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somewhatclear2014-12-08 07:21 pm
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#4 Droppers in Chicago
Title: Droppers in Chicago
Fandom: Original
Pairing: none
Rating: Safe
Warning: murder
Wordcount: 4063
Note: partecipa a #WRPG @
maridichallenge come RP della quarta settimana (crossposted)
Summary: "Chiedo scusa," esordì Ilya, che come Axell aveva seguito la discussione tra i due esperti di viaggio del tempo con un'espressione leggermente vuota. Era una leggera consolazione sapere di non essere l'unico che non aveva capito un cazzo dell'intera discussione, senza doversi giustificare con un basso QI, il freddo e il dopo-sbronza. "Pensavo che il nome del nostro obiettivo fosse John Anderson."

"- potevano vederci, potevano sentirti, hai idea di che razza di-"
"- era Anderson, era lui per forza, cosa avrei dovuto fare, lasciarlo-"
"- è una fottuta Glock, hai idea di quanto sia delicato l'equilibrio delle linee temporali -"
"- mi hanno pagato per farlo fuori non per invitarlo fuori a cena -"
"Adesso basta." li interruppe Axell, sovrastando le loro voci con tono fermo. Ilya ed Evelyn sobbalzarono, ed ebbero la buona grazia di avere un'aria imbarazzata, nonostante fossero ancora chiaramente scazzati l'uno con l'altra.
Li avrebbe lasciati litigare finché non avessero sbollito, ma Ilya in un certo senso aveva ragione: Anderson era scappato, e loro avevano mancato una possibilità di portare a termine la loro missione. Non avevano tempo di litigare.
Era successo tutto talmente in fretta; un minuto prima si stavano dirigendo verso Mike Turner con passo tranquillo, e il minuto successivo Ilya e Evelyn stavano litigando, ringhiandosi addosso con quel tono di voce di chi si stava trattenendo a sento dall'urlare a pieni polmoni, la pistola di Ilya abbandonata nella neve ai suoi piedi ed Evelyn pallida come qualcuno che aveva appena visto un fantasma.
"Avete un minuto per chiarirvi come delle persone civili," stabilì Axell, conciliante. "Cosa diavolo è successo?"
"E' successo che Anderson è spuntato da dietro un fottuto passante, avevo una traiettoria pulita, e questa stronza mi ha tirato un calcio e mi ha fatto cadere la pistola," sbottò Ilya, chinandosi a raccogliere l'arma ed esaminandola. "E' un miracolo che non sia partito un colpo accidentale, avevo già tolto la sicura."
"Non puoi semplicemente tirare fuori una pistola e sparare, quando sei in una differente linea temporale," sibilò Evelyn stringendo i denti. "L'utilizzo di armi da fuoco anacronistiche è permesso solamente da lunghe distanze, e solo se la posizione di tiro garantisce una completa copertura da testimoni accidentali. Ergo, là dove non volano le aquile, cervellodicacca."
"Cazzarola donna mia, ci hai scritto un libro di testo?"
"Non scherzarci su tanto, potresti essere più vicino alla verità di quanto non credi."
"Ho detto basta," li fermò di nuovo, prima che ricominciassero a litigare.
"La signorina non ha tutti i torti, però," obiettò una voce poco dietro di lui.
Axell si girò, e si ritrovò Mike Turner a un palmo di naso. Era un uomo basso e robusto, con capelli color topo e un sorriso che non gli illuminava il viso. Avvolto in un pesante cappotto e con le estremità del naso e le guance rosse per il freddo, aveva un'aria ancora meno entusiasta di quanto ce ne avesse nelle fotografie che Axell aveva visto di lui.
"Turner," esclamò Ilya, totalmente preso alla sprovvista.
"Professor Turner, veramente, ma potete chiamarmi Mike," replicò Mike Turner. "Ho ragione a credere che voi siate la squadra che miss Hatrick ha mandato in mio supporto? Che ci siano inglesi a San Pietroburgo è un caso; che parlino di viaggio nel tempo è una coincidenza; ma che sappiano anche chi sono, direi che è una prova schiacciante."
"O il preambolo di un'azione ostile," sorrise Axell, stringendogli la mano. "Axell Toft. La signorina è Evelyn Hutchcraft e l'imbranato è Ilya Kosmov. Non fare quella faccia, Ilya, non è attraente."
"Professor Turner," cominciò Evelyn, dopo che ebbero terminato di fare presentazioni. "So che la domanda potrebbe risultare invasiva, dal momento che almeno in teoria non è necessaria al nostro lavoro, ma ho bisogno di sapere perché sta compiendo questo viaggio, e perché secondo lei la stanno seguendo."
Axell la guardò. Nonostante avesse passato l'ultimo quarto d'ora a sussurrare-strillare addosso ad Ilya, era ancora pallida e sconvolta, ma stava facendo del suo meglio per apparire decisa e determinata.
"Non è niente di segreto. Be', non per quelli che sanno dell'esistenza della possibiltà di viaggiare nel tempo, per lo meno,"spiegò Mike, ma abbassò comunque la voce prima di continuare. "Maddalena Hatrick sta cercando di espandere il suo monopolio non solo orizzontalmente sul territorio, ma anche verticalmente, per così dire.
"Viaggiare nel tempo senza una base di coordinamento è piuttosto complicato per una serie di motivi - niente soldi, niente vestiti dell'epoca adatta, nessun posto in cui rifugiarsi - per cui creare una sorta di, uh, rete di edifici sicuri è sembrata una buona idea, come punto di partenza. Il mio compito è fare una specie di ricerca preliminare, e decidere quali zone di certe città strategiche in punti fissi della storia sono più adatti a ospitare questo tipo di edificio."
"E' un'ottima idea," confermò Ilya, ficcandosi le mani in tasca con aria scocciata. "Se non fosse che per un puro caso conosco la lingua, a quest'ora saremmo morti congelati sulla riva della Mojka."
"Per quanto riguarda il tizio che mi sta inseguendo, be'," continuò Turner imperterrito, come se non fosse stato interrotto. "Mi sono accorto di questo tale mentre stavo parlando con una deliziosa signora londinese che stava giusto lagnandosi dei suoi attuali inquilini, e ho fatto un colpo di telefono a Maddalena per informarla. Non sono sicuro dell'identità di costui, temo."
"Quindi il nome John Anderson non le dice niente?"
"Temo proprio di no."
Evelyn si morse un labbro. "Ha mai sentito parlare di un certo Adam Goodwin?"
Mike Turner si irrigidì. "Lei come conosce quel nome?"
L'espressione di Evelyn si indurì. "Potrei farle la stessa domanda."
Turner sembrò sprofondare nel proprio cappotto, prima di rispondere. "Il viaggio nel tempo è ancora una scienza non esatta. Non sappiamo quasi nulla delle specifiche di come i cronotoni influenzino la realtà. Il cosiddetto butterfly-effect è ancora tutto da provare," disse Mike. Prese un respiro e chiuse gli occhi. "Io sono un professore di fisica. Il viaggio nel tempo nella nostra facoltà è ancora praticamente fantascienza, ma dentro di me sapevo che era possibile; avevo solo bisogno di una spintarella nella direzione giusta, sapete?" Distolse lo sguardo. "Un giorno la spintarella arrivò."
