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somewhatclear2014-01-07 12:02 am
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Ink
Title Ink
Fandom: Shingeki no Kyojin
Pairing: Erwin/Levi, Mike/Nanaba+Hanji
Rating: NSFW
Warning: Twenties!AU, blowjobs, semi-public sex, crossdressing,
Wordcount: 6928
Summary: Erwin è un aspirante giornalista alla ricerca di un'opportunità. L'opportunità è una festa, ma invece di un lavoro trova molto di più.
Note: Fill per il prompt 6 della Maritombola 5.
Aveva sempre pensato che intraprendere una carriera come la sua con un nome come il suo fosse veramente una sfida alla sorte. Erwin Smith, giornalista. Quanti Smith c'erano, che avevano intrapreso la carriera giornalistica? Dozzine, sicuramente. Era un nome banale. Erwin rischiava tutti i giorni che il suo pezzo passasse inosservato sotto le centinaia di Smith che esistevano al mondo, autori di altrettante montagne di articoli scadenti, tutti uguali, sotto cui il suo sarebbe finito inesorabilmente smarrito e dimenticato.
Erwin Smith aveva però qualcosa che gli altri Smith non avevano: una fortuna sfacciata. Non c'era altra spiegazione, alla telefonata che aveva ricevuto una sera, alla lettera che era stata recapitata a casa sua - al suo indirizzo con il suo nome - e alla scrivania nell'ufficio più prestigioso del distretto.
Certo, correttore di bozze non era certo andare a fare la posta alle attrici e alle cantanti più famose del Muro Interno, ma per uno che come lui iniziava da zero era un gran passo avanti. Mister Pixis continuava a ripetergli che aveva grandi speranze per lui, e un buon presentimento, e il suo istinto non falliva mai.
Insomma, dal momento in cui Erwin aveva messo piede in redazione, qualche settimana prima, tutto ciò di cui aveva bisogno ora era un'occasione.
Come abbiamo detto, Erwin Smith aveva una fortuna sfacciata (era davvero così, era risaputo. Hanji ormai lo presentava in giro come "il suo amico, sapete, quello che ha sempre un culo così", accompagnando le parole con gesti sempre più esagerati.), quindi non avrebbe dovuto sorprendersi quando l'occasione si presentò, sul proverbiale piatto d'argento.
"Un quill party?" aveva chiesto dubbioso quando Hanji era venuta a dagli la notizia, eccitata come una ragazzina la notte della festa d'Estate.
"Proprio così! Ci sarà da divertirsi, questo mese Pixis non ha badato a spese! Ha invitato sia noi della redazione che il personale della tipografia in fondo alla strada. Spero tantissimo che abbia assunto i musicisti del'altra volta, erano veramente fantastici e avevano un repertorio enorme, non ne posso più degli stessi quattro pezzi..."
Era la prima volta che Erwin veniva invitato a uno di questi festini, ma erano parecchio famosi; ufficialmente venivano chiamati "feste della terza settimana", perchè Pixis tendeva ad organizzarli in quel periodo, ma tutti li chiamavano quill party perchè era praticamente impossibile non incontrare qualcuno di davvero davvero molto famoso a quelle feste. Del resto, è impossibile non macchiarsi le dita d'inchiostro usando una penna d'oca, giusto?
Temeva di trovarsi ad uno di quegli eventi seri e formali - gli ricordavano fin troppo le cene di famiglia a Utopia, quando Madre decideva di invitare tutti i clienti di suo padre per le feste, e cercava di evitarle il più possibile in occasioni non legate alla sua famiglia - ma una volta entrato nella villa lussuosa scoprì di essersi preoccupato per niente: l'atmosfera era rilassata e piena di risate.
La gente ballava, beveva, rideva e si divertiva come ci si aspettava che facesse ad un party, e ben presto anche Erwin venne risucchiato nell'atmosfera festosa. Del resto, se tutti si stavano divertendo, chi era lui per fare diversamente?
Non era passata neanche mezz'ora da quando era arrivato che aveva incrociato almeno tre pezzi grossi del giornalismo e già aveva una ragazza in grigio coperta di lustrini, piume e perle come andava di moda negli ultimi anni appesa al braccio, che insisteva perchè andassero a ballare. Poche parole, uno sguardo intenso, un vestito troppo appariscente e una risata contagiosa erano armi pericolose per chi sapeva come usarle, ed Erwin era sempre stato fin troppo vulnerabile a quel tipo di artiglieria. Avrebbe aspettato la mattina dopo per pentirsene.
