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That's what the ocean can know of a body
Rating: NSFW
Fandom: Final Fantasy VII/Final Fantasy XIII
Relationship: Snow Villiers/Yuffie Kisaragi
Tags: Grieving, First Meeting, Getting together, Sex on the beach
Wordcount: 3500
Notes: commissione per purpleblow
Summary:
Snow e Yuffie si incontrano nelle pianure di Archylte e si mettono in viaggio insieme verso l'oceano della vita.
Excerpt:
Cominciano a sentirne l’odore ancora prima di vederlo, preceduto dalla vegetazione intorno a loro che cresce verdeggiante e fitta, dai gabbiani che volano sopra le loro teste queruli e affamati; si rivolgono sorrisi identici prima di lanciarsi come bambini in una corsa folle in mezzo all’erba alta, risate che affiorano sulle labbra ed emergono dai polmoni, i piedi che affondano prima nel terriccio e poi nella sabbia. L’oceano si apre di fronte a loro come un abbraccio crudele, grigio acciaio sotto un cielo che promette pioggia, la spiaggia bianca e ocra che si allunga da una parte e dall’altra a perdita d’occhio.
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La pianura di Archylte si stende sconfinata di fronte a Snow, apparentemente deserta, definitivamente inospitale. Quando era partito due anni prima nemmeno lui sapeva esattamente cosa aspettarsi da un ambiente così ostile, ma ormai si è abituato alle notti fredde, alle condizioni atmosferiche mutevoli, ai mostri e ai viaggiatori che di tanto in tanto incontra sul suo cammino.
L’idea del viaggio gli era venuta una mattina mentre osservava l’orizzonte, il cielo che si schiariva nella foschia che saliva dal mare. Non c’è più niente per me in questo mondo, aveva pensato. Aveva detto a tutti che un eroe come lui non poteva rimanersene con le mani in mano, in attesa che le avventure gli cadessero in grembo; aveva detto a tutti che quella città ormai gli andava stretta, che nessuno aveva più bisogno di lui.
Era partito senza guardarsi indietro. La solitudine di quei primi giorni era stata un sollievo, all’inizio, dove nessuno gli chiedeva come stava e come la stava prendendo e se aveva bisogno di qualcosa; ben presto era diventata opprimente, quando aveva cominciato a sentire la mancanza dei suoi amici. Adesso sono le stelle a fargli compagnia, occhi freddi e distanti che lo osservano da un altro mondo.
Ha smesso di chiedersi tanto tempo fa se qualcun altro lo stava guardando da lassù; anche se fosse, non sarebbe mai tornata indietro.
Come ogni notte, Snow si inoltra in una delle fitte macchie di vegetazione che si spacciano per foreste in quella zona, accende il fuoco e mette ad arrostire il risultato delle sue fatiche: oggi le sue trappole hanno catturato due giovani lepri, dalle pellicce tinte di bianco. L’inverno comincia a farsi sentire; presto dovrà spostarsi verso le montagne, dove è più facile trovare riparo per la notte, invece che rimanere allo scoperto nel bel mezzo delle pianure.
Un rametto si spezza nell’oscurità. Snow si irrigidisce, immediatamente sulla difensiva; afferra il coltello che ha usato per spellare le lepri e si prepara ad affrontare qualunque sia la bestia che si nasconde nei cespugli.
“Ma come siamo nervosi,” una voce femminile interrompe il silenzio. Dalla zona d’ombra emerge una ragazza minuta coi capelli scuri tagliati all’altezza del mento, le mani sollevate nell’universale gesto di resa. L’effetto è rovinato dall’enorme shuriken che sembra trasportare a spalla senza il minimo sforzo e dal modo in cui i suoi piedi non fanno rumore sul suolo ghiaioso.
Prima che Snow possa dirle qualcosa, la ragazza entra nel perimetro dell’accampamento e lascia cadere la bisaccia e la voluminosa arma al suolo, poi si accovaccia di fianco al fuoco come se fosse a casa sua. “Mmm. Ci voleva proprio. Mi si stavano per congelare le chiappe. Allora, che ci fai da queste parti?”