"Adam Goodwin," indovinò Evelyn, uno sguardo di divertito digusto.
"Adam Goodwin," confermò Turner. "Non l'ho mai visto in volto, faceva sempre arrivare una serie di e-mail al nostro team con delle piccole nozioni sui cronotoni, e ogni test che portavamo a termine aveva successo. Quando siamo riusciti a portare il primo viaggio nel tempo, io e Ches e potevamo credere a stento ai nostri occhi." Tacque, apparentemente a disagio.
Il silenzio che cadde sul gruppetto era leggermente teso. Poi Evelyn si coprì il viso con le mani e scoppiò a ridere, una risata amara e senza gioia.
"Non posso crederci. Anni e anni e anni di precauzioni contro i paradossi, e nessuno che si è mai accorto che l'esistenza della disciplina stessa è il più grande paradosso di tutti i tempi," esclamò Evelyn. "Non sono sicura di voler esplorare le implicazioni di questa nozione contro la regola generale dell'esistenza in sè."
"Chiedo scusa," esordì Ilya, che come Axell aveva seguito la discussione tra i due esperti di viaggio del tempo con un'espressione leggermente vuota. Era una leggera consolazione sapere di non essere l'unico che non aveva capito un cazzo dell'intera discussione, senza doversi giustificare con un basso QI, il freddo e il dopo-sbronza. "Pensavo che il nome del nostro obiettivo fosse John Anderson."
"Anche io lo pensavo," disse Evelyn, ancora strofinandosi gli occhi. Aveva un'aria terribilmente stanca tutta d'un colpo. "Finchè non ho visto il bastardo in faccia. Il nostro uomo si chiama Adam Goodwin, ed è la pila di sterco di cammello più maleodorante che tu possa avere la sfortuna di trovarti sotto il naso."
"Un'immagine affascinante, splendore," commentò Axell. "Ma non molto informativa."
Fu così che il proverbiale barattolo di vermi venne scoperchiato.
Evelyn Hutchcraft, fino a cinque minuti prima solo una donna intelligente e capace, membro del sottobosco criminale della città agli occhi di Axell, era in realtà una brillante studentessa dell'Accademia di Viaggio Temporale dell'Università di New York, che apparentemente è una cosa che esiste, nel 2240 e rotti. Aveva un impressionante addestramento di livello militare, una specializzazione in Storia della Criminalità Organizzata in corso, e una tesi sul clan di Wonderland da portare a termine.
"Sapevamo che pochi mesi dopo la morte di Lewis Wonderland c'era stato un rapido susseguirsi di leader deboli, ma non sapevamo esattamente le dinamiche dei vari omicidi," spiegò Evelyn. "Io e Adam dovevamo osservare gli avvenimenti e tornare nel nostro presente per scrivere le tesi, ma poi Adam è rimasto coinvolto nella sparatoria, e-" fece un gesto di impotenza.
"La sparatoria? Quella in cui Pillar ci ha rimesso la pelle?" chiese Axell.
Axell conosceva la storia; Lewis Wonderland era un vecchio amico di suo padre, e i Toft erano alleati del clan da tempo immemore, anche se non si erano mai uniti formalmente. Dopo la morte di Lewis, Pillar aveva tentato di prendere le redini del suo impero che si andava disgregando, ma qualcuno aveva disseppellito vecchi rancori e lo avevano fatto fuori. Anche White dopo di lui non era durato molto, ma la storia della sua morte era celebre quasi quanto quella della donna che aveva preso il suo posto: Maddalena Hatrick.
"Pensavo che Adam fosse rimasto coinvolto. Io avevo il Tracker e lui il Jumper, e si era avvicinato al sito dell'omicidio per vedere più da vicino, e improvvisamente l'ho perso," concluse Evelyn. "L'ho creduto morto per tutti questi anni. Evidentemente, mi sbagliavo."
----
Era troppo presto perché il locale fosse già pieno di avventori, ma Evelyn onestamente ne era piuttosto contenta. La folla a volte aiutava con la copertura, ma al momento non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo umore.
Vedere Adam l'aveva turbata. Aveva passato sei anni a rifarsi una vita, gettandosi in un lavoro che non era davvero il suo, nonostante ne avesse l'addestramento, solo per non pensare alla fine che aveva fatto il suo partner, e adesso aveva scoperto che il Jumper non era sparito dal radar perché Adam era morto, ma semplicemente perché lui se n'era andato senza di lei.
Erano sempre stati molto legati; avevano seguito tutti i corsi accademici insieme, compreso l'addestramento militare; erano stati l'uno la spalla dell'altro in una serie innumerevole di viaggi nel tempo. Che cosa era successo perché le cose cambiassero così radicalmente? Aveva sempre creduto che fossero sulla stessa linea d'onda, ma evidentemente si era sbagliata di grosso.
Non che avesse molta importanza. Da lì a qualche ora, sarebbe tutto finito.
Mancava solo mezz'ora all'appuntamento con Turner; prima di lasciare San Pietroburgo, Mike aveva riprogrammato il loro Time Jumper perché li facesse arrivare alla tappa successiva - Chicago 1926 - qualche ora prima del previsto, in modo che potessero mettere a punto l'agguato per Adam.
Quando aveva detto loro che aveva una safehouse già attiva a Chicago, Evelyn si era immaginata una cantina spoglia e piena di robaccia. Invece si erano trovati in un accogliente e spazioso appartamento, in uno dei quartieri periferici di Chicago, dalle case basse e un vicinato all'apparenza tranquillo. Sarebbe stato impossibile dire che proprio sotto i locali della safehouse prendeva vita una delle speakeasy più famose della zona.
"Come ti senti?" chiese Axell dal nulla, sedendosi al tavolino di fianco a lei.
"Stanca morta, ma per il resto bene. Non vedo l'ora di fare fuori quel bastardo e farla finita con questo lavoro di merda," borbottò lei, accarezzando il peso della pistola che aveva scelto da portarsi dietro. Era molto piccola, abbastanza da poter essere comodamente agganciata all'altezza della coscia senza che si notasse sotto il vestito, ma aveva fatto qualche test di precisione, e per quello che aveva in mente sarebbe andata bene.
"Avevi detto che stavi bene," la riprese Axell con un sorriso.
Evelyn sospirò. "Adam ed io abbiamo trascorso un sacco di tempo insieme. E' ovvio che non sto bene, mi sento ferita e umiliata, e mi sentirò meglio solo quando avrò sentito le motivazioni dello stronzo e quando gli avrò spaccato il naso. Meglio?"
Il sorriso di Axell si allargò. "Molto meglio. Non fa bene tenersi tutte queste cose dentro, lo sai?"
Evelyn sbuffò e riprese a giocherellare con l'orlo della gonna.
"Quel vestito ti sta molto bene," commentò Axell, dal nulla.
