http://misako93.livejournal.com/ ([identity profile] misako93.livejournal.com) wrote in [community profile] somewhatclear2013-02-17 12:57 pm

A rain'verse [2/?]

Titolo: A Rain'verse
Fandom: X-Men: First Class
Pairing: Charles Xavier/Erik Lehnsherr, others
Rating: PG15
Warning: AU, dystopian future, sci-fi stuff, WIP
Wordcount: 3368
Riassunto: Anno 2962. Nonostante la pioggia corrosiva, la vita è rimasta intatta negli Alveari. Nuova realtà, nuovi problemi, nuovi sogni.
Prompt: cowt3 M2 future!AU - [livejournal.com profile] maridichallenge

Charles sbattè le palpebre nella penombra del corridoio. Le pareti, ricurve come quelle di una galleria, erano rivestite di un materiale leggermente gommoso, di un morbido arancione, studiato in modo da diffondere la luce per tutta la lunghezza del piano nonostante la fonte luminosa si trovasse solo alle estremità, con il risultato di illuminare solo quel poco che bastava per vedere dove si stava andando. L'effetto era però molto suggestivo, dall'atmosfera intima e calda, come all'interno di un ventre o di una tana, perfetto e rassicurante dopo una dura giornata di lavoro, e uno shock graduale per chi invece si preparava per uscire.

Man mano che Charles si dirigeva verso la fine del corridoio, l'ambiente diventava sempre più luminoso e chiaro. La rampa, che scendeva a spirale fino alla base, era racchiusa in un'immensa capsula di vetro antiacido ed era soprattutto dalle strutture esagonali che la sostenevano, estese e avvolte su tutto il perimetro dello spazio abitabile come una pelle, che questo modello di città prendeva il nome di Alveare: da lontano sembravano enormi favi irregolari poggiati sul terreno. Quella mattina la vetrata aveva assunto una delicata sfumatura verde. Un'occasione rara: voleva dire che all'esterno il cielo era sereno, rossastro per via delle polveri tossiche sospese nell'aria. Per il resto del tempo tendeva a essere azzurro o violetto, a volte perfino arancione, a seconda della quantità di luce che penetrava dalle nuvole onnipresenti.

A quell'ora la rampa era quasi deserta. Tutti erano già andati al lavoro, oppure si erano ritirati nelle loro stanze per riposare dopo il turno di notte. Anche Charles avrebbe dovuto far parte di questi ultimi, ma in realtà funzionava meglio con poche ore di sonno per volta. Raven spesso lo prendeva in giro, chiamandolo Telepate a Molla: bastava ricaricarlo una mezz'oretta, e subito ritornava ad agitarsi. In realtà sapeva che avrebbe avuto bisogno di un altro sonnellino tra qualche ora: nel frattempo però preferiva camminare in giro per la città piuttosto che rimanersene chiuso nel suo appartamento. Si annoiava molto in fretta.

Fece a ritroso la strada fino all'Epidauro, e poi svoltò a sinistra, seguendo il lungo condotto, brulicante di persone anche a quell'ora.
Intorno alla zona centrale dell'Alveare il traffico cresceva sempre di più perchè era zeppo di uffici e officine di manutenzione. Un basso ronzio familiare cresceva nell'aria man mano che si avvicinava alla zona dell'Anagrafe. Da quella distanza era praticamente impossibile non accorgersi del suono costante, come un'enorme ape affaccendata a raccogliere nettare danzando tra i fiori. RGN543 stava lavorando a pieno regime perchè tutti gli abitanti dell'Alveare scattassero nelle loro sedi come un ingranaggio ben oliato.

Era un suono ben noto a tutte le Api della città, perchè tutti passavano all'Anagrafe almeno una volta alla settimana, e anche senza avvicinarsi al centro era possibile ascoltarlo appoggiando l'orecchio ad una parete qualunque: la Regina era ovunque, aveva occhi e orecchie dappertutto, per provvedere al benessere dei suoi sudditi.

Per alcuni era un conforto, sapere che c'era qualcosa -qualcuno?- in grado di assisterli in qualunque momento, e in un certo senso lo era; per altri invece era solo un fastidio, che non faceva altro che aumentare il senso di oppressione diffuso. A Charles sorprendentemente non spiaceva il pensiero dei cavi a fibra ottica di RGN543 in ogni anfratto dell'Alveare; trovava che nel suo essere in grado di raggiungere qualunque punto del sistema c'era un'affinità con la sua telepatia, quando non era soffocata dalla Sordina. Il raggio di Charles era incredibilmente ampio: quando lo avevano testato, l'Ipno che lo aveva esaminato aveva deciso di falsificare il risultato nel registro, perchè il suo livello di mutazione risultava talmente potente da risultare praticamente pericoloso.
Charles era stato costretto a fare lo stesso con il test di Jean, il cui raggio era perfino più largo.