Snow la fissa esterrefatto, un sopracciglio alzato. “Potrei chiederti la stessa cosa. Non mi sembra che tu sia particolarmente equipaggiata per attraversare le pianure,” osserva, squadrandola da testa a piedi. I suoi abiti sono coperti di polvere e di fango, decisamente troppo leggeri per il clima di Archylte.
“Queste pianure non sono niente per la ninja più valorosa di tutta Wutai,” ribatte lei, altezzosa, continuando a sfregarsi le mani di fronte alle fiamme. “Che poi sarei io. Il mio nome è Yuffie, grazie tante per avermelo chiesto.”
Interdetto, Snow non può fare a meno di sbuffare una risata e di scuotere la testa. “Io sono Snow.”
“Molto piacere, Snow. Non hai risposto alla mia domanda.”
Snow risponde con un’alzata di spalle. “Potresti dire che vivo qui,” aggiunge. Toglie le lepri dal fuoco per controllarne la cottura; l’esterno della carne è bene abbrustolito, caramellato in un sottile strato di grasso.
“Fico. La mangi tutta, quella?”
Snow alza gli occhi e vede lo sguardo famelico di Yuffie, il suo sorriso sfrontato. Non aveva certo pianificato di condividere il suo pasto, ma Yuffie chiaramente si trova in difficoltà—anche se ha l’impressione che la ragazzina preferirebbe ingoiarsi l’enorme shuriken che si porta appresso piuttosto che ammetterlo ad alta voce. Con un sospiro, le lancia uno dei pezzi di carne; lei lo acchiappa senza sforzo con un sorriso smagliante, prima di affondare i denti nel cibo.
Mangiano in silenzio per qualche minuto, il crepitio del fuoco e il verso di qualche uccello notturno, il vento che muove le fronde degli alberi gli unici rumori a riempire le loro orecchie.
“Spero che tu non voglia chiacchierare perché sono stanca morta e voglio solo dormire,” annuncia Yuffie una volta finito di spolpare la piccola carcassa.
“Fai pure,” risponde Snow, senza riuscire a reprimere un’espressione divertita. “Mi sarebbe piaciuto sapere cosa ci fai tu in queste lande desolate, così male in arnese, ma non ti costringerò a rimanere sveglia più del necessario.”
“Posso sempre raccontartelo a colazione.”
Srotolano i loro giacigli su lati opposti del fuoco e si preparano a passare la notte. Snow sa già che non dormirà; per quanto imbranata e chiacchierona, Yuffie sembra una ragazza pericolosa. Nonostante l’atteggiamento amichevole, il modo in cui si muove tradisce il serio addestramento che ha ricevuto; Snow non ha intenzione di abbassare la guardia.
Quando lancia un’occhiata verso la ragazza, la vede sdraiata con la schiena verso il fuoco, arrotolata come una virgola intorno alla sua bisaccia, apparentemente già nel mondo dei sogni. Snow chiude gli occhi e si concentra sui rumori nell’oscurità.
La notte passa abbastanza tranquilla, eccezion fatta per qualche volpe curiosa attratta dagli avanzi del loro pasto, ma che non osa avvicinarsi troppo alle braci ancora fiammeggianti. Un’ora prima dell’alba, Snow percepisce dei movimenti dall’altro capo dell’accampamento. Socchiude un occhio, e vede Yuffie frugare in una delle borse in cui Snow tiene gli attrezzi da caccia. È più silenziosa di una lince nella neve; se non fosse che l’ha appena beccata a derubarlo, sarebbe quasi impressionato.
Si alza dal proprio giaciglio e le si avvicina alle spalle senza fare rumore, prima di schiarirsi la voce. “Stai cercando qualcosa?”
Yuffie non sobbalza. Si gira verso di lui con la borsa ancora tra le mani, un sorriso conciliatorio sulle labbra. “Oops! Stavo cercando della Materia. Sai, è per questo che sono venuta qui sulle pianure di Archylte! Volevi saperlo, no?”