Il vestito che Evelyn aveva scelto - dall'enorme armadio a loro disposizione nella safehouse - era leggero e svolazzante, senza troppa stoffa ad impedirle i movimenti, ed era di un delicato giallo paglierino. Aveva anche trovato un paio di scarpe perfettamente in tinta, uno scialle di un giallo un po' più acceso, e una manciata di collane di perle finte per completare il look. Non le importava un granchè di avere abbinamenti perfetti, ma sapeva che una ragazza del periodo avrebbe badato a dettagli del genere.
"Grazie," rispose accavallando le gambe e facendo un gesto al completo di Axell. "Vedo che anche tu hai trovato qualcosa da mettere.
Axell portava uno di quei completi con i pantaloni sotto il ginocchio, che mettevano in mostra un paio di calze a losanghe arancioni particolarmente orrende. C'era da dire che erano perfettamente coordinate con il maglione e con il cravattino che portava sotto la giacca, però.
"Non è stato facile trovare qualcosa della mia taglia, ma qualcosa sono riuscito a scovare," sorrise Axell. "Ilya stava ancora disperatamente cercando un paio di calzini da abbinare alla cravatta quando sono uscito."
"Mi auguro che a quest'ora si sia messo in posizione. Manca solo mezz'ora all'appuntamento."
"Rilassati. Era piuttosto concentrato, mentre si vestiva; credo che sia uno dei suoi modi di rilasciare la tensione. Come indossare un'armatura prima della battaglia, sai?"
"Sarà. Questa cosa di non avere nessun dispositivo di comunicazione dietro mi rende estremamente nervosa," commentò lei, giocherellando con il braccialetto che era in realtà il suo AR camuffato; era spento, perché avevano deciso di disattivare ogni tipo di dispositivo elettronico, nel caso Adam avesse addosso qualche tipo di Tracker in grado di rintracciarli. Era così che li aveva evitati la prima volta; non l'avrebbero lasciato sfuggire di nuovo.
"Se è per questo a me non rende tranquillo il fatto che tu abbia lasciato un pivello come Ilya a fare damage-control sul tetto," mormorò Axell.
Evelyn si accigliò. Mentre discutevano del piano, era saltato fuori che Ilya non aveva mai ricevuto un addestramento formale; faceva il cecchino perché qualcuno nell'ambiente l'aveva letteralmente portato nel suo cortile di casa a fare pratica dopo aver notato che aveva una mira decente a freccette.
"Te l'ho già detto; nel momento in cui Adam avrà il Time Jumper disattivato, cercherà di scappare. Per quanto mi costi ammetterlo, io non sono in grado di fermare un uomo della stazza di Adam da sola, e dubito che Ilya in una situazione del genere sarebbe molto d'aiuto. Anche se riuscissimo a sparargli alle rotule. Fine della discussione," tagliò corto Evelyn. Axell si accigliò, ma lei lo ignorò. "Ammetto di non conoscerlo; ma se Maddalena lo ha assunto per un lavoro del genere, non è difficile credere che sia uno dei migliori cecchini in circolazione, esattamente come noi."
"Non è che non mi fidi di lui," disse Axell. "E' che non credo nel mandare sul campo qualcuno senza addestramento. Fare e saper fare sono due cose diverse. Rischia di finire malissimo, questa cosa."
"Rilassati," disse lei, facendogli il verso. "L'hai detto tu che era piuttosto concentrato, giusto?"
Caddero in un silenzio teso, lasciandosi sommergere dal chiacchiericcio sommesso e dalla musica intorno a loro, mentre entravano nel giusto mind-set per affrontare la missione. Era tutto o niente; non potevano più fallire. Evelyn sentiva il sapore dell'omicidio incombente sulla lingua, sapendo che Adam si era lasciato sfuggire Turner due volte, ma non si sarebbe fatto fregare una terza volta. Questa volta era il loro fallimento contro quello di Adam, non avevano più margine d'errore.
Mike Turner scivolò all'interno del locale avvolto in un completo scuro a righine ed un fedora calcato in testa, emanando un'aria così palese di illegalità che Evelyn poteva quasi annusarla; era chiaro che Maddalena in questa particolare timezone era riuscita ad estendere la sua influenza. Dietro di lui, silenzioso come un'ombra, Adam era molto più visibile, perfettamente integrato nel gruppetto di uomini con cui era entrato nel locale, in un completo grigio chiaro e gilet abbinato doppiopetto.
"Sono qui," mormorò Evelyn, toccando Axell sul gomito per attirare la sua attenzione. "Non credo che ci abbiano ancora visto, però. Dobbiamo agire in fretta."
"Li ho visti," rispose Axell, lisciandosi la giacca con nonchalance. "Adam è quello che sembra uscito da Il grande Gatsby?"
Evelyn non gli rispose. Si alzò per avvicinarsi, confondendosi con un gruppetto di ragazze che si stavano scambiando una bottiglia di liquore in un coro di ridolini, e si infilò una mano sotto la gonna, sfilando la pistola dalla fondina.
Adam si muoveva nella folla come se avesse tutto il tempo del mondo, come uno che era perfettamente consapevole del fatto che nessuno poteva fermarlo; si mosse lentamente fino a qualche metro da Turner, poi estrasse una lucida, completamente anacronistica Jericho 941 con tanto di silenziatore dalla giacca, e alzò il braccio, scoprendo completamente il Time Jumper allacciato intorno al suo polso come un orologio.
---
Non avevano cellulari o auricolari per rimanere in contatto, ma Ilya seppe immediatamente che il piano si era messo in modo nel momento in cui, dallo speakeasy qualche piano di sotto, avevano cominciato a provenire spari e urla.
Nella strada deserta si erano improvvisamente riversate decine di persone, e il rumore stava cominciando ad attirare l'attenzione della gente. Non sarebbe stato facile individuare Adam tra tutte quelle persone che se la davano a gambe.
E poi lo vide correre in strada con una mano stretta intorno al polso destro, come una lepre ferita che si giocava il tutto e per tutto per sfuggire alla volpe, il completo grigio macchiato di sangue.
Ilya prese la mira, cominciò a contare respiri e battiti, calcolando il momento perfetto che significava il successo del colpo.
Ridotto ai minimi termini, fare il cecchino non era molto difficile. Di fatto il suo lavoro consisteva nello sparare a chi gli dicevano e incassare la ricompensa. Per quanto riguardava tutta l'abilità che c'era dietro un colpo, Ilya non sapeva quasi nulla dei dettagli tecnici che controllavano la traiettoria del proiettile; aveva imparato facendo, e con il tempo il margine di errore si era ridotto sempre di più, e finché gli portava soldi a casa, l'intero aspetto scientifico della cosa non gli interessava. L'importante era che il lavoro andasse a buon fine, giusto?
Per una frazione di secondo gli era balenata nella mente l'espressione di Axell che gli diceva che un cecchino valeva la metà del suo talento, senza un addestramento ufficiale, e il leggero disprezzo che gli aveva scurito gli occhi e arricciato il labbro.