Arrivato alla fine del condotto Charles svoltò a sinistra e si infilò in una delle file per la consultazione dell'Anagrafe, inghiottite lentamente dal gigantesco ammasso di camere di comunicazione che avvolgevano il corpo dell'elaboratore RGN543. Era sempre pienissimo perchè tutti volevano tenere d'occhio la loro avanzata nella graduatoria; tutti volevano vedere se quel giorno erano riusciti a salire di posizione almeno di un paio di livelli; tutti erano ansiosi di raggiungere le prime dieci posizioni entro l'ultimo dell'anno. Charles sbirciò curiosamente le divise dei lavoratori in fila davanti a lui: si trattava per la maggior parte di Operai, probabilmente di ritorno dal turno di notte, che incrociavano le dita nella speranza di essere riusciti quel giorno ad arrotondare la differenza con la posizione successiva, ma c'erano anche Operai Specializzati, con toppe recanti il simbolo della loro specialità applicate al bavero, e Fuchi della burocrazia, riconoscibili grazie alle loro giacche scure con inserti giallo brillante.

Arrivare ai primi dieci posti voleva dire farsi il mazzo, lavorando spesso con turni e ritmi proibitivi, ma voleva dire anche vincere un viaggio di sola andata per la Cupola e la possibilità di rifarsi una vita, per vivere in maniera normale, fare un lavoro di propria scelta, per sopravvivere con le proprie forze e non per far vivere una società intera, liberarsi del fardello della consapevolezza che un tuo errore metteva nei guai non solo te ma anche la comunità. Commettere errori era una delle maggiori preoccupazioni di Charles. Il sonno indotto psionicamente era decisamente pericoloso e lontano dall'essere una scienza esatta. Un suo sbaglio poteva comportare la morte di un uomo, la distruzione di una delle molle e puleggie del meccanismo comunitario.

Charles e Raven non avevano mai conosciuto una vita priva di responsabilità aggiunte. Il loro lavoro, la loro vita, era sempre stata in funzione di qualcosa di più grande, mentre loro non erano altro che piccolissimi moscerini facilmente sacrificabili quando il loro operato non era più richiesto. Chiunque era consapevole del proprio essere non indispensabile e ci conviveva tutti i giorni, quando un collega moriva per un incidente stupido, o veniva trasferito in una sezione dell'Alveare senza alcun motivo. Spesso gli anelli deboli venivano eliminati con discrezione, perchè lo sviluppo non rallentasse: nessuno in un Alveare o in un Conglomerato diventava abbastanza vecchio da ammalarsi. La comunità era l'unica ragione di vita. Spesso questa filosofia di vita non era abbastanza convincente perchè le cose funzionassero come si deve e chiunque fosse a comando dell'intera baracca decise di introdurre l'Anagrafe: era semplicemente un sistema di punti, attribuiti a ogni lavoratore, che si accumolavano in una carta di crediti. I dati venivano inviati alla Regina, che li classificava in ordine, e chi raggiungeva i primi dieci posti della graduatoria poteva scegliere se ottenere un certo numero di privilegi all'interno dell'Alveare, oppure di partire per la Cupola, accodandosi all'annuale Carovana.

Il sistema funzionava: tutti volevano scappare dalla convivenza soffocante dell'Alveare e dunque si spaccavano la schiena nel tentativo di ottenere il maggior numero di crediti, mantenendo contemporaneamente ai massimi livelli l'efficienza dell'economia.
Una trappola mortale perfetta, Charles si rendeva conto di quanto tutto fosse finto. Era possibilissimo che non ci fosse nessuna Cupola e che la Carovana fosse in realtà un'organizzazione che si occupava di eliminare i “vincitori” abbandonandoli in qualche punto della desolata Landa particolarmente impervio. Quando la disperazione arriva a scavare lo stomaco di un uomo però, la speranza è l'unica ragione di vita rimasta.

