nati entrambi per diventare re. Era ovvio che a un certo punto uno dei due avrebbe dovuto farsi da parte, e sapevano già tutti che questo qualcuno sarebbe stato Loki. Come il più giovane dei figli di Odino continuava a ripetere tra sè però, a Loki non dispiaceva affatto. La sua intelligenza e la sua presenza di spirito erano molto più utili da dietro le quinte: sarebbe stato più affidabile come consigliere che come re, e lo sapeva; anche per questo non si era mai disturbato a mantenere un'immagine rispettabile agli occhi della comunità. Ciò non impediva alla suddetta comunità di fargli saltare i nervi lo stesso.
A Loki piaceva giocare con il fuoco: se non c'era un rischio, l'intera faccenda diventava una noiosa routine. Per questo, per rovinare la cerimonia di incoronazione di Thor, aveva deciso di rivolgersi direttamente a Laufey. Sapeva che l'incidente diplomatico che ne sarebbe derivato avrebbe potuto far scoppiare una nuova guerra, ma sapeva anche che senza lo Scrigno degli Antichi Inverni gli Jotnar erano praticamente inermi. Aveva tutto sotto controllo.
Quando mise piede sul suolo ghiacciato di Jotunheimr, Loki si lasciò frustare dal vento gelido per qualche minuto e osservò il paesaggio, prima di incamminarsi verso la reggia reale -o meglio, quello che ne rimaneva. Nonostante l'inaspettata bellezza delle giornate serene di Jotunheimr, il mondo dei Giganti di Ghiaccio era irrimediabilmente in stato di rovina, e le enormi strutture che salivano verso il cielo, ridotte in pezzi, erano decisamente un'ombra di quello che dovevano essere state un tempo. Gli mettevano una profonda tristezza: una razza incivile, come era descritta nelle leggende di Asgard, non avrebbe potuto edificare simili meraviglie.
I detriti e il ghiaccio scricchiolavano sotto le suole dei suoi stivali, quasi silenziose nell'urlo del vento. Il verde cupo del mantello di Loki era trasfigurato in un blu verdastro, come se fosse stato sotto le profondità del mare, e tutt'attorno a lui si udiva solo il rumore muto della neve che veniva spinta contro le rovine di una civiltà dimenticata. L'atmosfera era aliena ed inquietante.
Al di fuori delle storie che il Padre raccontava loro, Loki non aveva mai avuto molta paura degli Jotnar. Erano enormi e blu e giravano seminudi coperti solo da un perizoma e da un quintale di armi, d'accordo, ma era convinto che alla fine fossero dei mostri abbastanza innocui. Il sentimento che provava era disgusto: disgusto per le loro maniere rozze, per le loro usanze barbare, per le loro rudimentali tattiche belliche, per le armi primitive, per il loro aspetto ributtante.
Per questo, quando uno Jotunn improvvisamente gli comparve davanti, Loki non potè impedirsi dal contrarsi in posizione difensiva e dall'estrarre un coltello, più velocemente di quanto fosse riuscito a pensarci: era una pessima mossa, per uno che voleva negoziare pacificamente. Lo Jotunn gli si scagliò addosso con un urlo belluino, armato di un pugnale di ghiaccio, ma Loki riuscì a parare il colpo con la sua lama, anche se con un po' di sforzo: quella bestia era veramente enorme.
"F-fermo!" cercò di dire, ignorando il braccio che si stava rapidamente indolenzendo sotto la spinta dello Jotunn. "S-sono venuto a parlare con Laufey! D-devo fargli una proposta!"
Lo Jotunn gli rise in faccia. "Una proposta? Un moscerino Aess come te?"
Loki digrignò i denti, cercando di mantenere la posizione. Lo Jotun non sembrava però intenzionato a schiacciarlo o a farlo volare via con un pugno, quindi probabilmente voleva dire che era disposto ad ascoltarlo. "Questo moscerino è in grado di trasportare un'intera truppa Jotunn da una parte all'altra dell'Yggdrasil senza che Heimdall si accorga di niente. Come suona adesso?"
Lo Jotunn si ritrasse, e Loki ne approfittò per fare un salto all'indietro. Non faceva male mantenere un po' di distanza di sicurezza. Da beffardo che era, lo Jotunn sembrava ora mortalmente serio. Difficile dirlo, con il brutto muso pieno di cicatrici che si ritrovava.
"Stai mentendo," lo accusò lo Jotun. Loki rise.
"Ti dirò, in Asgard sono piuttosto famoso per le mie bugie. Ma questa volta..." Loki sorrise, una scintilla malevola negli occhi "..questa volta faccio sul serio. Sei disposto a darmi una possibiltà, Jotunn?"
Lo Jotun sembrò ancora dubbioso. Loki decise di decidere per lui..
"Portami da Laufey."
