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somewhatclear2013-03-02 07:15 pm
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25 days of writing: day 10
Day 10: Your character has dreams, ambitions, and goals don’t they? What are they? What are they doing to achieve them? Write a scene that shows these aims.
Titolo: Un posticino tranquillo
Fandom: Originale - Moscow Chronicles
Pairing: slash
Rating: safe
Warning: none
Wordcount: 736
Riassunto: Rannicchiato su una delle comode poltrone, sorseggiando il suo caramel macchiato, trascrivendo conti e correggendo bozze, Il'ya sbirciava spesso gli studenti universitari che occupavano quasi interamente il locale, in diversi stadi di panico da esame o di noia accademica, chiacchierando in una lingua a lui completamente incomprensibile.
Note: Missing moment di una fic mai esistita.
Prompt: cowt3 M2 mobile -
maridichallenge
Era forse la milionesima volta che Il'ya sedeva a quel caffè, godendosi lentamente il suo muffin e cappuccino con almeno un chilo di documenti da revisionare in bilico sul minuscolo tavolino, ma non avrebbe mai fatto l'abitudine alla singolare sensazione che accompagnava il fare qualcosa di estremamente normale in un paese straniero.
Se ci pensava troppo si sentiva stupido; una delle cose che suo padre ripeteva più spesso era che "tutto il mondo è paese", anche se la lingua è diversa o l'architettura inconsueta; ma c'era qualcosa nell'essere lontano da Mosca, fuori dalla Russia di talmente differente dal solito che non poteva fare a meno di notarlo. Forse era solo lui, romantico e influenzabile com'era.
Aveva sempre voluto viaggiare; con le finanze dei suoi aveva potuto permettersi di viaggiare solo con la fantasia, seppellendosi nei suoi sogni di carta e inchiostro, ma da quando aveva iniziato a lavorare per i Dholochov non solo Dimitrij ogni tanto se lo trascinava dietro per i suoi viaggi in giro per l'Europa, ma aveva più che abbastanza per viaggiare comodamente.
Si era girato praticamente tutte le capitali occidentali ormai, ma non avrebbe smesso di accompagnare l'irritabile hitman nemmeno per tutto l'oro del mondo. Non era particolarmente pericoloso: Dimitrij non avrebbe mai permesso che lo seguisse durante una missione. Di solito quando gli buttava un biglietto d'aereo sulla scrivania era per qualche tipo di incarico diplomatico.
Normalmente Il'ya fingeva di non sapere che "gli incarichi diplomatici" finivano metà del tempo con una scazzottata e l'altra metà con una bevuta, perchè non voleva farsi venire l'ulcera al pensiero delle liste danni che sarebbe stato costretto a compilare una volta tornato a Mosca e perchè i post sbronza di Dima erano incredibilmente molesti e non voleva pensarci troppo.
Comunque, risse e sbronze a parte, era quasi come andare in vacanza: mentre Dima era impegnato poteva girarsi la città in lungo e in largo, facendo il turista e scoprendone i luoghi caratteristici.
Quando era stato chiaro che Dima aveva intenzione di portarselo sempre dietro, Il'ya aveva cominciato a prendere l'abitudine di trovarsi un angolino in cui rifugiarsi a farsi i fatti suoi mentre aspettava che Dimitrij tornasse.
In particolare questo caffè era meraviglioso. Non era tipicamente locale, perchè in effetti era di una catena americana, ma l'ambiente era tranquillo e rilassato, e con una sola ordinazione poteva stare lì anche tutto il pomeriggio senza che nessuno lo disturbasse. Anche se era distribuito su tre piani era piuttosto piccolo, ma qualcuno aveva avuto la splendida idea di coprire completamente una delle pareti interne con uno specchio, ampliando notevolmente lo spazio.
Rannicchiato su una delle comode poltrone, sorseggiando il suo caramel macchiato, trascrivendo conti e correggendo bozze, Il'ya sbirciava spesso gli studenti universitari che occupavano quasi interamente il locale, in diversi stadi di panico da esame o di noia accademica, chiacchierando in una lingua a lui completamente incomprensibile.
Se qualcuno anni fa gli avesse detto che un giorno avrebbe passato interi pomeriggi a crogiolarsi nel calduccio di un bar a Parigi, Milano, Berlino, Londra, gli avrebbe riso in faccia. Il'ya vedeva davanti a sè solo un futuro da mal pagato insegnante di russo in qualche cittadina sfigata, con uno stipendio nemmeno lontanamente sufficiente per trasferirsi a San Pietroburgo o a Mosca, figuriamoci fuori dalla Russia.
Con un lavoro del genere, il suo sogno di diventare uno scrittore era solo un sogno; il giorno in cui si era finalmente laureato in lettere aveva avuto una sorta di flash in cui era in piedi di fronte ad una ventina di studenti annoiati, con la gola secca per il troppo parlare e lo stomaco affondato nello sconforto davanti al disinteresse della sua classe verso i migliori autori della letteratura russa e internazionale, e un romanzo incompleto nel cassetto.
Adesso lavorava come correttore di bozze in una finta casa editrice russa.
Di fatto non si era avvicinato al suo sogno, ma già solo avere contatti con i Doholochov voleva dire avere la possibilità di conoscere gente influente anche nel campo in cui in realtà non stava lavorando davvero, perchè la copertura andava tenuta su in qualche modo; inoltre le esperienze che stava facendo con Dimitrij gli stavano dando veramente un sacco di materiale su cui lavorare. Non molti scrittori potevano vantare di aver viaggiato così tanto, non prima di diventare famosi.