Poi Ilya premette il grilletto e Adam cadde in mezzo alla folla come un sacco vuoto, equilibrio completamente falsato dal proiettile nella gamba.
Rimase in posizione con l'occhio incollato al mirino finché non fu raggiunto dai suoi compagni. Evelyn aveva la stessa espressione di fredda calma che Ilya aveva visto in faccia a Svetka quando si stava preparando psicologicamente a fare un sacco di male a qualcuno, e a goderne ogni singolo istante; Axell, Adam chiuso in una presa dall'aria dolorosa, aveva l'aria felice di un bambino a Natale.
Ilya sobbalzò quando Axell si voltò verso di lui e gli accennò un saluto militare, e un sorriso luminoso, leggermente diverito. Mi hai dato una lezione, sembrava che stesse dicendo. Distolse lo sguardo dal mirino, e cominciò a tirare su le sue cose.
Quando rientrò alla safehouse, Axell ed Evelyn stavano legando Adam ad una sedia. Aveva un brutto aspetto; aveva il naso insanguinato e l'elegante completo grigio perla era completamente sudicio, sporco di sangue e di fango.
"Ti sembra il modo di salutare, Eve?" biascicò Adam, il sangue che gli scorreva in bocca. "Sono così tanti anni che non ci vediamo."
"Vuoi un altro pugno? Chiedo, perché evidentemente il primo non ti è bastato," minacciò Axell con tono allegro. Controllò che i nodi fossero ben stretti e poi si mise da parte, sull'attenti, come in attesa di ordini. Ilya attraversò la stanza e si mise di fianco a lui, imitandolo.
"Bel colpo," mormorò Axel chinandosi verso di lui, mentre Evelyn si avvicinava con passo pericoloso verso Adam. "Forse ti ho sottovalutato." Ilya sorrise tra sé e sé.
"Perché?" chiese semplicemente Evelyn, ignorando il chiacchiericcio alle sue spalle.
Adam aveva un'espressione annioata. "Non è ovvio? Andiamo Evelyn, non sei così stupida. Hai sempre avuto una mente brillante, non sarei rimasto così tanto tempo al tuo fianco se avessi pensato che fossi stupida."
"Chi ti ha pagato?"
"Vedi, così cominciamo a ragionare. Non è tanto chi mi ha pagato, ma perché mi hanno pagato. Vedi, studiare la storia è molto interessante, ma fare la storia? Mi hanno pagato perché iniziassi a cambiare il mondo, ed è esattamente quello che ho fatto," si vantò Adam, un ghigno beffardo.
"Wow, ti eserciti davanti allo specchio o è tutto talento naturale?" commentò Axell a voce altissima dal suo angolino.
Evelyn lo ignorò. "Cambiare il mondo, cambiare la storia, è esattamente quello per cui abbiamo passato anni a studiare! Cosa credevi di ottenere, quando ti sei messo a creare paradossi a destra e a manca?" sbottò, gesticolando furiosamente.
"Ho creato il viaggio nel tempo, Evelyn. Hai idea di come ci senta, a filare il proprio destino?"
"Hai creato un paradosso irresolvibile! Per quello che ne sappiamo potresti aver indebolito la struttura della materia, con le tue bravate!"
"Bravate? Io lo chiamerei dare una forma al nostro destino," protestò Adam. "Sai, quella sera avevo anche pensato di farti conoscere LACHESI, ma poi hai detto una cosa della serie Oh Adam, dobbiamo rimanere nascosti, non possiamo farci vedere, e ho capito che non eri pronta. Era giunto il momento che le nostre strade si separassero, non ho potuto fare altrimenti."
"Lachesi?" chiese Evelyn, aggrottando la fronte. "Adam-"
"Lachesi è la moira che decide quanto deve essere lungo il filo della vita di ogni essere umano," sorrise Adam. "All'inizio lo stavo facendo per i soldi, sì, ma LACHESI mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che siamo fatti per cose più grandi di una manciata di fogli di carta. Siamo fatti per filare il nostro destino, Evelyn. Siamo fatti per manipolare la sto-"
Adam non finì mai la frase, perché Evelyn aveva estratto una pistola da sotto la gonna, e gli aveva sparato dritto in testa.
Nessuno si mosse.
Per alcuni secondi nella stanza l'unico suono fu il riverbero dello sparo contro le pareti spoglie della stanza. Poi Evelyn lasciò cadere la pistola, e il clamore del metallo contro le piastrelle finalmente interruppe quello strano silenzio che era caduto.
"LACHESI?" chiese Axell. "Di che cosa stava parlando?"
"LACHESI è un'organizzazione che all'avvento dei primi viaggi nel tempo si era riproposta di cambiare la storia," spiegò Evelyn con tono piatto, fissando il cadavere di Adam, quell'espressione folle ed esaltata per sempre scolpita nella sua faccia. Aveva un'aria terribilmente stanca.
"Uccidere Hitler in culla, introdurre i vaccini prima che fossero stati inventati, questo tipo di cose." Fece una pausa. "Apparentemente anche il viaggio nel tempo."
Cadde un altro silenzio.
"Be' non che abbia importanza, ormai. La buona notizia è che abbiamo portato a termine l'incarico, possiamo tornare a casa e farci pagare," continuò Evelyn, sforzandosi di suonare allegra e afferrando uno dei cellulari dal cassetto in cui li aveva lasciati. "Chiamerò Maddalena per farci dare delle nuove coordinate. Intanto voi ragazzi portate fuori la spazzatura, non vorrete appestare la casa del signor Turner."
----
EPILOGO
Alla fine aveva rifiutato il "time jumper di ultima generazione" che Maddalena le aveva offerto come pagamento. O meglio, lo aveva accettato, ma era da quando Evelyn era tornata a casa che il piccolo congegno a forma di orologio era rimasto abbandonato sul mobile in soggiorno.
Più lo fissava, e più pensava alla sua vita all'accademia, con sua madre che la chiamava tutti i giorni per sapere se aveva conosciuto qualcuno di interessante, con i professori che si aspettavano scoperte fantastiche da parte sua, e più si rendeva conto che non sarebbe mai potuta tornare indietro con la consapevolezza che la disciplina a cui aveva dedicato anima e corpo era qualcosa che andava contro i suoi stessi principi.
Sarebbe potuta tornare, oppure rimanere in un tempo che non era il suo e mai lo sarebbe stato, a fare un lavoro che in effetti era un lavoro da Moira quasi quanto quello di Adam. Una vita di solitudine.
La vibrazione del cellulare in tasca la fece sobbalzare. Si era completamente dimenticata di averlo ancora lì; ce lo aveva infilato una volta che aveva finito di cambiarsi per pura abitudine, ma in effetti non sapeva se avrebbe dovuto restituirlo di Maddalena. Era dell'equipaggiamento consegnato dalla loro datrice di lavoro, alla fine.
Lo estrasse, e vide che aveva ricevuto un messaggio:
Evelyn sorrise suo malgrado. Forse non sarebbe stata così tanto sola, adesso.