NB: questa storia è parte di una serie. Gli episodi non sono ordinati in ordine cronologico.
Serie: the glaciers made you (and now you're mine) (click & click)
Fandom: Thor
Pairing: none
Rating: PG
Warning: pre-movie
Wordcount: 1312 @
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Prompt: Powder
Riassunto: Gli Aesir possono anche pensare che Loki sia un ingannatore e un bugiardo, ma è proprio perchè li ama che il trickster ha venduto Asgard agli Jotnar. Un viaggio su Jotunheimr, nella neve e nel ghiaccio.
Note: *powder in inglese vuol dire polvere, ma anche neve farinosa.
Loki poteva contare le volte che aveva seguito Thor su Jotunheimr per impedirgli di rompersi l'osso del collo sulle dita di una mano. Il più delle volte era stato Loki a portarcelo, con sua grande insistenza, sotto l'occhio disapprovante di Heimdall, che li beccava sempre ma aspettava che si ficcassero veramente nei guai prima di avvertire Odino. Un'altra volta avevano accompagnato il Padre degli Dei in missione diplomatica; Thor era andato a gironzolare nel palazzo di Laufey, e se non fosse stato per Loki che lo aveva trascinato via avrebbe fatto scoppiare un'altra guerra.
Da solo ci era andato molte volte, da quando aveva scoperto come viaggiare attraverso i rami segreti dell'Yggdrasil. La maggior parte delle scorciatoie erano note a Heimdall, perciò veniva presto richiamato all'ordine dal guardiano del Bifrost, ma Loki aveva presto imparato a nascondersi dal suo sguardo infallibile, e ormai conosceva i passaggi nascosti come il palmo della sua mano.
Ce n'era uno che era diventato presto il suo preferito: si apriva proprio sull'inizio di un sottile ponte di terra tra due enormi laghi ghiacciati, visibili e riconoscibili da sotto la neve farinosa perchè il vento batteva crudelmente sulla loro superficie solida, spazzando via il nevischio e scoprendo il ghiaccio blu e verde. Nei giorni più nebbiosi, le montagne scure coperte di neve si confondevano grigie e biancastre con il cielo e con le nuvole nelle folate di vento cariche di neve; ma nei giorni più limpidi, quando Jotunheimr splendeva nel suo strano buio azzurro e luminoso, si ergevano in tutta la loro maestosità grigio cupo, rivelando ghiacciai di colori sorprendenti, azzurro, verde, ocra e bruno.
Ogni tanto viaggiava attraverso i mondi solo per godersi una mezz'ora di quel paesaggio mozzafiato, invece di sopportare le scemenze di suo fratello e dei suoi amici, e per raffreddare la rabbia quando cominciavano a parlare dei preparativi per l'incoronazione.
Era una pazzia; Thor non riusciva nemmeno a governare il suo armadio, figuriamoci un intero regno. Forse un giorno avrebbe sviluppato abbastanza senno da riuscire a sedersi sul trono senza causare danni, ma adesso era troppo presto, e Loki non riusciva a capacitarsi di come nessuno se ne rendesse conto. Era talmente disgustato dalla capacità di giudizio della sua gente che stavolta Loki faceva veramente fatica a nascondere quello che pensava -una caduta di stile, per un abile intessitore di inganni della sua fama. La cosa più divertente era che, tanto per cambiare, era stato frainteso: credevano che il suo scorno derivasse dalla sua invidia, perchè Thor aveva ottenuto il trono, e lui no. Che lo salvassero le Norne!
Loki non aveva alcuna intenzione di avere il trono di Asgard. Nonostante Loki fosse per eccellenza il seminatore di zizzania e colui che portava scompiglio a corte, amava molto sua madre, suo padre e il suo rumoroso fratello, e sapeva che se fosse stato lui a salire al trono, Asgard avrebbe pensato male di Odino. Perchè mettere sul trono il figlio minore, così diverso, così malizioso, quando Thor era così evidentemente più adatto? Thor incarnava l'ideale del guerriero Aess: biondo, forte, e possente, abile nel combattimento e coraggioso sul campo di battaglia (esistevano degli interi poemi sulle liste di nemici che Thor aveva sconfitto durante le guerre contro i mondi vicini, con una descrizione quanto mai accurata e disturbante della loro morte). Ultima ma non per questo meno importante caratteristica, Thor era tutto suo padre; erano molti gli Aesir che ne lodavano l'incredibile somiglianza, ritenendola un segno delle Norne nel diritto di successione.