Se n'era scelta una con l'argento vivo addosso, si rese ben presto conto; dovette insistere a lungo prima che lei gli permettesse, con un broncio e una promessa di andarle a prendere da bere, di andarsi a sedere qualche minuto.
"Non è consono ad una signora, sfinire il proprio cavaliere senza neanche concedergli il proprio nome," scherzò Erwin mentre le versava un drink.
Lei rise, vuotò il bicchiere e gli rivolse un sorrisetto. "Se stavi cercando una signora, hai chiesto di ballare alla persona sbagliata, tesoro."
Fu il turno di Erwin di sorridere. "Allora credo di aver chiesto alla persona giusta."
"Erwin!" chiamò una voce dietro di lui, e si voltò in tempo per acchiappare Hanji, che era inciampata nel lungo foulard che le si era mezzo srotolato dal collo mentre correva nella sua direzione, prima che rovinasse per terra. Portava un abito color salmone con una fascia svolazzante legata bassa sui fianchi color acquamarina, dello stesso colore di quella che l'aveva quasi uccisa.
"Hai trovato qualcuno con cui ballare o ti stai ancora trascinando quei due stoccafissi in giro per la pista?" chiese la compagna di Erwin, riaggiustandosi una delle numerose collane che portava al collo. Erwin stava per rispondere, quando si rese conto che stava parlando con Hanji.
"Nah, non ho ancora inquadrato nessuno di interessante," rispose lei tranquillamente, raddrizzandosi lo scollo del vestito che le era scivolato fuori posto mentre inciampava. "Non mi dispiace rimanere in compagnia di Mike e Nanaba comunque," aggiunse, scoccando un'occhiata ai due uomini che si erano fermati a qualche metro da loro, vicino alla parete. Erwin riconobbe Mike dalla tipografia in fondo alla strada; non riconobbe invece il ragazzo biondo con cui stava parlando, e che immaginò fosse Nanaba, grazioso e attraente nel suo completo elegante.
"Non hai pensato che forse a loro dà fastidio la tua compagnia? Non fare sempre la reggimoccolo, Hanji. Poveri ragazzi, falli divertire," continuò l'altra, schioccando la lingua in disapprovazione.
"No che non gli dò fastidio! Sarebbe un problema, visto che dormiamo insieme," rispose Hanji pestando un piede per terra.
La compagna di danze di Erwin la fissò sbattendo le palpebre lentamente. "Wow. Punto primo, questo spiega molte cose. Punto secondo, non avevo davvero bisogno di saperlo , Hanji. Punto terzo, non progettavo di ubriacarmi stasera, ma evidentemente un cambio di piani è necessario," strascicò, ignorando il bicchiere che aveva appoggiato sul tavolo e afferrando direttamente la bottiglia più vicina.
Erwin ritenne di aver osservato il loro scambio abbastanza a lungo.
"Uh, dunque vi conoscete?"
Hanji non rispose. Si limitò a fissarlo. Poi fissò la ragazza in grigio, che aveva deciso di riprendere in considerazione il proprio bicchiere invece di tradirlo per il collo della bottiglia. "Sta scherzando, vero?" le chiese Hanji, incredula.
L'altra si limitò a ridacchiare nello champagne, facendo spallucce. "Non credo mi abbia riconosciuto. Mi stava giusto chiedendo come mi chiamo, quando gli sei crollata addosso."
"Non ci posso credere. Erwin. E' Levi."
Apparentemente fissare la gente sbattendo le palpebre lentamente stava diventando una sorta di sport, o forse era un'usanza dei party quill di cui Erwin non era a conoscenza, ma da cui evidentemente non poteva esimersi, perchè anche lui finì per fissare Hanji, come se guardandola in faccia abbastanza a lungo potesse rivelare i segreti dell'universo e le risposte alle domande irrisolte.
Hanji puntò il dito verso Levi, Erwin lo seguì e per la prima volta nella serata guardò con attenzione la persona con cui aveva ballato fino a quel momento.
(Non aveva davvero avuto il tempo di farlo, visto che era stato praticamente rapito, e spinto in pista, in sua difesa. Probabilmente nemmeno bere a stomaco vuoto non era stata una grande idea.)
