Feb. 16th, 2012
Day 9: How was your character’s first kiss? Who with? Where was it? How old were they? Write the scene.
Titolo: Furto
Fandom: Originale - Moscow Chronicles
Pairing: Slash
Rating: safe
Warning: Slash, mixed signals
Wordcount: 1980
Riassunto: « Credo che la bistecca che ho ordinato costi più del mio affitto »
Note: Missing moment di una fic mai esistita. Also, ho spudoratamente barato.
« Il'yushka? »
Il'ya sbattè le palpebre un paio di volte, prima di ritornare a focalizzarsi su Evgeny, seduto di fronte a lui con un'espressione a metà tra il divertito e il preoccupato. Il più giovane dei fratelli Doholochov allungò una mano sul tavolo, e la appoggiò sulla sua. « Tutto bene? »
« Oh. Sì, credo. Sono solo un po' stanco. » rispose Il'ya, togliendosi gli occhiali e strofinandosi gli occhi con la mano libera « Oggi è stato uno schifo nell'archivio. Non so bene per che motivo, ma ho dovuto sistemare dei documenti che avevano l'aria di avere almeno un paio di secoli, e chiunque li ha redatti aveva una zampa di gallina talmente storpia che avrei voluto cavarmi gli occhi dalla disperazione ».
Evgeny strinse leggermente la presa sulla mano, in simpatia. « Forse avremmo dovuto rimandare. »
« Sei sempre così occupato. »
« Avrei potuto liberare un'altra sera, per te. »
Il'ya si sentì arrossire, e distolse lo sguardo mentre Evgeny sorrideva affettuosamente. Non riusciva nemmeno a ricordare l'ultima volta che era stato in un ristorante così lussuoso; probabilmente non ci era mai nemmeno stato nella sua vita. Non avrebbe mai immaginato di passare un appuntamento in un posto del genere -men che meno un appuntamento con un uomo. Se fosse andato con un tizio qualunque, avrebbe avuto l'intera disgustata attenzione della sala; con un Doholochov piuttosto scontento della posizione così esposta del tavolo che era stato assegnato loro, era addirittura riuscito ad ottenere una postazione al riparo da occhi indiscreti, e con una bellissima vista su Mosca illuminata. Si sentiva leggermente lo stomaco annodato.
Evgeny gli stava girando intorno da mesi, e non faceva molto per mantenerlo segreto. Naturalmente la cosa faceva arrampicare Dimitrij su per i muri, ma ancora, Il'ya non era sicuro quale fosse la posizione di Dimitrij nei suoi confronti in quel frangente, quindi aveva deciso di ignorarlo bellamente, e aveva accettato di uscire con il fratello più giovane.
La vita di un cecchino è movimentata e con un'agenda molto piena -Il'ya lo sapeva bene-, quindi alla fine lui ed Evgeny non si vedevano molto al di fuori del lavoro; i loro momenti insieme erano limitati quasi alle pause caffè, ma sembrava che Evgeny non ne fosse scocciato. Il'ya era piacevolmente sopreso dalla facilità con cui riusciva a parlare a Evgeny di argomenti che considerava molto personali, e apprezzava molto il modo gentile e attento con cui il Doholochov più giovane tendeva a trattarlo: il tocco di Dimitrij era rapido e fugace come un furto, e sempre al riparo da occhi indiscreti; Evgeny invece accompagnava ogni gesto con un sorriso che era una domanda, indulgendovi pigramente, alla luce del sole. Era anche romantico da morire; Il'ya si sentiva mancare il fiato quando Evgeny diceva cose del tipo che la sua vita si era illuminata da quando l'aveva conosciuto, che non l'avrebbe mai lasciato, che avrebbe potuto vivere respirando l'aria che Il'ya aveva respirato.