Insomma, Loki, con la sua abilità nelle arti magiche e la sua scarsa prestanza fisica, così diversa da quella di Odino, non aveva mai avuto una possibilità, nonostante tutte le belle parole di loro Padre sul fatto di essere nati entrambi per diventare re. Era ovvio che a un certo punto uno dei due avrebbe dovuto farsi da parte, e sapevano già tutti che questo qualcuno sarebbe stato Loki. Come il più giovane dei figli di Odino continuava a ripetere tra sè però, a Loki non dispiaceva affatto. La sua intelligenza e la sua presenza di spirito erano molto più utili da dietro le quinte: sarebbe stato più affidabile come consigliere che come re, e lo sapeva; anche per questo non si era mai disturbato a mantenere un'immagine rispettabile agli occhi della comunità. Ciò non impediva alla suddetta comunità di fargli saltare i nervi lo stesso.
A Loki piaceva giocare con il fuoco: se non c'era un rischio, l'intera faccenda diventava una noiosa routine. Per questo, per rovinare la cerimonia di incoronazione di Thor, aveva deciso di rivolgersi direttamente a Laufey. Sapeva che l'incidente diplomatico che ne sarebbe derivato avrebbe potuto far scoppiare una nuova guerra, ma sapeva anche che senza lo Scrigno degli Antichi Inverni gli Jotnar erano praticamente inermi. Aveva tutto sotto controllo.
Quando mise piede sul suolo ghiacciato di Jotunheimr, Loki si lasciò frustare dal vento gelido per qualche minuto e osservò il paesaggio, prima di incamminarsi verso la reggia reale -o meglio, quello che ne rimaneva. Nonostante l'inaspettata bellezza delle giornate serene di Jotunheimr, il mondo dei Giganti di Ghiaccio era irrimediabilmente in stato di rovina, e le enormi strutture che salivano verso il cielo, ridotte in pezzi, erano decisamente un'ombra di quello che dovevano essere state un tempo. Gli mettevano una profonda tristezza: una razza incivile, come era descritta nelle leggende di Asgard, non avrebbe potuto edificare simili meraviglie.
I detriti e il ghiaccio scricchiolavano sotto le suole dei suoi stivali, quasi silenziose nell'urlo del vento. Il verde cupo del mantello di Loki era trasfigurato in un blu verdastro, come se fosse stato sotto le profondità del mare, e tutt'attorno a lui si udiva solo il rumore muto della neve che veniva spinta contro le rovine di una civiltà dimenticata. L'atmosfera era aliena ed inquietante.
Al di fuori delle storie che il Padre raccontava loro, Loki non aveva mai avuto molta paura degli Jotnar. Erano enormi e blu e giravano seminudi coperti solo da un perizoma e da un quintale di armi, d'accordo, ma era convinto che alla fine fossero dei mostri abbastanza innocui. Il sentimento che provava era disgusto: disgusto per le loro maniere rozze, per le loro usanze barbare, per le loro rudimentali tattiche belliche, per le armi primitive, per il loro aspetto ributtante.
Per questo, quando uno Jotunn improvvisamente gli comparve davanti, Loki non potè impedirsi dal contrarsi in posizione difensiva e dall'estrarre un coltello, più velocemente di quanto fosse riuscito a pensarci: era una pessima mossa, per uno che voleva negoziare pacificamente. Lo Jotunn gli si scagliò addosso con un urlo belluino, armato di un pugnale di ghiaccio, ma Loki riuscì a parare il colpo con la sua lama, anche se con un po' di sforzo: quella bestia era veramente enorme.
"F-fermo!" cercò di dire, ignorando il braccio che si stava rapidamente indolenzendo sotto la spinta dello Jotunn. "S-sono venuto a parlare con Laufey! D-devo fargli una proposta!"
Lo Jotunn gli rise in faccia. "Una proposta? Un moscerino Aess come te?"
Loki digrignò i denti, cercando di mantenere la posizione. Lo Jotun non sembrava però intenzionato a schiacciarlo o a farlo volare via con un pugno, quindi probabilmente voleva dire che era disposto ad ascoltarlo. "Questo moscerino è in grado di trasportare un'intera truppa Jotunn da una parte all'altra dell'Yggdrasil senza che Heimdall si accorga di niente. Come suona adesso?"
Lo Jotunn si ritrasse, e Loki ne approfittò per fare un salto all'indietro. Non faceva male mantenere un po' di distanza di sicurezza. Da beffardo che era, lo Jotunn sembrava ora mortalmente serio. Difficile dirlo, con il brutto muso pieno di cicatrici che si ritrovava.
"Stai mentendo," lo accusò lo Jotun. Loki rise.
"Ti dirò, in Asgard sono piuttosto famoso per le mie bugie. Ma questa volta..." Loki sorrise, una scintilla malevola negli occhi "..questa volta faccio sul serio. Sei disposto a darmi una possibiltà, Jotunn?"
Lo Jotun sembrò ancora dubbioso. Loki decise di decidere per lui..
"Portami da Laufey."
NB: questa storia è parte di una serie. Gli episodi non sono ordinati in ordine cronologico.