Indossava un abito grigio coperto di perline bianche e lustrini appena lungo sotto il ginocchio, di tessuto leggero e sottile, tagliato in modo che frusciasse ad ogni movimento, e una quantità improbabile di collane e collanine che gli cadevano sul petto ad altezze diverse, ma da qualche parte sotto l'ombretto pesante e il sorriso beffardo coperto di rossetto, se Erwin stringeva gli occhi poteva riconoscere il ragazzo scortese e irritabile che lavorava giù all'archivio.
"Oh wow. Hai un vestito," disse Erwin, intelligentemente.
Levi roteò gli occhi e generosamente gli cedette il suo bicchiere. "Non sei abbastanza ubriaco. Lasciami rimediare." Erwin registrò la risata sguaiata di Hanji in sottofondo da qualche parte, accettò il bicchiere e lo svuotò in un sorso.
Il resto della serata passò relativamente senza intoppi. Come promesso, Levi lo fece ubriacare, così velocemente che quasi non se ne rese conto. Era tutto incredibilmente divertente, e adesso che Erwin aveva scoperto che la ragazza in grigio era Levi, per qualche motivo non voleva mai smettere di ballare con lui. Lo trascinò più e più volte in pista, anche se a stento si reggeva in piedi , e il ragazzo dell'archivio rideva e si lamentava e gli versava dell'altro champagne.
A un certo punto nel salone principale aveva cominciato a fare veramente troppo caldo, e avevano deciso di uscire in giardino, dove la musica si sentiva ancora forte e chiara ma l'aria era meno soffocante. Hanji, Erwin e Levi si sedettero sul muretto che fiancheggiava la scalinata del cortile, e si misero a incoraggiare Mike e Nanaba che accennavano qualche passo di danza nell'oscurità.
Hanji e Levi fischiavano rumorosamente e battevano le mani, ed Erwin era distratto, osservando Levi. Il vestito non era neanche suo, gli aveva raccontato a un certo punto. Forse era il modo in cui era seduto, con la stoffa che si impigliava nel materiale ruvido del muretto, forse era perchè era palese che non gli importasse niente di come la gonna gli si fosse tirata su praticamente fino all'inguine, forse perchè Erwin era completamente ubriaco e avrebbe davvero dovuto andare a ficcare la testa nella fontana in mezzo al cortile, ma voleva davvero infilare le mani sotto quegli strati di stoffa, piume e perline e scoprire se portarsi a letto Levi sarebbe stato eccitante come con una ragazza in grigio.
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Lavorare in un archivio era se possibile il lavoro più palloso del mondo e Levi lo odiava. Odiava la gente che gli schioccava le dita ad un centimetro dal naso pretendendo che facesse apparire documenti smarriti dal nulla, odiava i cassetti degli schedari che si bloccavano perchè non erano stati oliati a dovere, odiava i cassetti degli schedari che decidevano di sbloccarsi proprio quando Levi aveva deciso di passare alle maniere forti e finiva per chiuderci le dita dentro.
Sei giorni alla settimana, dieci ore al giorno perse tra scaffali polverosi e il quieto rumore di mandibole di ratti e insetti inesistenti erano abbastanza per far perdere la pazienza alle Sacre Mura. Era stato per disperazione che Levi aveva cominciato a fare passeggiate notturne, subito dopo essere uscito da lavoro. L'idea di rinchiudersi nel suo minuscolo, immacolato appartamento, con lo stesso quieto masticare di roditori inesistenti incastrato nelle orecchie, gli era insopportabile. Era così che aveva cominciato a infilarsi nei locali più rumorosi della città. Le risate e la musica lo aiutavano a non perdere il senno.
Scoprì che non era l'unico che la pensava così.; vedeva Hanji talmente spesso a lavoro che finirono per scoprire di avere questa inclinazione in comune. Divenne una sorta di rituale vedersi a casa sua con i suoi coinquilini Nanaba e Mike per raddrizzarsi cravattini e collane e l'ultimo ritocco al rossetto prima di finalmente uscire.
"Ho appena convinto Erwin ad accompagnarmi al prossimo quill party di Pixis," annunciò una sera Hanji, completamente inguardabile nel suo completo blusa e gonna a losanghe arancio e turchese e un enorme cappello viola piumato, gli occhiali di sghimbescio come il suo solito e immersa fino ai gomiti nel baule dei foulard, alla ricerca di qualcosa per Nanaba che si abbinasse all'elegante vestito a frange blu e nero che indossava quella sera, mentre lui si acconciava i capelli.