Forse non era più vicino al tuo sogno di quanto lo fosse stato due anni fa, ma di sicuro non stava perdendo tempo.
Titolo: Un posticino tranquillo
Fandom: Originale - Moscow Chronicles
Pairing: slash
Rating: safe
Warning: none
Wordcount: 736
Riassunto: Rannicchiato su una delle comode poltrone, sorseggiando il suo caramel macchiato, trascrivendo conti e correggendo bozze, Il'ya sbirciava spesso gli studenti universitari che occupavano quasi interamente il locale, in diversi stadi di panico da esame o di noia accademica, chiacchierando in una lingua a lui completamente incomprensibile.
Note: Missing moment di una fic mai esistita.
Prompt: cowt3 M2 mobile -
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Era forse la milionesima volta che Il'ya sedeva a quel caffè, godendosi lentamente il suo muffin e cappuccino con almeno un chilo di documenti da revisionare in bilico sul minuscolo tavolino, ma non avrebbe mai fatto l'abitudine alla singolare sensazione che accompagnava il fare qualcosa di estremamente normale in un paese straniero.
Se ci pensava troppo si sentiva stupido; una delle cose che suo padre ripeteva più spesso era che "tutto il mondo è paese", anche se la lingua è diversa o l'architettura inconsueta; ma c'era qualcosa nell'essere lontano da Mosca, fuori dalla Russia di talmente differente dal solito che non poteva fare a meno di notarlo. Forse era solo lui, romantico e influenzabile com'era.
Aveva sempre voluto viaggiare; con le finanze dei suoi aveva potuto permettersi di viaggiare solo con la fantasia, seppellendosi nei suoi sogni di carta e inchiostro, ma da quando aveva iniziato a lavorare per i Dholochov non solo Dimitrij ogni tanto se lo trascinava dietro per i suoi viaggi in giro per l'Europa, ma aveva più che abbastanza per viaggiare comodamente.
Si era girato praticamente tutte le capitali occidentali ormai, ma non avrebbe smesso di accompagnare l'irritabile hitman nemmeno per tutto l'oro del mondo. Non era particolarmente pericoloso: Dimitrij non avrebbe mai permesso che lo seguisse durante una missione. Di solito quando gli buttava un biglietto d'aereo sulla scrivania era per qualche tipo di incarico diplomatico.
Normalmente Il'ya fingeva di non sapere che "gli incarichi diplomatici" finivano metà del tempo con una scazzottata e l'altra metà con una bevuta, perchè non voleva farsi venire l'ulcera al pensiero delle liste danni che sarebbe stato costretto a compilare una volta tornato a Mosca e perchè i post sbronza di Dima erano incredibilmente molesti e non voleva pensarci troppo.
Comunque, risse e sbronze a parte, era quasi come andare in vacanza: mentre Dima era impegnato poteva girarsi la città in lungo e in largo, facendo il turista e scoprendone i luoghi caratteristici.
Quando era stato chiaro che Dima aveva intenzione di portarselo sempre dietro, Il'ya aveva cominciato a prendere l'abitudine di trovarsi un angolino in cui rifugiarsi a farsi i fatti suoi mentre aspettava che Dimitrij tornasse.
In particolare questo caffè era meraviglioso. Non era tipicamente locale, perchè in effetti era di una catena americana, ma l'ambiente era tranquillo e rilassato, e con una sola ordinazione poteva stare lì anche tutto il pomeriggio senza che nessuno lo disturbasse. Anche se era distribuito su tre piani era piuttosto piccolo, ma qualcuno aveva avuto la splendida idea di coprire completamente una delle pareti interne con uno specchio, ampliando notevolmente lo spazio.
Rannicchiato su una delle comode poltrone, sorseggiando il suo caramel macchiato, trascrivendo conti e correggendo bozze, Il'ya sbirciava spesso gli studenti universitari che occupavano quasi interamente il locale, in diversi stadi di panico da esame o di noia accademica, chiacchierando in una lingua a lui completamente incomprensibile.
Se qualcuno anni fa gli avesse detto che un giorno avrebbe passato interi pomeriggi a crogiolarsi nel calduccio di un bar a Parigi, Milano, Berlino, Londra, gli avrebbe riso in faccia. Il'ya vedeva davanti a sè solo un futuro da mal pagato insegnante di russo in qualche cittadina sfigata, con uno stipendio nemmeno lontanamente sufficiente per trasferirsi a San Pietroburgo o a Mosca, figuriamoci fuori dalla Russia.
Con un lavoro del genere, il suo sogno di diventare uno scrittore era solo un sogno; il giorno in cui si era finalmente laureato in lettere aveva avuto una sorta di flash in cui era in piedi di fronte ad una ventina di studenti annoiati, con la gola secca per il troppo parlare e lo stomaco affondato nello sconforto davanti al disinteresse della sua classe verso i migliori autori della letteratura russa e internazionale, e un romanzo incompleto nel cassetto.
Adesso lavorava come correttore di bozze in una finta casa editrice russa.
Di fatto non si era avvicinato al suo sogno, ma già solo avere contatti con i Doholochov voleva dire avere la possibilità di conoscere gente influente anche nel campo in cui in realtà non stava lavorando davvero, perchè la copertura andava tenuta su in qualche modo; inoltre le esperienze che stava facendo con Dimitrij gli stavano dando veramente un sacco di materiale su cui lavorare. Non molti scrittori potevano vantare di aver viaggiato così tanto, non prima di diventare famosi.
Forse non era più vicino al tuo sogno di quanto lo fosse stato due anni fa, ma di sicuro non stava perdendo tempo.