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somewhatclear2014-12-07 11:39 pm
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Gold, Silver and Bronze
Titolo: Gold, Silver and Bronze
Fandom: Originale/LDF'S THE PIRATES!
Pairing: None.
Rating: SAFE
Warning: Non-binary character, misgendering
Wordcount: 1112
Note: partecipa a #wrpg @maridichallenge per i prompt oro, argento e bronzo.
Summary: Quando si avvicinava quel periodo dell'anno, Kevlar passava tutto il suo tempo a smontare fucili e a fissare il metallo lucido come se potesse rivelargli i misteri dell'universo.
Quando si avvicinava quel periodo dell'anno, Kevlar cominciava a parlare meno. Cioè, ancora meno del solito. Non era decisamente il tipo di persona che chiacchierava del nulla, di solito. Il suo massimo di conversazione era chiedere dove doveva appostarsi per ammazzare il bersaglio di turno.
Non forse così sorprendentemente però, era un gran ascoltatore. Ogni tanto si metteva seduto sulla scrivania di Scab con le spalle contro il muro, e stava li ad ascoltarlo lagnarsi, con un fucile mezzo smontato in grembo.
Quando si avvicinava quel periodo dell'anno, Kevlar passava tutto il suo tempo a smontare fucili e a fissare il metallo lucido come se potesse rivelargli i misteri dell'universo.
C'era qualcosa che spezzava il cuore di Scab, a guardarlo in quelle condizioni; aveva quest'espressione in volto, cupa e triste, di qualcuno che aveva perso qualcosa e non sapeva cosa fare.
A dire il vero anche Bez ogni tanto aveva quel tipo di espressione, ma quelle poche volte che Scab aveva cercato di fare la persona cortese e chiederle cosa c'era che non andava, Bez aveva soffiato come un gatto e se n'era tornata nel suo laboratorio a miscelare esplosivi. Almeno Kev di solito lo ignorava e basta.
Gli piaceva, Kev. Quando non era in quel periodo dell'anno, era una persona divertente. Aveva un gran senso dell'umorismo, anche se parlava poco e non amava essere toccato. Scab riusciva a parlargli molto facilmente; era molto più facile parlare con lui che con Bez. Ma Bez era una ragazza, quindi non era molto strano.
Durante una di quelle volte che era riuscito a parlare con Bez senza arrabbiarsi, Bez lo aveva sgridato, perchè diceva che Kev certo non era una ragazza, ma non era nemmeno un ragazzo. Il discorso aveva molto confuso Scab, e si era rifiutato di pensarci a lungo; per quanto ne sapeva lui, Kev era un ragazzo, perchè non aveva nessuna difficoltà a parlare con lui.
"Quanto sei scemo," aveva detto Bez, scuotendo la testa, e se n'era tornata a miscelare esplosivi. Le ragazze erano veramente strane.
Un anno, quando stava cominciando quel periodo dell'anno, e Scab se n'era accorto perchè Kev non rideva più quando Scab riusciva a tagliare una mela dall'altra parte della stanza lanciando uno dei suoi coltelli, Kev aveva cominciato a comportarsi in modo strano.
Aveva cominciato ad ignorare i suoi amati fucili, e passava tutto il tempo rannicchiato sul suo divano, uno dei suoi numerosi maglioni avvolti intorno alle spalle, e fissava il vuoto con aria assente.
Scab lo aveva osservato a lungo, perchè la luce colpiva i suoi zigomi eleganti come una lama di coltello, ed era bellissimo da vedere. Poi si era accorto che qualcosa scintillava sulle sue guance, e si era accorto che Kev stava piangendo.
Uno dei motivi per cui non sapeva parlare alle ragazze, era che le ragazze piangevano spesso, e Scab non era bravo a far smettere di piangere le ragazze. Per cui per un breve momento gli era venuto il panico. Poi gli era venuto in mente che suo fratello maggiore, quando ancora Scab aveva una famiglia vera, prima che Scab cadesse dal quarto piano, prima che Scab avesse cominciato a diventare strano agli occhi di tutti, e a cominciare a essere lasciato da solo, quando Scab aveva paura gli raccontava delle storie.