"Erwin?" aveva chiesto distratto, ritoccandosi il rossetto con un dito e sfumando meglio l'ombretto nella zona d'ombra sotto il sopracciglio.
"Erwin. Erano miliardi di anni che non riuscivo a convincerlo a uscire, mi chiedo cosa diavolo faccia tutto il tempo quando non lavora... Comunque, hai già deciso cosa mettere?" aveva risposto lei, chiudendo il baule con un gesto frustrato.
"Non ancora. Pensavo di rubare a Nanaba quel vestito grigio che aveva messo l'altra sera, se me lo lascia," aveva mormorato, scoccando un'occhiata a Nanaba nello specchio.
"Fai pure," aveva sorriso lui senza guardarlo, fissando la propria acconciatura con una spruzzata di lacca, un'espressione soddisfatta sul viso. (Levi si era fermato un attimo con il pennello a mezz'aria, osservando le perfette finger waves nei suoi capelli, le ciocche sapientemente modellate che ricadevano sui suoi zigomi ammorbidendo i suoi già delicati lineamenti. "Un giorno dovrai dirmi come cavolo fai a farteli venire così bene," aveva borbottato. "Calma, pazienza e pratica, caro mio, oltre che ad una naturale predisposizione. I tuoi capelli sono troppo lisci, Levi." "Accidenti.") "Probabilmente io indosserò il completo nuovo; non ho ancora avuto occasione di metterlo, ed è un po' di tempo che non vado ad una festa da uomo."
Levi si era limitato a ridacchiare. Non si ricordava neanche quand'era stata la prima volta che aveva rubato a Nanaba uno dei suoi meravigliosi vestiti; avrebbe dovuto cominciare a comprarsene per i fatti suoi, visto come ci aveva preso la mano, ma purtroppo fare l'archivista non gli faceva guadagnare abbastanza per mettere insieme un guardaroba, neanche uno di recupero. Per fortuna a Hanji e Nanaba non dispiaceva condividere il contenuto dei loro armadi con lui.
Comunque, ricordava Erwin. Aveva probabilmente qualche anno più di lui, era alto, biondo, bello, lavorava in redazione direttamente sotto Pixis e, come Hanji non mancava mai di ripetere, aveva una fortuna sfacciata. Levi ricordava di aver visto il suo proverbiale culo in azione, quando aveva pescato da sotto una scrivania la pagina 34 di un documento che Levi aveva passato tutta la mattina a cercare senza risultati. Avevano chiacchierato del più e del meno un paio di volte, ed Erwin aveva ridacchiato del suo pessimo senso dell'umorismo, nonostante contenesse più battute da gabinetto dello stretto necessario e la maggior parte di esse fossero pronunciate con il tono piatto di chi viveva di sarcasmo. Era stato praticamente impossibile non prendersi una cotta spaventosa per lui.
Ed era ancora alto, biondo e bello quando lo vide entrare in villa Pixis nel suo smoking, nervoso e palesemente a disagio nella folla. Levi aveva già bevuto un paio di bicchieri e si sentiva audace; non gli ci era voluto molto per afferrarlo per un braccio e trascinarlo a ballare, sicuro di sè sotto un dito di cipria e di rossetto.
Gli aveva quasi riso in faccia quando si era reso conto di non essere stato riconosciuto, e invece di offenderlo aveva rivampato il suo coraggio; ogni tanto Hanji lo accusava scherzando di essere il flirt più bastardo del distretto, ma la verità era che rimorchiare uomini lo rendeva terribilmente nervoso. Era così facile guardare Nanaba e Mike e dimenticarsi che a un certo punto avevano deciso di fare il primo passo; Levi avrebbe voluto che tutto fosse più semplice.