“Capita di trovarne sulle montagne,” Snow risponde. “Dubito fortemente che ne troverai nella mia borsa da caccia.”
“Valeva la pena tentare. Amici come prima?”
Dovrebbe essere arrabbiato. Dovrebbe cercare di spaventarla, di allontanarla—ma qualcosa nell’atteggiamento di Yuffie lo fa sorridere. “Sai che hai proprio una bella faccia tosta?”
“Me lo dicono tutti.” Il sorriso di Yuffie si allarga. Gli lancia la borsa e corre via, raccogliendo la sua roba in fretta e furia. “Grazie per la cena, scusami tanto ma devo proprio andare! Magari ci si ribecca in zona, ho intenzione di setacciare questo posto in lungo e in largo. Se c’è della Materia la troverò!”
Sparisce nel folto della foresta prima che Snow possa dirle qualcosa. Non per la prima volta, si ritrova a scuotere la testa, incredulo e non interamente sicuro di non essersi immaginato tutto.
*
L’inverno è particolarmente rigido quest’anno. Più di una volta Snow si ritrova a dover aiutare qualche carovana disorientata finita accidentalmente sulle montagne dopo che le tempeste di neve le avevano spinte lontano dal tracciato.
Le alture che delimitano le pianure di Archylte in realtà sono montagne solo nel senso che sovrastano la piattezza che le circonda; sono formazioni rocciose piene di anfratti e grotte popolate di creature pericolose—ma d’inverno sono anche l’unica protezione contro il clima angusto e le violente nevicate.
Scendendo dal pendio, Snow prova sempre un po’ impressione per la veduta circostante; le pianure sembrano ancora più piatte e vaste, ancora più desolate. In lontananza una nebbia leggera suggerisce la presenza del mare.
Un acuto senso di nostalgia gli scalda lo stomaco. Magari potrebbe rimettersi in viaggio verso la costa, questa primavera. È rimasto via abbastanza a lungo; forse è il momento di tornare.
Un ruggito spaventoso seguito da un urlo di donna, proveniente da una delle caverne poco più avanti lungo il pendio, lo distoglie dai suoi pensieri. Sta correndo in direzione del rumore ancor prima di avere il tempo di pensare a una strategia; non c’è tempo di riflettere quando c’è in gioco la vita di qualcuno.
L’odore pungente di Behemoth gli assale le narici già a qualche metro dall’entrata. La creatura che gli si para davanti è uno degli esemplari più grossi che abbia mai visto, con enormi corna ricurve, giganteschi artigli affilati e lunghe zanne appuntite. Non vede Snow arrivare, all’inizio: il mostro è troppo impegnato a cercare di schiacciare una piccola figura scattante che gli gira intorno, lanciando assordanti ruggiti di rabbia e di dolore ogni volta che gli sfugge.
Ha un voluminoso shuriken incastrato tra le corna.
“Ciao Snow! Te l’avevo detto che ci saremmo visti in zona!” saluta Yuffie a gran voce sventolando un braccio nella sua direzione. Il Behemoth tenta di strapparglielo con le zanne, ma lei salta via e gli lancia una serie di shuriken più piccoli che aveva nascosti da qualche parte. Il mostro emette un altro ruggito.
“Sei impazzita? Cosa sei venuta a fare nella tana di un Behemoth?” Snow le urla in risposta. Il rumore attira l’attenzione del mostro; a sua volta è costretto a evitare uno dei suoi attacchi.
“Te l’ho detto, sto cercando Materia! Speravo di riuscire a prenderla mentre questo ragazzone era ancora in letargo, ma sono scivolata su un sasso e si è svegliato—”
Il Behemoth tenta di colpirla con una violenta sferzata della coda, e Yuffie caccia un urlo quando per un pelo evita di prenderla in pieno. “Vacci piano! Come facciamo a tirare giù questo coso?”
Snow impreca sottovoce, assesta un colpo sul muso del mostro quando tenta di attaccarlo con le zanne. “Ho un’idea, ma devi distrarlo. Ho bisogno di arrivargli sulla schiena.”
“Come no! Consideralo fatto. Sono o non sono la più valorosa ninja del Wutai?”