Per cui si era seduto di fianco a lui, e aveva cominciato a raccontargli la leggenda dell'epoche del metallo.
All'inizio Kev si era irrigidito, perchè Kev in quel periodo odiava essere toccato. Ma poi la voce di Scab aveva cominciato a calmarlo, e quando era arrivato all'epoca del bronzo, Kev si era addormentato disteso sul divano.
Scab aveva sorriso, e lo aveva lasciato lì a dormire.
Si stava avvicinando quel periodo dell'anno, e Kev aveva cominciato a indossare tre maglioni in più del solito.
Scab stava affilando i suoi coltelli, quando Kev gli era apparso alle spalle facendogli prendere un accidente, facendogli cadere la lama che aveva appena finito di lucidare. Per un pelo ci aveva rimesso l'alluce.
"Kev!" esclamò Scab, senza fiato. "Ehi. Cosa c'è?"
Kevlar sembrò esitare, e Scab lo guardò. Era strano che Kevlar esitasse. Era sempre una persona molto diretta, che non aveva peli sulla lingua. "Mi racconti la storia del paese d'Oro, d'Argento e di Bronzo?" sussurrò Kev, come se si vergognasse.
"Certo," rispose Scab, cauto, lasciandosi trascinare da Kevlar sul divano, che era stato accuratamente rivestito di soffici coperte e altri maglioni. "Da dove vuoi che inizi?"
"Dall'inizio," rispose Kevlar, con un tono che lasciava trasparire quanto ovvia pensava che fosse la sua risposta, e si accoccolò contro Scab, appoggiandogli l'orecchio sul petto e chiudendo gli occhi.
Scab si congelò sul posto, per un attimo senza parole. Poi iniziò la storia dell'epoca d'Oro.
Nell'epoca d'Oro le città non volavano, ma tutti erano felici. Tutti avevano da mangiare, e le persone non avevano bisogno di uccidersi gli uni con gli altri per guadagnarsi da vivere. Tutti erano amici di tutti, e non esisteva il dolore e la malattia.
Nell'epoca d'Argento la felicità perfetta aveva cominciato a incrinarsi; un uomo misterioso aveva aperto una fabbrica, e aveva cominciato a produrre oggetti, e siccome nessuno aveva questi oggetti, tutte le persone li volevano. Ma non c'erano abbastanza oggetti per tutti, quindi le persone cominciarono a litigare e a essere invidiosi gli uni degli altri.
Nell'epoca di Bronzo, altre persone avevano aperto altre fabbriche, in modo che ci fossero più oggetti per tutti, ma le fabbriche avevano creato talmente tanto inquinamento che le città dovettero imparare a volare, perchè la gente potesse viverci dentro. La gente cominciò a pentirsi di essere stata così sciocca, di volere degli oggetti che non avevano valore, fino ad essere allontanati dalla terra. Ma ormai le cose stavano così e non c'era più niente da fare.
"E' una storia triste," commentò Kevlar pianissimo, dopo che Scabbard aveva finito di raccontare. Non si era addormentato, stavolta; aveva una strana nostalgia negli occhi, e aveva una strana morbidezza nei lineamenti, che lo faceva sembrare molto più giovane dei suoi anni, nonostante fosse il più vecchio del trio.
"E' una storia triste," ammise Scabbard. Non ricordava perchè suo fratello gli raccontasse una cosa del genere per tirarlo su di morale, finchè non si ricordò del finale della storia. "Ma sai perchè è meno triste di quanto sembri?"
"No," mormorò Kevlar, premendosi di più contro Scab, per stare più comodo.
"Perchè siamo qui tutti e due insieme, io che te la racconto e tu che la ascolti," sorrise Scab.
Kevlar sembrò stranamente colpito da quella rivelazione. "Insieme," sussurrò nella maglietta di Scab.
Poi sorrise e chiuse gli occhi. In pochi minuti, era addormentato.
Bez, che li stava guardando dalla porta, si asciugò gli occhi e se ne tornò nel suo laboratorio a miscelare esplosivi.