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Summary: "Chiedo scusa," esordì Ilya, che come Axell aveva seguito la discussione tra i due esperti di viaggio del tempo con un'espressione leggermente vuota. Era una leggera consolazione sapere di non essere l'unico che non aveva capito un cazzo dell'intera discussione, senza doversi giustificare con un basso QI, il freddo e il dopo-sbronza. "Pensavo che il nome del nostro obiettivo fosse John Anderson."

"- potevano vederci, potevano sentirti, hai idea di che razza di-"
"- era Anderson, era lui per forza, cosa avrei dovuto fare, lasciarlo-"
"- è una fottuta Glock, hai idea di quanto sia delicato l'equilibrio delle linee temporali -"
"- mi hanno pagato per farlo fuori non per invitarlo fuori a cena -"
"Adesso basta." li interruppe Axell, sovrastando le loro voci con tono fermo. Ilya ed Evelyn sobbalzarono, ed ebbero la buona grazia di avere un'aria imbarazzata, nonostante fossero ancora chiaramente scazzati l'uno con l'altra.
Li avrebbe lasciati litigare finché non avessero sbollito, ma Ilya in un certo senso aveva ragione: Anderson era scappato, e loro avevano mancato una possibilità di portare a termine la loro missione. Non avevano tempo di litigare.
Era successo tutto talmente in fretta; un minuto prima si stavano dirigendo verso Mike Turner con passo tranquillo, e il minuto successivo Ilya e Evelyn stavano litigando, ringhiandosi addosso con quel tono di voce di chi si stava trattenendo a sento dall'urlare a pieni polmoni, la pistola di Ilya abbandonata nella neve ai suoi piedi ed Evelyn pallida come qualcuno che aveva appena visto un fantasma.
"Avete un minuto per chiarirvi come delle persone civili," stabilì Axell, conciliante. "Cosa diavolo è successo?"
"E' successo che Anderson è spuntato da dietro un fottuto passante, avevo una traiettoria pulita, e questa stronza mi ha tirato un calcio e mi ha fatto cadere la pistola," sbottò Ilya, chinandosi a raccogliere l'arma ed esaminandola. "E' un miracolo che non sia partito un colpo accidentale, avevo già tolto la sicura."
"Non puoi semplicemente tirare fuori una pistola e sparare, quando sei in una differente linea temporale," sibilò Evelyn stringendo i denti. "L'utilizzo di armi da fuoco anacronistiche è permesso solamente da lunghe distanze, e solo se la posizione di tiro garantisce una completa copertura da testimoni accidentali. Ergo, là dove non volano le aquile, cervellodicacca."
"Cazzarola donna mia, ci hai scritto un libro di testo?"
"Non scherzarci su tanto, potresti essere più vicino alla verità di quanto non credi."
"Ho detto basta," li fermò di nuovo, prima che ricominciassero a litigare.
"La signorina non ha tutti i torti, però," obiettò una voce poco dietro di lui.
Axell si girò, e si ritrovò Mike Turner a un palmo di naso. Era un uomo basso e robusto, con capelli color topo e un sorriso che non gli illuminava il viso. Avvolto in un pesante cappotto e con le estremità del naso e le guance rosse per il freddo, aveva un'aria ancora meno entusiasta di quanto ce ne avesse nelle fotografie che Axell aveva visto di lui.
"Turner," esclamò Ilya, totalmente preso alla sprovvista.
"Professor Turner, veramente, ma potete chiamarmi Mike," replicò Mike Turner. "Ho ragione a credere che voi siate la squadra che miss Hatrick ha mandato in mio supporto? Che ci siano inglesi a San Pietroburgo è un caso; che parlino di viaggio nel tempo è una coincidenza; ma che sappiano anche chi sono, direi che è una prova schiacciante."
"O il preambolo di un'azione ostile," sorrise Axell, stringendogli la mano. "Axell Toft. La signorina è Evelyn Hutchcraft e l'imbranato è Ilya Kosmov. Non fare quella faccia, Ilya, non è attraente."
"Professor Turner," cominciò Evelyn, dopo che ebbero terminato di fare presentazioni. "So che la domanda potrebbe risultare invasiva, dal momento che almeno in teoria non è necessaria al nostro lavoro, ma ho bisogno di sapere perché sta compiendo questo viaggio, e perché secondo lei la stanno seguendo."
Axell la guardò. Nonostante avesse passato l'ultimo quarto d'ora a sussurrare-strillare addosso ad Ilya, era ancora pallida e sconvolta, ma stava facendo del suo meglio per apparire decisa e determinata.
"Non è niente di segreto. Be', non per quelli che sanno dell'esistenza della possibiltà di viaggiare nel tempo, per lo meno,"spiegò Mike, ma abbassò comunque la voce prima di continuare. "Maddalena Hatrick sta cercando di espandere il suo monopolio non solo orizzontalmente sul territorio, ma anche verticalmente, per così dire.
"Viaggiare nel tempo senza una base di coordinamento è piuttosto complicato per una serie di motivi - niente soldi, niente vestiti dell'epoca adatta, nessun posto in cui rifugiarsi - per cui creare una sorta di, uh, rete di edifici sicuri è sembrata una buona idea, come punto di partenza. Il mio compito è fare una specie di ricerca preliminare, e decidere quali zone di certe città strategiche in punti fissi della storia sono più adatti a ospitare questo tipo di edificio."
"E' un'ottima idea," confermò Ilya, ficcandosi le mani in tasca con aria scocciata. "Se non fosse che per un puro caso conosco la lingua, a quest'ora saremmo morti congelati sulla riva della Mojka."
"Per quanto riguarda il tizio che mi sta inseguendo, be'," continuò Turner imperterrito, come se non fosse stato interrotto. "Mi sono accorto di questo tale mentre stavo parlando con una deliziosa signora londinese che stava giusto lagnandosi dei suoi attuali inquilini, e ho fatto un colpo di telefono a Maddalena per informarla. Non sono sicuro dell'identità di costui, temo."
"Quindi il nome John Anderson non le dice niente?"
"Temo proprio di no."
Evelyn si morse un labbro. "Ha mai sentito parlare di un certo Adam Goodwin?"
Mike Turner si irrigidì. "Lei come conosce quel nome?"
L'espressione di Evelyn si indurì. "Potrei farle la stessa domanda."
Turner sembrò sprofondare nel proprio cappotto, prima di rispondere. "Il viaggio nel tempo è ancora una scienza non esatta. Non sappiamo quasi nulla delle specifiche di come i cronotoni influenzino la realtà. Il cosiddetto butterfly-effect è ancora tutto da provare," disse Mike. Prese un respiro e chiuse gli occhi. "Io sono un professore di fisica. Il viaggio nel tempo nella nostra facoltà è ancora praticamente fantascienza, ma dentro di me sapevo che era possibile; avevo solo bisogno di una spintarella nella direzione giusta, sapete?" Distolse lo sguardo. "Un giorno la spintarella arrivò."