“Come ti pare,” borbotta Snow, lanciandosi tra le zampacce del Behemoth. Si arrampica su per uno dei quarti posteriori e si mette a scalare il dorso poderoso della creatura.
Il mostro si dimena sotto di lui, cercando di evitare gli attacchi di Yuffie e cercando di farla a pezzi con tutte le sue forze, ma non è la prima volta che Snow affronta uno di questi affari in questo modo. Si mette a cavalcioni sulle spalle della creatura, stringendo le gambe intorno al suo collo per assicurarsi un punto d’appoggio, e sferra un colpo alla base del cranio.
Con un ultimo ruggito di agonia, il Behemoth si accascia a terra.
“Be’, è stato un giochetto da ragazzi.” Yuffie si china sul cadavere della bestia ed estrae lo shuriken dalla sua fronte con un’espressione disgustata. “Sei stato carino ad aiutarmi ma non ce n’era davvero bisogno. Avevo la situazione completamente sotto controllo.”
“Certo. I tagli e le contusioni sono una scelta estetica?”
“Che battaglia sarebbe senza qualche cicatrice? Comunque non è niente di che. Qualche graffio. Una caviglia slogata.”
Snow sospira. “Se vuoi ho un kit di primo soccorso nella bisaccia. Ti fascio quella caviglia almeno, così non rischi di rotolare a valle quando cammini giù per il pendio.”
“Mi sarei accontentata di un invito a cena, ma se proprio insisti…”
La caverna di fianco alla tana del Behemoth è deserta, per cui decidono di accamparsi lì per la notte. Snow accende il fuoco mentre Yuffie si medica da sola i graffi e i tagli che ha sulle braccia e sull’addome. Mangiano in silenzio qualche pezzo di carne secca dalla scorta di Snow, momentaneamente troppo stanchi per parlare a causa dell’improvviso calo di adrenalina.
La caviglia di Yuffie non è veramente slogata, ha preso solo una brutta storta. Come promesso, Snow la fascia con cura, stringendo le bende quanto basta per mantenere l’articolazione rigida, ma non fino a impedirle il movimento.
“Ma veramente ci vivi in questo postaccio?” Yuffie chiede, osservando i suoi movimenti.
“Ci ho vissuto per gli ultimi due anni. Non è così male. Stavo a Bodhum prima ma—” Il ricordo di Serah gli invade la mente improvviso come una pugnalata. “Sono successe cose, avevo bisogno di cambiare aria.”
Il sorriso di Yuffie diventa malizioso. “L’hai combinata grossa, eh? Cosa sei, un ricercato?”
“No. La mia ragazza è morta,” Snow le risponde, la mascella rigida e i denti stretti, gli occhi fissi su quello che sta facendo.
“O-oh.” L’incertezza nella voce di Yuffie è nuova. “Mi dispiace. Non pensavo che fosse per una cosa del genere.”
“Figurati, non potevi saperlo. Sto bene, adesso. Sono passati quasi due anni.” Non sente più quel bruciore agli occhi, quella voglia di spezzare un tronco con un pugno, quella rabbia che lo aveva accompagnato per così tanto a lungo che per un po’ non aveva conosciuto nessun’altra emozione.
Poi un giorno come tanti altri, senza nessun preavviso, se n’era fatto una ragione. Serah era morta. Snow continuava a vivere.
“Tu invece cosa ci fai così lontano da Wutai?”
“Oh, sono scappata. Mio padre voleva che la governassi dopo la sua morte, ma quella vita non fa per me. Non so se ci sei mai stato, ma adesso Wutai è una trappola per turisti. Sognavo di riportarla al suo antico splendore, ma— non so, è come se la mia vita avesse smesso di avere senso. Mi piace andare a caccia di Materia, per cui continuo a farlo, anche se non ha uno scopo preciso.” Yuffie fa spallucce, forse per stemperare quell’improvviso fiume di oneste confessioni. “Forse sono strana e basta. Ci starebbe.”