Quando Hanji aveva rivelato ad Erwin la sua identità, aveva temuto il peggio. Imprevedibilmente, invece di scappare via con una scusa per poi evitarlo come la peste, l'aspirante giornalista si era limitato a fissarlo come se avesse appena avuto una rivelazione mistica, aveva buttato giù un paio di bicchieri di champagne, lo aveva preso per la vita e lo aveva trascinato in pista per un altro giro di charleston, finendo ben presto con le guance rosse e il fiato corto. Anche quando si erano fermati per riprendersi non gli aveva mai staccato le mani di dosso, tracciandogli con il dito disegni immaginari sulla spalla, sul lembo di pelle scoperta tra lo scollo del vestito e il fascio di collane. Era probabilmente un gesto automatico causato dall'alcol (anche Hanji tendeva ad allungare le mani quando beveva, e non era certamente l'unica persona che conosceva con un'abitudine del genere), ma a Levi non importava. Era in paradiso, era in un sogno e avrebbe voluto non svegliarsi mai.
L'idea di uscire in cortile fu di Nanaba, che si era finalmente stufato di fare da tappezzeria e gli era venuta voglia di ballare; l'ambiente era abbastanza informale perchè nessuno facesse una piega alla vista di due uomini ballare insieme (la gente era sempre la stessa, e ciò che succedeva ai quill party normalmente rimaneva nei quill party; per una volta i giornalisti potevano appendere la penna al chiodo e divertirsi come tutti gli altri, quella era la regola), ma Nanaba tendeva a diventare nervoso all'idea di attirare l'attenzione su di sè e Mike preferiva essere discreto con le sue preferenze, e l'aria sulla pista da ballo cominciava a diventare soffocante. Fuori la notte era abbastanza serena da permettere loro di godersi la luce della luna e una stellata mozzafiato, comunque, quindi non c'era davvero nessun motivo per non uscire.
La musica si udiva forte e chiaro anche da lì, per via delle finestre spalancate, ma Levi era troppo stanco e ubriaco per mettersi davvero a ballare sotto le stelle.
Si sedette tra Hanji ed Erwin sul muretto che portava alle scalinate, mentre Mike e Nanaba davano finalmente fondo alle loro abilità di ballerini, volando leggeri sul selciato come se non ubbidissero alla forza di gravità come tutti gli altri, muovendosi al ritmo dei loro incoraggiamenti e del battito delle loro mani.
Levi quasi saltò fuori dal proprio vestito per la sorpresa quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua gamba nuda; ma era solo Erwin. Aveva lo sguardo liquido di chi aveva bevuto troppo ma aveva cominciato a rendersi conto di avere davvero esagerato, e per un attimo Levi temette che stesse per sentirsi male. (Non si era davvero sentito deluso, quando aveva concluso che probabilmente Erwin stava solo cercando supporto per alzarsi; non si era davvero sentito deluso quando aveva concluso che Erwin non stesse testando la merce prima di portarsela a casa. Levi aveva imparato a sue spese a non farsi troppe illusioni, quando si trattava di uomini.)
"Sto bene," bofonchiò Erwin, un'espressione scocciata. "Devo solo..."
Non concluse la frase. Si alzò, e si avviò barcollando verso la fontana che si ergeva nel bel mezzo del giardino, solo uno specchio d'acqua in cui si rifletteva il disco argentato della luna, visto che a quell'ora la pompa era spenta. Per un attimo tutti lo seguirono con lo sguardo, perfino Mike e Nanaba che si erano fermati brevemente per prendere fiato; poi Erwin tuffò la testa nella fontana, Levi sentì il proprio stomaco sprofondare fino alle scarpe e tutti e quattro scattarono nella sua direzione.
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"Ma che cavolo ti è saltato in testa! Mi hai fatto quasi prendere un infarto!" strillò in faccia ad Erwin mentre quest'ultimo si riavviava i capelli con un pettine che aveva estratto dalla tasca interna della giacca ("Davvero, Erwin?" aveva esclamato Levi sedendosi di fianco a lui sul bordo della fontana. "Chi diavolo si porta dietro un pettine?" "Io," aveva risposto Erwin con un sorrisetto impertinente. Levi gli aveva mollato un colpo sul braccio. Erano perfetti insieme, aveva pensato Hanji, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla.)
"Adesso sono sobrio. Te l'ho detto che sarei stato bene. Avevo bevuto troppo e avevo bisogno di rinfrescarmi, rilassati Hanji," rispose tranquillissimo lui. Sarebbe stato l'immagine della sobrietà, se non avesse avuto rivoletti d'acqua che scendendo dal collo gli infradiciavano il colletto della camicia e della giacca e l'aspetto di uno che be', aveva appena ficcato la testa in una fontana.