Non riusciva a capire se Evgeny stava solo cercando di entrargli nei pantaloni, o se era serio; era incline a pensare che fosse un tentativo piuttosto serio, dal momento che non aveva ancora nemmeno provato a baciarlo. Evgeny lo toccava tantissimo, ma in un modo casto e assolutamente discreto -una carezza sul collo, un bacio sul polso, un pollice sulle labbra, una lisciata alla giacca per eliminare pieghe inesistenti- e ogni volta che Il'ya cercava di spingere un po' più in là era Evgeny che si teneva sulle sue. « E' ancora troppo presto, cheri » diceva « non voglio rovinarti niente. », e Il'ya mugolava irritato. Era frustrante da matti; arrivati a questo punto, se non aveva intenzione di fare un passo indietro, che lo facesse in avanti, pensava lo scribacchino di casa Doholochov.
Il passo avanti era di un lusso sconcertante, non c'era niente da dire.
« Credo che la bistecca che ho ordinato costi più del mio affitto » rise Il'ya nervosamente, spazzolando polvere invibile dalla giacca del completo che portava. Evgeny gli sorrise divertito sorseggiando il suo vino -un rosso scelto, dal prezzo altrettanto proibitivo, intuì Il'ya.
« Ti piace qui? »
« Stai scherzando, spero. Sono assolutamente sconvolto. »
« In modo positivo, mi auguro »
« Lo sai che non sono una persona violenta, ma mi viene una terribile voglia di prenderti a pugni quando fai così. »
Evgeny rise.
La cena andò avanti tranquillamente. Chiacchierarono del più e del meno, Il'ya si sentì costretto a raccontare un po' della sua famiglia -grassi serpenti di colpa si agitavano nel suo stomaco, mentre pensava alla scrivania tarlata del ministudio che papà aveva ricavato da un angolo del garage- e Evgeny raccontò un paio di annedoti divertenti sul suo lavoro. Scelsero un dolce -una fetta di torta panna e cioccolato per Il'ya, tiramisù per Evgeny- e poi decisero di andare alla ricerca di qualche locale tranquillo nei dintorni. Non solo Il'ya non aveva insistito per pagare il conto come avrebbe fatto normalmente, ma non si azzardò nemmeno a guardare a quanto ammontava il totale.
Quando Evgeny insistette per accompagnarlo a casa ormai era molto tardi, ed erano entrambi piuttosto allegri -era forse dai tempi dell'università che Il'ya non beveva così tanto, ma reggeva ancora bene, evidentemente, e si sentiva stupidamente fiero di sè- e ci misero almeno un quarto d'ora più del necessario per salire le scale, tanto ridevano.
Fu allora che Evgeny gli prese il mento tra due dita, lo attirò a sé e lo baciò sulle labbra.
Il'ya non era terribilmente romantico, ma ogni bacio per lui era come il primo bacio. Forse perchè il suo vero primo bacio era stato profondamente deludente, rubato da una ragazza a cui aveva lasciato copiare i compiti di matematica al liceo. L'aveva presa così male; forse era per quello che un bacio per lui valeva letteralmente più di molte parole.
Quando si separarono si guardarono negli occhi; poi scoppiarono a ridere, così forte che Il'ya era sicuro che avrebbe ricevuto qualche lamentela per schiamazzi notturni.
Ridevano, e inciampavano l'uno nei piedi dell'altro, finchè a un certo punto Il'ya si ritrovò schiacciato contro la porta del suo appartamento, mentre Evgeny, che -finalmente- si faceva audace ad ogni battuta insensata, gli premeva baci sul lato del collo, mormorando qualcosa che Il'ya non riusciva a sentire.
« ahia! » esclamò all'improvviso, sentendo un dolore leggero e inaspettato. Evgeny rise sommessamente a un millimetro dalla sua pelle, e leccò il segno di morso che gli aveva lasciato.
« Che deficiente » rise Il'ya, lasciando cadere la testa all'indietro contro la porta, per dargli più spazio di manovra.
Si ricordò improvvisamente che erano ancora sul pianerottolo esterno, e sentiva dei passi salire le scale.