Nel Conglomerato avevano avuto una vita quasi facile. Brian era un ricercatore e uno storico ed era un amante di come vivevano una volta nelle vere città. Facevano colazione, pranzavano insieme, giocavano alle famiglie di cui si leggeva nei romanzi storici che il padre collezionava illegalmente sotto il letto. Madre sapeva perfino cucinare, sul fornello da laboratorio che il padre aveva rubato dalla riserva di attrezzature del suo locale di lavoro. Raven e Charles erano felici.
Poi Brian sparì. Un incidente sul lavoro, dissero, ma nessuno ci credette nemmeno per un istante. Madre non fu in grado di nascondere le loro identità ancora a lungo e quando venne fuori che i suoi due figli erano mutanti vennero espulsi, inviati all'Alveare più vicino e non abbandonati sotto la pioggia solo perchè le ricerche di Brian Xavier erano state molto importanti per la comunità.

Era stato difficile all'inizio per tutti loro abituarsi alla nuova sistemazione, sia perchè, essendo i Conglomerati costruiti perlopiù sottoterra, avevano ancora un'istintiva diffidenza nei confronti della superficie, sia perchè Madre aveva completamente perso la tesa, dopo la morte del marito. Non era più la stessa, rimaneva giornate intere senza muoversi dalla stanza che avevano assegnato loro. Charles aveva cominciato a temere che l'Alveare avrebbe preso provvedimenti contro questa inattività, quando madre aveva deciso di porre fine da sé a quella esistenza senza senso.

Finalmente arrivato al primo posto della fila, Charles lasciò passare uno dei Fuchi che lo avevano preceduto, che usciva in quel momento dalla cabina con un'espressione afflitta, ed entrò, guardandosi subito intorno alla ricerca di una piattaforma libera. In ogni cabina c'erano otto postazioni, ciascuna dotata di uno schermo e di una delle tastiere più antiquate che erano ancora in circolazione. Charles aveva sentito dire che negli Alveari più sofisticati avevano migliorato il sistema Anagrafico al punto da piazzare un piccolo schermo in ciascun alloggio per informare gli occupanti delle loro posizioni. Di sicuro non dovevano prendere a pugni la tastiera perchè prendesse i tasti. Quando Charles ebbe digitato energicamente “Charles Xavier”, sullo schermo lampeggiò una rischiesta di attesa e poi il suo nome, seguito dal numero 135.

Centotrentacinque. Due settimane fa era decisamente più in basso di così e non era salito in graduatoria nemmeno di un posto, da allora. Voleva dire che aveva fatto un salto di un centinaio di posizioni da un giorno con l'altro, il che rappresentava un risultato maledettamente buono. Essere nei primi duemila su settemila circa occupanti era già una buona cosa, perchè ti assicurava accesso a diverse strutture di intrattenimento, ma addirittura essere nei primi duecento era praticamente avere un biglietto di sola andata per la Cupola stretto in pugno.

Pigiò la barra spaziatrice per resettare il risultato e inserì il nome di Raven, anche se tecnicamente era contro il regolamento cercare persone differenti da sé. Non appena il nome di sua sorella comparve sullo schermo, Charles si accigliò. Ottocentodue. Era piuttosto sicuro che la settimana prima fosse almeno nei settecento. Non che fosse un brutto risultato, anzi, ma il fatto che fossero così distanti avrebbe potuto significare che non li avrebbero lasciati partire insieme: uno poteva fare rischiesta di portare con sé qualcuno a patto che non fosse distante più di quattrocento posizioni.

Uscì dalla cabina dell'Anagrafe con una sensazione di gelo all'idea di Raven sola nell'Alveare a farsi il mazzo con qualche lavoro ingrato mentre lui si rifaceva una vita alla Cupola.

Raven si lamentava spesso di come non guadagnasse abbastanza crediti per tutta la fatica che faceva, di come all'Alveare 42 la sua mutazione fosse sprecata perchè era un Alveare di produzione e non di consumo, di come se fossero vissuti in uno degli Alveari della zona dell'Arnia sarebbe potuta diventare una delle modelle più richieste e così ricca che la Cupola sarebbe sembrata una topaia a confronto delle comodità che le sarebbero state a disposizione.

Gli Alveari più vicini alla Cupola, nella zona chiamata Arnia, erano in effetti quelli più ricchi e meno indipendenti, perchè vivevano soprattutto di importazione dalla Cupola e dagli altri Alveari. Svolgevano soprattutto una funzione di assorbimento della sovrapproduzione degli altri complessi cittadini, quindi di fatto erano soprattutto basati sul commercio e sul consumo. Finivano spesso per essere come dei prolungamenti della Cupola, dove finivano per diffondersi fenomeni tipici di ambienti non completamente utilitaristici, come moda, arte, intrattenimento vero e proprio.