Fandom: Originale/LDF'S THE PIRATES!
Pairing: None.
Rating: SAFE
Warning: Non-binary character, misgendering
Wordcount: 1112
Note: partecipa a #wrpg @maridichallenge per i prompt oro, argento e bronzo.
Summary: Quando si avvicinava quel periodo dell'anno, Kevlar passava tutto il suo tempo a smontare fucili e a fissare il metallo lucido come se potesse rivelargli i misteri dell'universo.
Quando si avvicinava quel periodo dell'anno, Kevlar cominciava a parlare meno. Cioè, ancora meno del solito. Non era decisamente il tipo di persona che chiacchierava del nulla, di solito. Il suo massimo di conversazione era chiedere dove doveva appostarsi per ammazzare il bersaglio di turno.
Non forse così sorprendentemente però, era un gran ascoltatore. Ogni tanto si metteva seduto sulla scrivania di Scab con le spalle contro il muro, e stava li ad ascoltarlo lagnarsi, con un fucile mezzo smontato in grembo.
Quando si avvicinava quel periodo dell'anno, Kevlar passava tutto il suo tempo a smontare fucili e a fissare il metallo lucido come se potesse rivelargli i misteri dell'universo.
C'era qualcosa che spezzava il cuore di Scab, a guardarlo in quelle condizioni; aveva quest'espressione in volto, cupa e triste, di qualcuno che aveva perso qualcosa e non sapeva cosa fare.
A dire il vero anche Bez ogni tanto aveva quel tipo di espressione, ma quelle poche volte che Scab aveva cercato di fare la persona cortese e chiederle cosa c'era che non andava, Bez aveva soffiato come un gatto e se n'era tornata nel suo laboratorio a miscelare esplosivi. Almeno Kev di solito lo ignorava e basta.
Gli piaceva, Kev. Quando non era in quel periodo dell'anno, era una persona divertente. Aveva un gran senso dell'umorismo, anche se parlava poco e non amava essere toccato. Scab riusciva a parlargli molto facilmente; era molto più facile parlare con lui che con Bez. Ma Bez era una ragazza, quindi non era molto strano.
Durante una di quelle volte che era riuscito a parlare con Bez senza arrabbiarsi, Bez lo aveva sgridato, perchè diceva che Kev certo non era una ragazza, ma non era nemmeno un ragazzo. Il discorso aveva molto confuso Scab, e si era rifiutato di pensarci a lungo; per quanto ne sapeva lui, Kev era un ragazzo, perchè non aveva nessuna difficoltà a parlare con lui.
"Quanto sei scemo," aveva detto Bez, scuotendo la testa, e se n'era tornata a miscelare esplosivi. Le ragazze erano veramente strane.
Un anno, quando stava cominciando quel periodo dell'anno, e Scab se n'era accorto perchè Kev non rideva più quando Scab riusciva a tagliare una mela dall'altra parte della stanza lanciando uno dei suoi coltelli, Kev aveva cominciato a comportarsi in modo strano.
Aveva cominciato ad ignorare i suoi amati fucili, e passava tutto il tempo rannicchiato sul suo divano, uno dei suoi numerosi maglioni avvolti intorno alle spalle, e fissava il vuoto con aria assente.
Scab lo aveva osservato a lungo, perchè la luce colpiva i suoi zigomi eleganti come una lama di coltello, ed era bellissimo da vedere. Poi si era accorto che qualcosa scintillava sulle sue guance, e si era accorto che Kev stava piangendo.
Uno dei motivi per cui non sapeva parlare alle ragazze, era che le ragazze piangevano spesso, e Scab non era bravo a far smettere di piangere le ragazze. Per cui per un breve momento gli era venuto il panico. Poi gli era venuto in mente che suo fratello maggiore, quando ancora Scab aveva una famiglia vera, prima che Scab cadesse dal quarto piano, prima che Scab avesse cominciato a diventare strano agli occhi di tutti, e a cominciare a essere lasciato da solo, quando Scab aveva paura gli raccontava delle storie.