“No, non sei strana, anche io mi sento un po’ così adesso. Serah era tutto per me. Dopo la sua morte è come se avessi smesso di sapere chi fossi. Ma so che mi piace andare per avventure, so che mi piace aiutare le persone che ne hanno bisogno. Per cui continuo a farlo, anche se non ha uno scopo preciso.”
Yuffie sorride al ripetersi delle sue parole.
*
Invece di andare ognuno per la sua strada, dopo quella notte Snow e Yuffie si ritrovano a viaggiare insieme in direzione della costa, oltre le pianure. A Snow manca l’aria salmastra dell’oceano, anche se non si sente ancora pronto a tornare a Bodhum; Yuffie semplicemente non ha mai visto il mare.
“Non su Pulse, almeno. Mi sono stufata di questo piattume.”
Snow scopre che non gli dispiace avere una compagna di viaggio dopo tutto quel tempo passato per conto suo, anche se lo trova strano. Per la prima volta in due anni gli sembra di avere un obiettivo, dopo tutto quel vagare senza meta.
Yuffie è ben disposta a fare la sua parte nel procurare cibo e nel cercare legna per il fuoco, rendendo ogni attività una piccola sfida. La scintilla di competizione brilla nei suoi occhi ogni volta che Snow cede alle sue provocazioni.
A volte, quando vittoriosa gli sventola la selvaggina sotto al naso con aria trionfante, Yuffie non può fare a meno di vantarsi: “Cosa avresti fatto senza di me? Avresti sofferto la fame e ti saresti annoiato a morte!” salvo per imbronciarsi, irritata, quando Snow le fa notare che quella che sembra divertirsi è soprattutto lei.
“Non dire sciocchezze. Ti sto solo facendo un favore!”
Litigano e discutono e bisticciano su qualunque cosa - sulla direzione da prendere, sull’andatura da tenere, sul numero di pause da fare - ma alla fine della giornata si siedono insieme intorno al fuoco e mangiano e ridono mentre le braci si spengono.
“Cosa hai intenzione di fare una volta arrivata al mare?” Snow le chiede una sera, mentre sono sdraiati sui loro giacigli.
Yuffie si gira su un fianco, puntellandosi su un gomito, un’espressione pensierosa. “Una nuotata probabilmente. Per il resto, lo saprò quando ci arriverò. Tu?”
Snow si stringe nelle spalle. “Idem. Magari andrò verso il porto.”
“Mi dispiacerà non vedere più il tuo bel faccino, ormai mi ci sono affezionata,” dice lei, con un sorrisetto.
Lui le sorride di rimando, poi si porta una mano al petto con un sussulto esagerato, simulando un dolore improvviso. “Pensavo che ti importasse di me! Mi stai dicendo che mi consideri solo un bel faccino? Un pezzo di carne?”
“Sei un bel pezzo di carne, se ti può consolare.” Solleva gli occhi al cielo. “Non fare tanto il melodrammatico, ti ho visto l’altro giorno che mi guardavi il sedere mentre stendevo i materassi.”
“Non so di cosa tu stia parlando, stavo ammirando il panorama.”
“Quale panorama? È tutto piatto!”
“Piatto non è proprio la parola a cui stavo pensando…”
Con una risata imbarazzata Yuffie lo colpisce con il cuscino.
Gli ultimi giorni di viaggio trascorrono tranquilli, con una patina di malinconia e di incertezza a rivestire ogni loro interazione; l’implicita possibilità di separarsi pesa greve e spiacevole sulle loro spalle. Snow si morde la lingua ogni volta che la tentazione di chiederle di restare con lui prende forma nella sua bocca, con il timore di rovinare tutto con delle pretese non benvenute.
Cominciano a sentirne l’odore ancora prima di vederlo, preceduto dalla vegetazione intorno a loro che cresce verdeggiante e fitta, dai gabbiani che volano sopra le loro teste queruli e affamati; si rivolgono sorrisi identici prima di lanciarsi come bambini in una corsa folle in mezzo all’erba alta, risate che affiorano sulle labbra ed emergono dai polmoni, i piedi che affondano prima nel terriccio e poi nella sabbia. L’oceano si apre di fronte a loro come un abbraccio crudele, grigio acciaio sotto un cielo che promette pioggia, la spiaggia bianca e ocra che si allunga da una parte e dall’altra a perdita d’occhio.