"Adam Goodwin," indovinò Evelyn, uno sguardo di divertito digusto.
"Adam Goodwin," confermò Turner. "Non l'ho mai visto in volto, faceva sempre arrivare una serie di e-mail al nostro team con delle piccole nozioni sui cronotoni, e ogni test che portavamo a termine aveva successo. Quando siamo riusciti a portare il primo viaggio nel tempo, io e Ches e potevamo credere a stento ai nostri occhi." Tacque, apparentemente a disagio.
Il silenzio che cadde sul gruppetto era leggermente teso. Poi Evelyn si coprì il viso con le mani e scoppiò a ridere, una risata amara e senza gioia.
"Non posso crederci. Anni e anni e anni di precauzioni contro i paradossi, e nessuno che si è mai accorto che l'esistenza della disciplina stessa è il più grande paradosso di tutti i tempi," esclamò Evelyn. "Non sono sicura di voler esplorare le implicazioni di questa nozione contro la regola generale dell'esistenza in sè."
"Chiedo scusa," esordì Ilya, che come Axell aveva seguito la discussione tra i due esperti di viaggio del tempo con un'espressione leggermente vuota. Era una leggera consolazione sapere di non essere l'unico che non aveva capito un cazzo dell'intera discussione, senza doversi giustificare con un basso QI, il freddo e il dopo-sbronza. "Pensavo che il nome del nostro obiettivo fosse John Anderson."
"Anche io lo pensavo," disse Evelyn, ancora strofinandosi gli occhi. Aveva un'aria terribilmente stanca tutta d'un colpo. "Finchè non ho visto il bastardo in faccia. Il nostro uomo si chiama Adam Goodwin, ed è la pila di sterco di cammello più maleodorante che tu possa avere la sfortuna di trovarti sotto il naso."
"Un'immagine affascinante, splendore," commentò Axell. "Ma non molto informativa."
Fu così che il proverbiale barattolo di vermi venne scoperchiato.
Evelyn Hutchcraft, fino a cinque minuti prima solo una donna intelligente e capace, membro del sottobosco criminale della città agli occhi di Axell, era in realtà una brillante studentessa dell'Accademia di Viaggio Temporale dell'Università di New York, che apparentemente è una cosa che esiste, nel 2240 e rotti. Aveva un impressionante addestramento di livello militare, una specializzazione in Storia della Criminalità Organizzata in corso, e una tesi sul clan di Wonderland da portare a termine.
"Sapevamo che pochi mesi dopo la morte di Lewis Wonderland c'era stato un rapido susseguirsi di leader deboli, ma non sapevamo esattamente le dinamiche dei vari omicidi," spiegò Evelyn. "Io e Adam dovevamo osservare gli avvenimenti e tornare nel nostro presente per scrivere le tesi, ma poi Adam è rimasto coinvolto nella sparatoria, e-" fece un gesto di impotenza.
"La sparatoria? Quella in cui Pillar ci ha rimesso la pelle?" chiese Axell.
Axell conosceva la storia; Lewis Wonderland era un vecchio amico di suo padre, e i Toft erano alleati del clan da tempo immemore, anche se non si erano mai uniti formalmente. Dopo la morte di Lewis, Pillar aveva tentato di prendere le redini del suo impero che si andava disgregando, ma qualcuno aveva disseppellito vecchi rancori e lo avevano fatto fuori. Anche White dopo di lui non era durato molto, ma la storia della sua morte era celebre quasi quanto quella della donna che aveva preso il suo posto: Maddalena Hatrick.
"Pensavo che Adam fosse rimasto coinvolto. Io avevo il Tracker e lui il Jumper, e si era avvicinato al sito dell'omicidio per vedere più da vicino, e improvvisamente l'ho perso," concluse Evelyn. "L'ho creduto morto per tutti questi anni. Evidentemente, mi sbagliavo."
Era troppo presto perché il locale fosse già pieno di avventori, ma Evelyn onestamente ne era piuttosto contenta. La folla a volte aiutava con la copertura, ma al momento non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo umore.
Vedere Adam l'aveva turbata. Aveva passato sei anni a rifarsi una vita, gettandosi in un lavoro che non era davvero il suo, nonostante ne avesse l'addestramento, solo per non pensare alla fine che aveva fatto il suo partner, e adesso aveva scoperto che il Jumper non era sparito dal radar perché Adam era morto, ma semplicemente perché lui se n'era andato senza di lei.
Erano sempre stati molto legati; avevano seguito tutti i corsi accademici insieme, compreso l'addestramento militare; erano stati l'uno la spalla dell'altro in una serie innumerevole di viaggi nel tempo. Che cosa era successo perché le cose cambiassero così radicalmente? Aveva sempre creduto che fossero sulla stessa linea d'onda, ma evidentemente si era sbagliata di grosso.
Non che avesse molta importanza. Da lì a qualche ora, sarebbe tutto finito.
Mancava solo mezz'ora all'appuntamento con Turner; prima di lasciare San Pietroburgo, Mike aveva riprogrammato il loro Time Jumper perché li facesse arrivare alla tappa successiva - Chicago 1926 - qualche ora prima del previsto, in modo che potessero mettere a punto l'agguato per Adam.
Quando aveva detto loro che aveva una safehouse già attiva a Chicago, Evelyn si era immaginata una cantina spoglia e piena di robaccia. Invece si erano trovati in un accogliente e spazioso appartamento, in uno dei quartieri periferici di Chicago, dalle case basse e un vicinato all'apparenza tranquillo. Sarebbe stato impossibile dire che proprio sotto i locali della safehouse prendeva vita una delle speakeasy più famose della zona.
"Come ti senti?" chiese Axell dal nulla, sedendosi al tavolino di fianco a lei.
"Stanca morta, ma per il resto bene. Non vedo l'ora di fare fuori quel bastardo e farla finita con questo lavoro di merda," borbottò lei, accarezzando il peso della pistola che aveva scelto da portarsi dietro. Era molto piccola, abbastanza da poter essere comodamente agganciata all'altezza della coscia senza che si notasse sotto il vestito, ma aveva fatto qualche test di precisione, e per quello che aveva in mente sarebbe andata bene.
"Avevi detto che stavi bene," la riprese Axell con un sorriso.
Evelyn sospirò. "Adam ed io abbiamo trascorso un sacco di tempo insieme. E' ovvio che non sto bene, mi sento ferita e umiliata, e mi sentirò meglio solo quando avrò sentito le motivazioni dello stronzo e quando gli avrò spaccato il naso. Meglio?"
Il sorriso di Axell si allargò. "Molto meglio. Non fa bene tenersi tutte queste cose dentro, lo sai?"
Evelyn sbuffò e riprese a giocherellare con l'orlo della gonna.
"Quel vestito ti sta molto bene," commentò Axell, dal nulla.