Bella com'era nella sua forma originale e in grado di assumere qualunque aspetto, Charles non aveva problemi a credere che Raven avrebbe potuto fare una fortuna laggiù. Purtroppo però erano nell'Alveare 42, uno tra i più lontani dalla Cupola, e la loro funzione era principalmente fornire materie prime agli Alveari del settore industriale, che li avrebbero poi passati all'Arnia e alla Cupola. Naturalmente ogni Alveare possedeva un sistema autosufficiente, che veniva pubblicizzato come la priorità di ciascun complesso, ma tutti sapevano che le eccedenze di materie prime venivano prodotte di proposito e che venivano esportate agli altri Alveari a prezzi stracciati.

Il fatto che Raven fosse un'Operaia non specializzata la metteva in un posizione sfavorevole già in partenza, perchè era la categoria che guadagnava meno crediti in assoluto, anche se di solito era quella che si occupava dei compiti più faticosi e meno gratificanti, oltre a essere quella più numerosa. Il fatto che la sua mutazione non cambiasse di lei nient'altro che l'aspetto però non era utile all'Alveare 42. Le avevano proposto di entrare nella squadra di manutenzione delle vetrate di rivestimento, ma dopo la morte di loro madre Charles non si era sentito di biasimarla per aver rifiutato, anche perchè era estremamente pericoloso.

Nessuno sa con certezza quando le piogge acide avevano cominciato a diventare un problema serio. Apparentemente le prime precauzioni contro gli acquazzoni corrosivi furono prese in forma di enormi cupole di vetro speciale, mentre altre città cercarono di trovare una soluzione più dinamica e flessibile alle loro necessità, ossia pannelli del medesimo vetro organizzati su montature d'acciaio, trattato in modo da non essere danneggiato. Alcune città vennero distrutte comunque, mentre altre sopravvissero: questo almeno è ciò che si dice sulla nascita delle Cupole e dei primi Alveari. I nomi delle città vennero aboliti per dare l'impressione di una coesione tra i complessi cittadini ora esistenti, almeno su quel continente. Cosa succedeva altrove nel mondo non era affare delle Api, per quanto ne sapeva Charles. Forse alla Cupola e nell'Arnia ne sapevano di più.

Seguendo la curva segmentata della piazza centrale si infilò nel corridoio sud, diretto al Giardino Sud. Era curioso di vedere se il South Star era un locale carino come lo descrivevano. Dal momento che era abbastanza in alto nella graduatoria per poterlo frequentare, tanto valeva approfittarne, visto che l'insonnia non lo lasciava riposare. Magari un drink o due gli avrebbero conciliato il sonno. Da qualche parte, la voce femminile e metallica della Regina annunciò l'ora in un tono leggermente monotono. Aveva ancora due ore, prima di dover tornare alla mensa del dormitorio del suo settore.

Il Giardino Sud era una lunga intercapedine tra il settore meridionale interno e quello esterno, dalle pareti completamente trasparenti, largo il doppio di un corridioio standard, in cui Operai Specializzati chiamati Flore coltivavano ogni genere di pianta. Erano percorsi da sentieri e piazzette, e di solito non era possibile fermarsi all'interno degli spiazzi, ma in quel periodo l'Alveare aveva indetto la Settimana di Primavera, e chi poteva permetterselo aveva steso un lenzuolo sul prato e si stava godendo il profumo degli alberi in fiore. Il South Star era evidentemente gestito da qualcuno molto in alto nella graduatoria, perchè era uno di quei locali che confinava direttamente con il Giardino, ossia aveva un lato completamente trasparente che si affacciava sul parco. A quell'ora del mattino non era molto pieno, naturalmente, il che lo rendeva perfetto per rilassarsi.

Charles non ci era mai stato prima, ma aveva visto immagini e sensazioni dalle memorie di alcuni dei suoi pazienti. Tutti avevano ricordi molti positivi del posto, e adesso Charles poteva rendersi conto del perchè. Scartò l'idea di prendersi un drink, ed entrato nel locale ordinò invece un tè. Si scelse un posto di fianco alla parete trasparente e rimase a guardare i giochi di luce del cielo rossastro sulle foglie verdi (anche il tetto di vetro in questo caso era trasparente, privo del leggero pigmento che caratterizzava il resto dell'Alveare).