Lasciano cadere le bisacce, zavorra inutile in una gara senza esclusione di colpi; Yuffie più agile e leggera passa rapidamente in testa. Snow scatta in avanti con tutto il corpo e le si getta addosso. Atterrano sul bagnasciuga con uno strillo divertito, risate senza fiato mentre si stringono l’uno all’altra. Il loro primo bacio è appesantito dai vestiti infradiciati.
Si spogliano sulla sabbia bagnata, i loro corpi che scivolano uno contro l’altro nell’acqua salata, un senso di urgenza che l’oceano ghiacciato non è in grado di spegnere. Snow la bacia sul collo e sui seni morbidi, accarezza la pelle liscia dei suoi fianchi, afferra la carne soda del suo sedere; le mani di lei si avvinghiano intorno alle ciocche dei suoi capelli troppo cresciuti. Il ventre di Yuffie è levigato e muscoloso sotto le sue labbra; il sapore che sente sulla lingua quando la lecca tra le gambe è salato come il mare che li circonda e caldo come lei.
Yuffie lo spinge sulla schiena all’improvviso, arrampicandosi a cavalcioni sul suo corpo, le ginocchia strette intorno ai suoi fianchi e lo stesso sorriso che Snow le ha visto più e più volte nei giorni scorsi, ogni volta che vinceva una delle loro piccole sfide. Si china per baciarlo profondamente, mentre con le mani gli accarezza i pettorali e l’addome. Le dita affusolate di lei si avvolgono intorno alla sua erezione e Snow non riesce a trattenere un gemito.
Affonda dentro di lei un centimetro alla volta, così lentamente da fargli venire le vertigini; non può fare altro che appoggiare le mani sui fianchi di Yuffie, osservare il suo corpo snello muoversi sopra di lui, la pienezza dei suoi seni che oscillano gentilmente a ogni spinta, la curva della sua gola mentre getta indietro la testa, gli occhi chiusi in quello che spera sia lo stesso piacere che brucia nel suo inguine.
L’autocontrollo di Snow va scemando a ogni rotazione del bacino di lei, a ogni contrazione delle sue cosce; ancora una volta ribalta le loro posizioni, preme il proprio corpo contro quello di Yuffie, come se volesse cancellare ogni ostacolo tra di loro. Lei gli getta le braccia intorno al collo, gli preme la fronte contro la spalla; Snow sente il suo respiro umido e affannoso contro la pelle, un brivido che gli scende lungo la schiena. I suoi movimenti si fanno sempre più convulsi e concitati.
Con un pollice tremante accarezza il punto dove sono congiunti, dove i nervi sono più sensibili, e Yuffie viene con un singhiozzo soffocato, il suono di qualcuno che riaffiora in superficie dopo aver rischiato l’annegamento, e il nome di Snow sulle labbra. L’orgasmo di Snow ha il suono della marea e il colore della spuma dell’oceano, l’odore della pelle di Yuffie, soffice e fragrante sotto la sua guancia, il sapore delle sue labbra.
Si rialzano su gambe molli e passi incespicanti, il braccio di lei intorno alla vita di lui e quello di lui intorno alle spalle di lei, ancora senza fiato, ancora stupiti e sconvolti e soddisfatti.
La notte li trova ancora nudi e in braccio l’una all’altro, accoccolati accanto al falò mentre i loro abiti asciugano. Yuffie disegna strani simboli con il dito sul petto di Snow, l’orecchio premuto contro il suo cuore, un leggero sorriso sulle labbra.
“Andiamo al porto insieme,” gli dice. “Saliamo su una nave e andiamo dove ci porta il vento.”
Snow alza gli occhi sull’orizzonte, sul cielo sereno che si riflette sul mare liscio come uno specchio. Vede le stelle confondersi con le scintille del fuoco, un tremolio caldo come una melodia. Stringe Yuffie a sé e sorride.