Il vestito che Evelyn aveva scelto - dall'enorme armadio a loro disposizione nella safehouse - era leggero e svolazzante, senza troppa stoffa ad impedirle i movimenti, ed era di un delicato giallo paglierino. Aveva anche trovato un paio di scarpe perfettamente in tinta, uno scialle di un giallo un po' più acceso, e una manciata di collane di perle finte per completare il look. Non le importava un granchè di avere abbinamenti perfetti, ma sapeva che una ragazza del periodo avrebbe badato a dettagli del genere.
"Grazie," rispose accavallando le gambe e facendo un gesto al completo di Axell. "Vedo che anche tu hai trovato qualcosa da mettere.
Axell portava uno di quei completi con i pantaloni sotto il ginocchio, che mettevano in mostra un paio di calze a losanghe arancioni particolarmente orrende. C'era da dire che erano perfettamente coordinate con il maglione e con il cravattino che portava sotto la giacca, però.
"Non è stato facile trovare qualcosa della mia taglia, ma qualcosa sono riuscito a scovare," sorrise Axell. "Ilya stava ancora disperatamente cercando un paio di calzini da abbinare alla cravatta quando sono uscito."
"Mi auguro che a quest'ora si sia messo in posizione. Manca solo mezz'ora all'appuntamento."
"Rilassati. Era piuttosto concentrato, mentre si vestiva; credo che sia uno dei suoi modi di rilasciare la tensione. Come indossare un'armatura prima della battaglia, sai?"
"Sarà. Questa cosa di non avere nessun dispositivo di comunicazione dietro mi rende estremamente nervosa," commentò lei, giocherellando con il braccialetto che era in realtà il suo AR camuffato; era spento, perché avevano deciso di disattivare ogni tipo di dispositivo elettronico, nel caso Adam avesse addosso qualche tipo di Tracker in grado di rintracciarli. Era così che li aveva evitati la prima volta; non l'avrebbero lasciato sfuggire di nuovo.
"Se è per questo a me non rende tranquillo il fatto che tu abbia lasciato un pivello come Ilya a fare damage-control sul tetto," mormorò Axell.
Evelyn si accigliò. Mentre discutevano del piano, era saltato fuori che Ilya non aveva mai ricevuto un addestramento formale; faceva il cecchino perché qualcuno nell'ambiente l'aveva letteralmente portato nel suo cortile di casa a fare pratica dopo aver notato che aveva una mira decente a freccette.
"Te l'ho già detto; nel momento in cui Adam avrà il Time Jumper disattivato, cercherà di scappare. Per quanto mi costi ammetterlo, io non sono in grado di fermare un uomo della stazza di Adam da sola, e dubito che Ilya in una situazione del genere sarebbe molto d'aiuto. Anche se riuscissimo a sparargli alle rotule. Fine della discussione," tagliò corto Evelyn. Axell si accigliò, ma lei lo ignorò. "Ammetto di non conoscerlo; ma se Maddalena lo ha assunto per un lavoro del genere, non è difficile credere che sia uno dei migliori cecchini in circolazione, esattamente come noi."
"Non è che non mi fidi di lui," disse Axell. "E' che non credo nel mandare sul campo qualcuno senza addestramento. Fare e saper fare sono due cose diverse. Rischia di finire malissimo, questa cosa."
"Rilassati," disse lei, facendogli il verso. "L'hai detto tu che era piuttosto concentrato, giusto?"
Caddero in un silenzio teso, lasciandosi sommergere dal chiacchiericcio sommesso e dalla musica intorno a loro, mentre entravano nel giusto mind-set per affrontare la missione. Era tutto o niente; non potevano più fallire. Evelyn sentiva il sapore dell'omicidio incombente sulla lingua, sapendo che Adam si era lasciato sfuggire Turner due volte, ma non si sarebbe fatto fregare una terza volta. Questa volta era il loro fallimento contro quello di Adam, non avevano più margine d'errore.
Mike Turner scivolò all'interno del locale avvolto in un completo scuro a righine ed un fedora calcato in testa, emanando un'aria così palese di illegalità che Evelyn poteva quasi annusarla; era chiaro che Maddalena in questa particolare timezone era riuscita ad estendere la sua influenza. Dietro di lui, silenzioso come un'ombra, Adam era molto più visibile, perfettamente integrato nel gruppetto di uomini con cui era entrato nel locale, in un completo grigio chiaro e gilet abbinato doppiopetto.
"Sono qui," mormorò Evelyn, toccando Axell sul gomito per attirare la sua attenzione. "Non credo che ci abbiano ancora visto, però. Dobbiamo agire in fretta."
"Li ho visti," rispose Axell, lisciandosi la giacca con nonchalance. "Adam è quello che sembra uscito da Il grande Gatsby?"
Evelyn non gli rispose. Si alzò per avvicinarsi, confondendosi con un gruppetto di ragazze che si stavano scambiando una bottiglia di liquore in un coro di ridolini, e si infilò una mano sotto la gonna, sfilando la pistola dalla fondina.
Adam si muoveva nella folla come se avesse tutto il tempo del mondo, come uno che era perfettamente consapevole del fatto che nessuno poteva fermarlo; si mosse lentamente fino a qualche metro da Turner, poi estrasse una lucida, completamente anacronistica Jericho 941 con tanto di silenziatore dalla giacca, e alzò il braccio, scoprendo completamente il Time Jumper allacciato intorno al suo polso come un orologio.
Non avevano cellulari o auricolari per rimanere in contatto, ma Ilya seppe immediatamente che il piano si era messo in modo nel momento in cui, dallo speakeasy qualche piano di sotto, avevano cominciato a provenire spari e urla.
Nella strada deserta si erano improvvisamente riversate decine di persone, e il rumore stava cominciando ad attirare l'attenzione della gente. Non sarebbe stato facile individuare Adam tra tutte quelle persone che se la davano a gambe.
E poi lo vide correre in strada con una mano stretta intorno al polso destro, come una lepre ferita che si giocava il tutto e per tutto per sfuggire alla volpe, il completo grigio macchiato di sangue.
Ilya prese la mira, cominciò a contare respiri e battiti, calcolando il momento perfetto che significava il successo del colpo.
Ridotto ai minimi termini, fare il cecchino non era molto difficile. Di fatto il suo lavoro consisteva nello sparare a chi gli dicevano e incassare la ricompensa. Per quanto riguardava tutta l'abilità che c'era dietro un colpo, Ilya non sapeva quasi nulla dei dettagli tecnici che controllavano la traiettoria del proiettile; aveva imparato facendo, e con il tempo il margine di errore si era ridotto sempre di più, e finché gli portava soldi a casa, l'intero aspetto scientifico della cosa non gli interessava. L'importante era che il lavoro andasse a buon fine, giusto?
Per una frazione di secondo gli era balenata nella mente l'espressione di Axell che gli diceva che un cecchino valeva la metà del suo talento, senza un addestramento ufficiale, e il leggero disprezzo che gli aveva scurito gli occhi e arricciato il labbro.
Poi Ilya premette il grilletto e Adam cadde in mezzo alla folla come un sacco vuoto, equilibrio completamente falsato dal proiettile nella gamba.