« Vedo che sei duro a cambiare, Xavier » disse una voce rauca alla sua sinistra.
Charles si girò di scatto, e un sorriso gli affiorò sulle labbra. « Logan. E' sempre un piacere. »
« Credo di non averti mai visto prendere un caffè in vita mia » continuò burbero, indicando la tazza di liquido fumante davanti all'Orfeo. Charles sorrise a mo' di scusa, e gli fece cenno di sedersi.
« Non sono un tipo da caffeina, » disse Charles con un sorriso. « l'insonnia fa già abbastanza da sola. »
Logan rise. « Puoi dirlo forte. Finito il turno? »
« Sì. Stavo ingannando il tempo prima di tornare per pranzo e schiacciare un pisolino prima del turno di stasera. Come procede il lavoro all'acciaieria? Ho saputo che ci sono stati un paio di incidenti, spero che nessuno si sia fatto troppo male. »
« No, niente di grave. Però hanno danneggiato un paio di stampi, ho dovuto starci sotto per un paio di turni di straordinario. Non potevano permettersi di rallentare la produzione, quindi hanno messo me e Falce a fare i tagli a mano. Un lavoro di merda. »
« Posso immaginare. Colin sta bene? »
« Colin sta sempre bene. Gli basta una lastra d'acciaio da affettare e lui è contento. Adesso che anche la spalla gli è andata a posto, è perfino più contento di prima. Non c'è niente che possa guastargli il buon umore, a quel ragazzo. »

Era rilassante dedicarsi a chiacchiere inutili di tanto in tanto. Era bello sedersi e parlare con Logan del più e del meno, spettegolando su amicizie comuni e chiedendo notizie di vari conoscenti. Condividevano tante conoscenze perchè Logan lavorava nel settore industriale dell'Alveare, ed era una di quelle zone da cui l'Ospedale raccoglieva più pazienti, tra feriti sul lavoro e quelli che non riuscivano a dormire a causa dello stress. Logan era uno di quelli che raramente finiva sotto i ferri, perchè la sua mutazione gli dava una capacità di guarigione straordinaria, ma veniva spesso a trovare i suoi colleghi più giovani che erano stati ricoverati per un motivo e per l'altro. Lo conoscevano tutti, sia in fabbrica che all'Ospedale, perchè Logan era in giro da una vita, letteralmente.
Nessuno sapeva quanti anni aveva davvero – c'era addirittura chi diceva che superava il millennio – e Logan non ci pensava neanche a risolvere il mistero, perchè lo trovava divertente.

« Allora, si dice in giro che sei a un mese da spiccare il volo, » disse improvvisamente Logan, dopo un buon quarto d'ora di inane chiacchiericcio, « stai già preparando i bagagli? »
Charles si accigliò, mescolando quello che rimaneva del suo tè. « Niente bagagli. Non potrei mai lasciare qui Raven, Logan. »
« Tua sorella se la può cavare benissimo da sola, Charles. Dovresti smetterla di starle attaccato al culo tutto il tempo. Anche se andaste alla Cupola in momenti diversi, non è così grande che non potete trovarvi. Esistono degli elenchi telefonici laggiù, Charles, non è uno stramaledetto Alveare dove tutti sono ordinati per numero. »
Charles non rispose. Sapeva di essere forse un po' troppo protettivo nei confronti di sua sorella ma... non era giusto separarsi. Non in una situazione del genere. « Ho preso la mia decisione e sono perfettamente capace di prenderne le responsabilità, Logan. »
Logan gesticolò a mo' di scusa. « Come vuoi, non ti sto certo dicendo cosa fare e cosa non fare. » Riappoggiò le mani sul tavolo e sorrise, a metà tra il beffardo e l'affettuoso, « Stavo solo pensando che quando te ne andrai, sarà molto meno divertente visitare l'Epidauro. Hank è un ragazzo simpatico, ma ha decisamente una scopa su per il cu- »
« Logan. »
« Prova a negarlo, » lo sfidò Logan con una risatina. Charles sorrise e bevve un sorso di tè. In effetti non poetva negare che quando ci si metteva Hank era decisamente severo e un po' bacchettone.

Continuarono a chiacchierare finchè la Regina annunciò che i primi turni del pasto di mezza giornata erano disponibili al consumo della popolazione. Dal momento che aveva saltato la colazione, Charles decise che era il caso di tornare in direzione del dormitorio. Logan lo accompagnò fin nei dintorni dell'Anagrafe.

« Dico sul serio Charles, » gli disse Logan prima di continuare per la sua strada, all'incrocio con il condotto che conduceva all'Epidauro, « Raven non è più una bambina. E' una giovane donna e adesso può cavarsela da sola. E' bene avere amici all'interno dell'Alveare, ma stare così uniti porterà guai a entrambi. Le associazioni, anche tra famigliari, non sono mai ben viste dalla Regina. »
Charles non rispose. Si limitò a un cenno del capo per salutarlo e gli volse le spalle.