Lei scosse la testa. Fortuna sfacciata e imprevedibilità sconcertante; queste erano le due principali caratteristiche di Erwin Smith. Forse era per questo che Pixis lo considerava un ottimo investimento; i suoi articoli apparentemente erano minuziosamente costruiti per cambiare argomento quando meno era probabile, ma con abbastanza sottili riferimenti da non cogliere completamente di sorpresa. Una logica infallibile nelle situazioni più assurde.
Le sorrise e le offrì la mano. "Posso offrirti un giro di danze per farmi perdonare?"
Lei scosse la testa, accettando la mano e tirandolo in piedi. Poi dicevano che era lei, la squilibrata del gruppo. Solo perchè aveva mollato l'università per diventare tipografa. Almeno lei non rovinava completi di sartoria per farsi passare una sbronza e riconosceva i suoi colleghi anche sotto un po' di ombretto e di mascara.
Gettò un'occhiata a Levi. Si era alzato, forse per aiutare Erwin a rimettersi in piedi, ma ora guardava la mano che l'uomo le stava offrendo come se avesse voluto essere lui il destinatario di quell'offerta, incerto sul da farsi. Il fatto che avesse un'espressione così trasparente tradiva il fatto che aveva bevuto troppo anche lui.
"Ho bisogno di qualcosa da bere, prima. Vi dispiace se rientriamo?" chiese, ignorando la mano di Erwin e girandosi verso Mike e Nanaba per conferma.
Nanaba fece spallucce e sorrise esasperato. "Solo se Erwin promette di non cercare di annegarsi nell'acquario dei pesci rossi," scherzò. Mike si limitò a ridacchiare, appoggiando distrattamente una mano sul fianco del ragazzo. Hanji riconobbe il gesto, e annuì impercettibilmente.
"Perfetto! Coraggio Levi, facci strada e assicurati che Mister Belloccio qui mantenga una traiettoria regolare," esclamò gioviale Hanji, gesticolando perchè facessero come aveva detto e sospingendoli allegramente e con passo rapido verso l'ingresso da cui erano usciti poco prima.
"Secondo voi è rimasto ancora qualcosa? Voglio dire sono quasi le due, ancora un po' e Pixis sbatterà tutti fuori. Onestamente spero di no perchè tra te ed Erwin avete bevuto anche la mia dose d'alcol praticamente, non è affatto giusto, perchè devo finire sempre io sobria? Non sono mica la vostra babysitter, sapete."
"La musica sta ancora andando, e non hanno ancora attaccato col jazz lento da sbronza triste, quindi direi che ci siamo ancora. Secondo te è scortese se mi tolgo le scarpe? E' l'ultima volta che prendo in prestito le tue, mi vanno decisamente troppo larghe e mi fanno venire un sacco di vesciche in posti stupidi," si lamentò Levi con una smorfia. L'ombretto scuro nel corridoio semibuio lo faceva sembrare la flapper più malvagia del distretto.
"Purtroppo il cinturino di quelle argento di Nanaba si è completamente distrutto, altrimenti avresti potuto mettere quelle," rispose Hanji, tendendo l'orecchio e gettando velocemente un'occhiata alle sue spalle per confermare i suoi sospetti. Sotto il chiacchiericcio, dietro di sè il rumore di passi era rallentato fino a fermarsi completamente. Con un po' di fortuna Erwin non avrebbe notato che Mike aveva gentilmente spinto Nanaba contro la parete per baciarlo, e da quella distanza non era particolarmente chiaro che la mano di Mike stesse cercando di farsi strada nei suoi pantaloni.
Se Hanji sapeva cosa stava succedendo nei dettagli era solo perchè conosceva ogni singola mossa per esperienza. Spesso e volentieri aveva avuto il piacere di un'ottima visuale di quella stessa scena, biglietti in prima fila, platea, popcorn e tutto il resto. In una memorabile occasione aveva avuto perfino l'onore di schiacciare lei stessa Nanaba contro il muro ma non erano ancora riusciti ad assistere ad una replica. Avevano cercato di invitare Levi, qualche volta, ma si erano sempre sentiti dire di no. Hanji sospettava che con così tanta gente nella stanza, soffrisse letteralmente di ansia da palcoscenico. Povero Levi.