« Evgeny, dovremmo entrare, se mi beccano qui fuori come minimo mi fanno causa per oscenità in spazio pubblico » sussurrò, leggermente allarmato. Evgeny dal canto suo lo ignorò. Il'ya era restio ad ammettere che l'idea di essere beccato gli mandava un brivido di eccitazione su per la schiena, ma dovevano davvero andare in un luogo più privato. I passi si avvicinavano, e Il'ya diventava sempre più nervoso. « Evgeny. Evgeny, veramente. Andiamo, sì? Lasciami trovare le -uhn » Evgeny gli aveva spinto un ginocchio proprio contro l'inguine, e improvvisamente il suo cervello aveva avuto un corto circuito e non ricordava più come mettere insieme dei suoni che avessero un senso compiuto.
Proprio in quel momento, dalla tromba delle scale spuntò Dimitrij.
« D-dimitrij! » esclamò Il'ya, in quello che suonava orrendamente come un mezzo ansimo. Si maledisse, e spinse via Evgeny, che al nome del fratello si era comunque distratto.
« Dimitrij. » disse, a mo' di saluto. Il'ya cercò di ricordarsi se aveva per caso quella mattina Dima gli aveva detto qualcosa sul fatto di passare più tardi, ma era assolutamente sicuro di no. In realtà non aveva alcun motivo per sentirsi in colpa, perchè Dimitrij non l'aveva mai invitato fuori per un appuntamento, e di fatto non si stavano frequentando. Ogni volta che Il'ya aveva cercato di affrontare l'argomento Dimitrij aveva cambiato argomento o aveva finto di non sentire, quindi davvero, non aveva niente di cui rispondere. Perchè sentiva quell'insopportabile impulso di chiedere scusa, allora?
« Non sapevo che eri occupato, se avessi saputo l'avrei lasciata nel tuo cassetto » disse Dimitrij asciutto, avanzando di qualche
passo e mettendogli una lettera in mano. « Chiedo scusa. Vi lascio ai vostri... affari »
« Evgeny se ne stava andando. Mi ha solo accompagnato a casa » disse Il'ya di getto.
« Non mi interessa cosa fate voi finocchi, d'accordo? » replicò Dimitrij un po' freddamente, ficcandosi le mani in tasca.
« Basta che domani mattina tu riesca a sedere il culo alla tua cazzo di scrivania. Il cuscino portatelo da casa. »
Il'ya si sentì soffocare. Evgeny fece per allungargli una mano sulla spalla, ma Il'ya si ritrasse, improvvisamente disgustato dall'intera situazione e soprattutto da se stesso. « Dimitrij... »
« Da svidànja » tagliò corto. Salutò con un cenno del capo e se ne andò.
Né Il'ya né Evgeny, rimasti soli nel pianerottolo, si mossero per un lungo momento. Il primo a riprendersi dalle parole di Dimitrij fu Evgeny. « Il'yushka? Non badare a Miten'ka. Lo sai che è un po' fatto a modo suo » mormorò in un tono gentile « Non dice sul serio, è solo che è sempre stato un po'... a disagio, per il fatto che io esca con altri uomini »
Il'ya non mosse un muscolo, mentre Evgeny lo abbracciava piano e gli dava un bacio sulla tempia.
« Forse è meglio che tu vada » gli disse Il'ya in un sussurro, frugandosi distrattamente in tasca alla ricerca delle chiavi.
Si stava bene tra le braccia di Evgeny, e Il'ya ancora non aveva fatto l'abitudine alla gentilezza delle sue labbra che gli accarezzavano la fronte, ma in quel momento si sentiva sporco, e indeciso. Lo spinse via con delicatezza, per infilare la chiave nella toppa. Il rumore della serratura che scattava era oscenamente forte, in quel silenzio imbarazzato.
« Il'ya » cominciò Evgeny, ma Il'ya lo interruppe.