Rimase in posizione con l'occhio incollato al mirino finché non fu raggiunto dai suoi compagni. Evelyn aveva la stessa espressione di fredda calma che Ilya aveva visto in faccia a Svetka quando si stava preparando psicologicamente a fare un sacco di male a qualcuno, e a goderne ogni singolo istante; Axell, Adam chiuso in una presa dall'aria dolorosa, aveva l'aria felice di un bambino a Natale.
Ilya sobbalzò quando Axell si voltò verso di lui e gli accennò un saluto militare, e un sorriso luminoso, leggermente diverito. Mi hai dato una lezione, sembrava che stesse dicendo. Distolse lo sguardo dal mirino, e cominciò a tirare su le sue cose.
Quando rientrò alla safehouse, Axell ed Evelyn stavano legando Adam ad una sedia. Aveva un brutto aspetto; aveva il naso insanguinato e l'elegante completo grigio perla era completamente sudicio, sporco di sangue e di fango.
"Ti sembra il modo di salutare, Eve?" biascicò Adam, il sangue che gli scorreva in bocca. "Sono così tanti anni che non ci vediamo."
"Vuoi un altro pugno? Chiedo, perché evidentemente il primo non ti è bastato," minacciò Axell con tono allegro. Controllò che i nodi fossero ben stretti e poi si mise da parte, sull'attenti, come in attesa di ordini. Ilya attraversò la stanza e si mise di fianco a lui, imitandolo.
"Bel colpo," mormorò Axel chinandosi verso di lui, mentre Evelyn si avvicinava con passo pericoloso verso Adam. "Forse ti ho sottovalutato." Ilya sorrise tra sé e sé.
"Perché?" chiese semplicemente Evelyn, ignorando il chiacchiericcio alle sue spalle.
Adam aveva un'espressione annioata. "Non è ovvio? Andiamo Evelyn, non sei così stupida. Hai sempre avuto una mente brillante, non sarei rimasto così tanto tempo al tuo fianco se avessi pensato che fossi stupida."
"Chi ti ha pagato?"
"Vedi, così cominciamo a ragionare. Non è tanto chi mi ha pagato, ma perché mi hanno pagato. Vedi, studiare la storia è molto interessante, ma fare la storia? Mi hanno pagato perché iniziassi a cambiare il mondo, ed è esattamente quello che ho fatto," si vantò Adam, un ghigno beffardo.
"Wow, ti eserciti davanti allo specchio o è tutto talento naturale?" commentò Axell a voce altissima dal suo angolino.
Evelyn lo ignorò. "Cambiare il mondo, cambiare la storia, è esattamente quello per cui abbiamo passato anni a studiare! Cosa credevi di ottenere, quando ti sei messo a creare paradossi a destra e a manca?" sbottò, gesticolando furiosamente.
"Ho creato il viaggio nel tempo, Evelyn. Hai idea di come ci senta, a filare il proprio destino?"
"Hai creato un paradosso irresolvibile! Per quello che ne sappiamo potresti aver indebolito la struttura della materia, con le tue bravate!"
"Bravate? Io lo chiamerei dare una forma al nostro destino," protestò Adam. "Sai, quella sera avevo anche pensato di farti conoscere LACHESI, ma poi hai detto una cosa della serie Oh Adam, dobbiamo rimanere nascosti, non possiamo farci vedere, e ho capito che non eri pronta. Era giunto il momento che le nostre strade si separassero, non ho potuto fare altrimenti."
"Lachesi?" chiese Evelyn, aggrottando la fronte. "Adam-"
"Lachesi è la moira che decide quanto deve essere lungo il filo della vita di ogni essere umano," sorrise Adam. "All'inizio lo stavo facendo per i soldi, sì, ma LACHESI mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che siamo fatti per cose più grandi di una manciata di fogli di carta. Siamo fatti per filare il nostro destino, Evelyn. Siamo fatti per manipolare la sto-"
Adam non finì mai la frase, perché Evelyn aveva estratto una pistola da sotto la gonna, e gli aveva sparato dritto in testa.
Nessuno si mosse.
Per alcuni secondi nella stanza l'unico suono fu il riverbero dello sparo contro le pareti spoglie della stanza. Poi Evelyn lasciò cadere la pistola, e il clamore del metallo contro le piastrelle finalmente interruppe quello strano silenzio che era caduto.
"LACHESI?" chiese Axell. "Di che cosa stava parlando?"
"LACHESI è un'organizzazione che all'avvento dei primi viaggi nel tempo si era riproposta di cambiare la storia," spiegò Evelyn con tono piatto, fissando il cadavere di Adam, quell'espressione folle ed esaltata per sempre scolpita nella sua faccia. Aveva un'aria terribilmente stanca.
"Uccidere Hitler in culla, introdurre i vaccini prima che fossero stati inventati, questo tipo di cose." Fece una pausa. "Apparentemente anche il viaggio nel tempo."
Cadde un altro silenzio.
"Be' non che abbia importanza, ormai. La buona notizia è che abbiamo portato a termine l'incarico, possiamo tornare a casa e farci pagare," continuò Evelyn, sforzandosi di suonare allegra e afferrando uno dei cellulari dal cassetto in cui li aveva lasciati. "Chiamerò Maddalena per farci dare delle nuove coordinate. Intanto voi ragazzi portate fuori la spazzatura, non vorrete appestare la casa del signor Turner."
EPILOGO
Alla fine aveva rifiutato il "time jumper di ultima generazione" che Maddalena le aveva offerto come pagamento. O meglio, lo aveva accettato, ma era da quando Evelyn era tornata a casa che il piccolo congegno a forma di orologio era rimasto abbandonato sul mobile in soggiorno.
Più lo fissava, e più pensava alla sua vita all'accademia, con sua madre che la chiamava tutti i giorni per sapere se aveva conosciuto qualcuno di interessante, con i professori che si aspettavano scoperte fantastiche da parte sua, e più si rendeva conto che non sarebbe mai potuta tornare indietro con la consapevolezza che la disciplina a cui aveva dedicato anima e corpo era qualcosa che andava contro i suoi stessi principi.
Sarebbe potuta tornare, oppure rimanere in un tempo che non era il suo e mai lo sarebbe stato, a fare un lavoro che in effetti era un lavoro da Moira quasi quanto quello di Adam. Una vita di solitudine.
La vibrazione del cellulare in tasca la fece sobbalzare. Si era completamente dimenticata di averlo ancora lì; ce lo aveva infilato una volta che aveva finito di cambiarsi per pura abitudine, ma in effetti non sapeva se avrebbe dovuto restituirlo di Maddalena. Era dell'equipaggiamento consegnato dalla loro datrice di lavoro, alla fine.
Lo estrasse, e vide che aveva ricevuto un messaggio:
Hey, mi hanno detto che Oslo è fantastica in questo periodo dell'anno, e ho qualche soldo da parte. You interested? :DDDD -Axell.
PS- dovrebbe venire anche Ilya, se riesco a convincerlo. Festeggiamenti per un lavoro concluso???
Evelyn sorrise suo malgrado. Forse non sarebbe stata così tanto sola, adesso.