Per cui si era seduto di fianco a lui, e aveva cominciato a raccontargli la leggenda dell'epoche del metallo.
All'inizio Kev si era irrigidito, perchè Kev in quel periodo odiava essere toccato. Ma poi la voce di Scab aveva cominciato a calmarlo, e quando era arrivato all'epoca del bronzo, Kev si era addormentato disteso sul divano.
Scab aveva sorriso, e lo aveva lasciato lì a dormire.
Si stava avvicinando quel periodo dell'anno, e Kev aveva cominciato a indossare tre maglioni in più del solito.
Scab stava affilando i suoi coltelli, quando Kev gli era apparso alle spalle facendogli prendere un accidente, facendogli cadere la lama che aveva appena finito di lucidare. Per un pelo ci aveva rimesso l'alluce.
"Kev!" esclamò Scab, senza fiato. "Ehi. Cosa c'è?"
Kevlar sembrò esitare, e Scab lo guardò. Era strano che Kevlar esitasse. Era sempre una persona molto diretta, che non aveva peli sulla lingua. "Mi racconti la storia del paese d'Oro, d'Argento e di Bronzo?" sussurrò Kev, come se si vergognasse.
"Certo," rispose Scab, cauto, lasciandosi trascinare da Kevlar sul divano, che era stato accuratamente rivestito di soffici coperte e altri maglioni. "Da dove vuoi che inizi?"
"Dall'inizio," rispose Kevlar, con un tono che lasciava trasparire quanto ovvia pensava che fosse la sua risposta, e si accoccolò contro Scab, appoggiandogli l'orecchio sul petto e chiudendo gli occhi.
Scab si congelò sul posto, per un attimo senza parole. Poi iniziò la storia dell'epoca d'Oro.
Nell'epoca d'Oro le città non volavano, ma tutti erano felici. Tutti avevano da mangiare, e le persone non avevano bisogno di uccidersi gli uni con gli altri per guadagnarsi da vivere. Tutti erano amici di tutti, e non esisteva il dolore e la malattia.
Nell'epoca d'Argento la felicità perfetta aveva cominciato a incrinarsi; un uomo misterioso aveva aperto una fabbrica, e aveva cominciato a produrre oggetti, e siccome nessuno aveva questi oggetti, tutte le persone li volevano. Ma non c'erano abbastanza oggetti per tutti, quindi le persone cominciarono a litigare e a essere invidiosi gli uni degli altri.
Nell'epoca di Bronzo, altre persone avevano aperto altre fabbriche, in modo che ci fossero più oggetti per tutti, ma le fabbriche avevano creato talmente tanto inquinamento che le città dovettero imparare a volare, perchè la gente potesse viverci dentro. La gente cominciò a pentirsi di essere stata così sciocca, di volere degli oggetti che non avevano valore, fino ad essere allontanati dalla terra. Ma ormai le cose stavano così e non c'era più niente da fare.
"E' una storia triste," commentò Kevlar pianissimo, dopo che Scabbard aveva finito di raccontare. Non si era addormentato, stavolta; aveva una strana nostalgia negli occhi, e aveva una strana morbidezza nei lineamenti, che lo faceva sembrare molto più giovane dei suoi anni, nonostante fosse il più vecchio del trio.
"E' una storia triste," ammise Scabbard. Non ricordava perchè suo fratello gli raccontasse una cosa del genere per tirarlo su di morale, finchè non si ricordò del finale della storia. "Ma sai perchè è meno triste di quanto sembri?"
"No," mormorò Kevlar, premendosi di più contro Scab, per stare più comodo.
"Perchè siamo qui tutti e due insieme, io che te la racconto e tu che la ascolti," sorrise Scab.
Kevlar sembrò stranamente colpito da quella rivelazione. "Insieme," sussurrò nella maglietta di Scab.
Poi sorrise e chiuse gli occhi. In pochi minuti, era addormentato.
Bez, che li stava guardando dalla porta, si asciugò gli occhi e se ne tornò nel suo laboratorio a miscelare esplosivi.