« Evgeny, veramente. Vai. Sono stato molto bene stasera, grazie mille, ma -senti, ne parliamo un altro giorno, ok? Credo di essere un po' sbronzo » mentì. Vide Evgeny accettare la sua bugia senza fare una piega, eccezion fatta per una leggera rigidezza nel modo in cui chiudeva la bocca.
« D'accordo. Buonanotte Il'yushka. » Si chinò per dargli un bacio sull'angolo della bocca, e se ne andò, salutando un ultima volta con un cenno del capo esattamente come aveva fatto suo fratello un momento prima.
Il'ya entrò nel suo appartamento, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò con un sospiro.
« Ho fatto di nuovo un casino » mormorò alla casa vuota.
Soltanto lui avrebbe potuto rovinare un appuntamento perfetto dando segnali misti di quel tipo, e buttando alle ortiche l'occasione che stava aspettando da una vita, quando finalmente Evgeny si era mezzo convinto che Il'ya non era fatto di cristallo ma di carne e sangue.
Dimitrij.
Era stato il tono di voce di Dimitrij a ucciderlo. Se fosse stato il solito bastardo sfrontato con le sue battute del cazzo a rovinargli la vita, sarebbe stata la normalità e sarebbe stato in grado di ignorarlo. Invece stavolta il suo tono tagliente aveva qualcosa che non andava: era caldo, profondo, rauco, ferito, e Il'ya aveva visto i suoi occhi appannarsi, invece di diventare freddi come il ghiaccio come era accaduto altre volte quando Sofia lo aveva palpato nell'archivio (con la scusa di aiutarlo a raggiungere il ripiano più alto. Il'ya a volte si chiedeva che problemi avevano i suoi colleghi)
Avrebbe dovuto chiamarlo; avrebbe dovuto prendere un taxi e andare a casa sua, parlargli, spiegargli, supplicarlo.
Invece Il'ya si tolse il cappotto, si spogliò si infilò sotto una doccia fredda e sotto il piumone, con un senso di rimorso così pesante sul petto da soffocarlo.
Magari la mattina dopo non si sarebbe mai svegliato.
Titolo: Furto
Fandom: Originale - Moscow Chronicles
Pairing: Slash
Rating: safe
Warning: Slash, mixed signals
Wordcount: 1980
Riassunto: « Credo che la bistecca che ho ordinato costi più del mio affitto »
Note: Missing moment di una fic mai esistita. Also, ho spudoratamente barato.
« Il'yushka? »
Il'ya sbattè le palpebre un paio di volte, prima di ritornare a focalizzarsi su Evgeny, seduto di fronte a lui con un'espressione a metà tra il divertito e il preoccupato. Il più giovane dei fratelli Doholochov allungò una mano sul tavolo, e la appoggiò sulla sua. « Tutto bene? »
« Oh. Sì, credo. Sono solo un po' stanco. » rispose Il'ya, togliendosi gli occhiali e strofinandosi gli occhi con la mano libera « Oggi è stato uno schifo nell'archivio. Non so bene per che motivo, ma ho dovuto sistemare dei documenti che avevano l'aria di avere almeno un paio di secoli, e chiunque li ha redatti aveva una zampa di gallina talmente storpia che avrei voluto cavarmi gli occhi dalla disperazione ».
Evgeny strinse leggermente la presa sulla mano, in simpatia. « Forse avremmo dovuto rimandare. »
« Sei sempre così occupato. »
« Avrei potuto liberare un'altra sera, per te. »
Il'ya si sentì arrossire, e distolse lo sguardo mentre Evgeny sorrideva affettuosamente. Non riusciva nemmeno a ricordare l'ultima volta che era stato in un ristorante così lussuoso; probabilmente non ci era mai nemmeno stato nella sua vita. Non avrebbe mai immaginato di passare un appuntamento in un posto del genere -men che meno un appuntamento con un uomo. Se fosse andato con un tizio qualunque, avrebbe avuto l'intera disgustata attenzione della sala; con un Doholochov piuttosto scontento della posizione così esposta del tavolo che era stato assegnato loro, era addirittura riuscito ad ottenere una postazione al riparo da occhi indiscreti, e con una bellissima vista su Mosca illuminata. Si sentiva leggermente lo stomaco annodato.
Evgeny gli stava girando intorno da mesi, e non faceva molto per mantenerlo segreto. Naturalmente la cosa faceva arrampicare Dimitrij su per i muri, ma ancora, Il'ya non era sicuro quale fosse la posizione di Dimitrij nei suoi confronti in quel frangente, quindi aveva deciso di ignorarlo bellamente, e aveva accettato di uscire con il fratello più giovane.
La vita di un cecchino è movimentata e con un'agenda molto piena -Il'ya lo sapeva bene-, quindi alla fine lui ed Evgeny non si vedevano molto al di fuori del lavoro; i loro momenti insieme erano limitati quasi alle pause caffè, ma sembrava che Evgeny non ne fosse scocciato. Il'ya era piacevolmente sopreso dalla facilità con cui riusciva a parlare a Evgeny di argomenti che considerava molto personali, e apprezzava molto il modo gentile e attento con cui il Doholochov più giovane tendeva a trattarlo: il tocco di Dimitrij era rapido e fugace come un furto, e sempre al riparo da occhi indiscreti; Evgeny invece accompagnava ogni gesto con un sorriso che era una domanda, indulgendovi pigramente, alla luce del sole. Era anche romantico da morire; Il'ya si sentiva mancare il fiato quando Evgeny diceva cose del tipo che la sua vita si era illuminata da quando l'aveva conosciuto, che non l'avrebbe mai lasciato, che avrebbe potuto vivere respirando l'aria che Il'ya aveva respirato.
Non riusciva a capire se Evgeny stava solo cercando di entrargli nei pantaloni, o se era serio; era incline a pensare che fosse un tentativo piuttosto serio, dal momento che non aveva ancora nemmeno provato a baciarlo. Evgeny lo toccava tantissimo, ma in un modo casto e assolutamente discreto -una carezza sul collo, un bacio sul polso, un pollice sulle labbra, una lisciata alla giacca per eliminare pieghe inesistenti- e ogni volta che Il'ya cercava di spingere un po' più in là era Evgeny che si teneva sulle sue. « E' ancora troppo presto, cheri » diceva « non voglio rovinarti niente. », e Il'ya mugolava irritato. Era frustrante da matti; arrivati a questo punto, se non aveva intenzione di fare un passo indietro, che lo facesse in avanti, pensava lo scribacchino di casa Doholochov.
Il passo avanti era di un lusso sconcertante, non c'era niente da dire.
« Credo che la bistecca che ho ordinato costi più del mio affitto » rise Il'ya nervosamente, spazzolando polvere invibile dalla giacca del completo che portava. Evgeny gli sorrise divertito sorseggiando il suo vino -un rosso scelto, dal prezzo altrettanto proibitivo, intuì Il'ya.
« Ti piace qui? »
« Stai scherzando, spero. Sono assolutamente sconvolto. »
« In modo positivo, mi auguro »
« Lo sai che non sono una persona violenta, ma mi viene una terribile voglia di prenderti a pugni quando fai così. »
Evgeny rise.
La cena andò avanti tranquillamente. Chiacchierarono del più e del meno, Il'ya si sentì costretto a raccontare un po' della sua famiglia -grassi serpenti di colpa si agitavano nel suo stomaco, mentre pensava alla scrivania tarlata del ministudio che papà aveva ricavato da un angolo del garage- e Evgeny raccontò un paio di annedoti divertenti sul suo lavoro. Scelsero un dolce -una fetta di torta panna e cioccolato per Il'ya, tiramisù per Evgeny- e poi decisero di andare alla ricerca di qualche locale tranquillo nei dintorni. Non solo Il'ya non aveva insistito per pagare il conto come avrebbe fatto normalmente, ma non si azzardò nemmeno a guardare a quanto ammontava il totale.
Quando Evgeny insistette per accompagnarlo a casa ormai era molto tardi, ed erano entrambi piuttosto allegri -era forse dai tempi dell'università che Il'ya non beveva così tanto, ma reggeva ancora bene, evidentemente, e si sentiva stupidamente fiero di sè- e ci misero almeno un quarto d'ora più del necessario per salire le scale, tanto ridevano.
Fu allora che Evgeny gli prese il mento tra due dita, lo attirò a sé e lo baciò sulle labbra.
Il'ya non era terribilmente romantico, ma ogni bacio per lui era come il primo bacio. Forse perchè il suo vero primo bacio era stato profondamente deludente, rubato da una ragazza a cui aveva lasciato copiare i compiti di matematica al liceo. L'aveva presa così male; forse era per quello che un bacio per lui valeva letteralmente più di molte parole.
Quando si separarono si guardarono negli occhi; poi scoppiarono a ridere, così forte che Il'ya era sicuro che avrebbe ricevuto qualche lamentela per schiamazzi notturni.
Ridevano, e inciampavano l'uno nei piedi dell'altro, finchè a un certo punto Il'ya si ritrovò schiacciato contro la porta del suo appartamento, mentre Evgeny, che -finalmente- si faceva audace ad ogni battuta insensata, gli premeva baci sul lato del collo, mormorando qualcosa che Il'ya non riusciva a sentire.
« ahia! » esclamò all'improvviso, sentendo un dolore leggero e inaspettato. Evgeny rise sommessamente a un millimetro dalla sua pelle, e leccò il segno di morso che gli aveva lasciato.
« Che deficiente » rise Il'ya, lasciando cadere la testa all'indietro contro la porta, per dargli più spazio di manovra.
Si ricordò improvvisamente che erano ancora sul pianerottolo esterno, e sentiva dei passi salire le scale.
« Evgeny, dovremmo entrare, se mi beccano qui fuori come minimo mi fanno causa per oscenità in spazio pubblico » sussurrò, leggermente allarmato. Evgeny dal canto suo lo ignorò. Il'ya era restio ad ammettere che l'idea di essere beccato gli mandava un brivido di eccitazione su per la schiena, ma dovevano davvero andare in un luogo più privato. I passi si avvicinavano, e Il'ya diventava sempre più nervoso. « Evgeny. Evgeny, veramente. Andiamo, sì? Lasciami trovare le -uhn » Evgeny gli aveva spinto un ginocchio proprio contro l'inguine, e improvvisamente il suo cervello aveva avuto un corto circuito e non ricordava più come mettere insieme dei suoni che avessero un senso compiuto.
Proprio in quel momento, dalla tromba delle scale spuntò Dimitrij.
« D-dimitrij! » esclamò Il'ya, in quello che suonava orrendamente come un mezzo ansimo. Si maledisse, e spinse via Evgeny, che al nome del fratello si era comunque distratto.
« Dimitrij. » disse, a mo' di saluto. Il'ya cercò di ricordarsi se aveva per caso quella mattina Dima gli aveva detto qualcosa sul fatto di passare più tardi, ma era assolutamente sicuro di no. In realtà non aveva alcun motivo per sentirsi in colpa, perchè Dimitrij non l'aveva mai invitato fuori per un appuntamento, e di fatto non si stavano frequentando. Ogni volta che Il'ya aveva cercato di affrontare l'argomento Dimitrij aveva cambiato argomento o aveva finto di non sentire, quindi davvero, non aveva niente di cui rispondere. Perchè sentiva quell'insopportabile impulso di chiedere scusa, allora?
« Non sapevo che eri occupato, se avessi saputo l'avrei lasciata nel tuo cassetto » disse Dimitrij asciutto, avanzando di qualche
passo e mettendogli una lettera in mano. « Chiedo scusa. Vi lascio ai vostri... affari »
« Evgeny se ne stava andando. Mi ha solo accompagnato a casa » disse Il'ya di getto.
« Non mi interessa cosa fate voi finocchi, d'accordo? » replicò Dimitrij un po' freddamente, ficcandosi le mani in tasca.
« Basta che domani mattina tu riesca a sedere il culo alla tua cazzo di scrivania. Il cuscino portatelo da casa. »
Il'ya si sentì soffocare. Evgeny fece per allungargli una mano sulla spalla, ma Il'ya si ritrasse, improvvisamente disgustato dall'intera situazione e soprattutto da se stesso. « Dimitrij... »
« Da svidànja » tagliò corto. Salutò con un cenno del capo e se ne andò.
Né Il'ya né Evgeny, rimasti soli nel pianerottolo, si mossero per un lungo momento. Il primo a riprendersi dalle parole di Dimitrij fu Evgeny. « Il'yushka? Non badare a Miten'ka. Lo sai che è un po' fatto a modo suo » mormorò in un tono gentile « Non dice sul serio, è solo che è sempre stato un po'... a disagio, per il fatto che io esca con altri uomini »
Il'ya non mosse un muscolo, mentre Evgeny lo abbracciava piano e gli dava un bacio sulla tempia.
« Forse è meglio che tu vada » gli disse Il'ya in un sussurro, frugandosi distrattamente in tasca alla ricerca delle chiavi.
Si stava bene tra le braccia di Evgeny, e Il'ya ancora non aveva fatto l'abitudine alla gentilezza delle sue labbra che gli accarezzavano la fronte, ma in quel momento si sentiva sporco, e indeciso. Lo spinse via con delicatezza, per infilare la chiave nella toppa. Il rumore della serratura che scattava era oscenamente forte, in quel silenzio imbarazzato.
« Il'ya » cominciò Evgeny, ma Il'ya lo interruppe.
« Evgeny, veramente. Vai. Sono stato molto bene stasera, grazie mille, ma -senti, ne parliamo un altro giorno, ok? Credo di essere un po' sbronzo » mentì. Vide Evgeny accettare la sua bugia senza fare una piega, eccezion fatta per una leggera rigidezza nel modo in cui chiudeva la bocca.
« D'accordo. Buonanotte Il'yushka. » Si chinò per dargli un bacio sull'angolo della bocca, e se ne andò, salutando un ultima volta con un cenno del capo esattamente come aveva fatto suo fratello un momento prima.
Il'ya entrò nel suo appartamento, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò con un sospiro.
« Ho fatto di nuovo un casino » mormorò alla casa vuota.
Soltanto lui avrebbe potuto rovinare un appuntamento perfetto dando segnali misti di quel tipo, e buttando alle ortiche l'occasione che stava aspettando da una vita, quando finalmente Evgeny si era mezzo convinto che Il'ya non era fatto di cristallo ma di carne e sangue.
Dimitrij.
Era stato il tono di voce di Dimitrij a ucciderlo. Se fosse stato il solito bastardo sfrontato con le sue battute del cazzo a rovinargli la vita, sarebbe stata la normalità e sarebbe stato in grado di ignorarlo. Invece stavolta il suo tono tagliente aveva qualcosa che non andava: era caldo, profondo, rauco, ferito, e Il'ya aveva visto i suoi occhi appannarsi, invece di diventare freddi come il ghiaccio come era accaduto altre volte quando Sofia lo aveva palpato nell'archivio (con la scusa di aiutarlo a raggiungere il ripiano più alto. Il'ya a volte si chiedeva che problemi avevano i suoi colleghi)
Avrebbe dovuto chiamarlo; avrebbe dovuto prendere un taxi e andare a casa sua, parlargli, spiegargli, supplicarlo.
Invece Il'ya si tolse il cappotto, si spogliò si infilò sotto una doccia fredda e sotto il piumone, con un senso di rimorso così pesante sul petto da soffocarlo.
Magari la mattina dopo non si sarebbe mai svegliato.