A giudicare dalla rigidezza e dalla rapidità con cui aveva cominciato a guidare Erwin lungo il corridoio, Hanji aveva il sospetto che almeno Levi si fosse reso conto di cosa era successo. Se Erwin aveva preso nota della sparizione dei loro due compagni, non aveva dato segno di essersene accorto, e aveva pareggiato il passo rapido di Levi senza fare commenti, lasciando Hanji leggermente indietro.
"Forse è meglio di no. Sono già basso con, figuriamoci senza," borbottò Levi, probabilmente sovrappensiero. Hanji non potè fare a meno di sorridere: anche con i tacchi, Levi arrivava alle spalle di Erwin. A lui non sembrava dispiacere.
"Non sei basso, sei alto giusto."
"Alto giusto per cosa?"
"Per me."
"Sei ancora ubriaco," rispose Levi, piatto.
"Nah. Non troppo," replicò Erwin, ammiccando e mettendogli un braccio intorno alle spalle per tirarselo più vicino.
Per via della penombra Hanji non poteva esserne sicura, ma scommetteva che Levi stava arrossendo, e sorrise tra sé e sé.
Sperava davvero tanto per entrambi che questa cosa andasse in porto; Erwin aveva decisamente bisogno di qualcuno che lo spingesse fuori dalla sua comfort zone e gli insegnasse a essere un po' più umano e un po' meno cappotto, e Levi non era più riuscito a fidarsi di nessuno dopo che Farlan lo aveva lasciato per un altro, nonostante avesse detto a Levi che tutto sommato gli uomini non erano esattamente il suo pane.
Arrivati nel salone scoprirono che non era rimasta molta gente; alcuni erano già tornati a casa, ma la maggior parte si era probabilmente addormentata da qualche parte. Alcune coppie stavano ancora ballando, approfittando dello spazio disponibile per buttarsi nei passi pù acrobatici.
Spinse Levi su uno dei pochi divani liberi e gli intimò di levarsi le scarpe, che non poteva sopportare di vederlo zoppicare in giro per la sala, mentre lei andava a prendersi qualcosa da bere. Per fortuna Pixis era sempre ben fornito quando si trattava di feste, e aveva optato per lasciare le bottiglie disponibili al pubblico, quindi ebbe più difficoltà a trovare un bicchiere pulito più che l'alcol in sè.
Rimase a chiacchierare qualche minuto con Petra, anche lei nei pressi del buffet per fare rifornimento di salatini ("Oruo?" "Lo sai che non regge l'alcol se non ha niente nello stomaco," rispose lei con una risatina), e si mise in pari con gli ultimi pettegolezzi e con gli avvenimenti che si erano persi alla festa mentre erano in cortile.
"Pensavo che ci fosse anche Levi, non è venuto?" chiese Petra guardandosi intorno, rigirandosi il bicchiere tra le dita.
"Certo che c'è, è laggiù," disse Hanji voltandosi verso il divanetto e puntando il dito più discretamente possibile. Levi ed Erwin erano seduti molto vicini e parlottavano. Levi non si era ancora tolto le scarpe, notò, ma a giudicare dalla sua espressione sofferente non sarebbero durate ancora a lungo. Da quella distanza non poteva esserne sicura, ma le sembrava che Erwin stesse tentando di convincerlo a toglierle. Cercò perfino di toglierne una, chinandosi per raggiungere il cinturino della calzatura, ma Levi ritrasse il piede dalla sua portata e gli mollò un pugno sulla spalla con un broncio offeso, prima di rimuoverle lui stesso. Disse qualcosa, ed Erwin rise, raccogliendo le scarpe e riappoggiandole dietro il divanetto, dove non avrebbero dato fastidio.
"Chi è quel tizio? Una nuova conquista?" chiese Petra con un sorriso malizioso.
"Lo spero proprio. E' da quando Erwin ha cominciato a lavorare in redazione che Levi gli ha messo gli occhi addosso. Sembra che vadano d'accordo, no?"
"Sono adorabili," confermò lei. "Ah senti, appena Oruo si riprende un attimo pensavamo di dare un'occhiata a quel localino carino in fondo alla strada -lo sai come sono queste feste, dopo una certa ora diventano insopportabilmente noiose- ma prima di andarcene volevo salutare Nanaba e Mike, ma immagino che si siano imboscati da qualche parte, vero?"
"Come sempre."
"Oh be'. Vuoi venire con noi? Sono sicura che ad Oruo non dispiacerebbe."
"Nah, sono di turno per guardare i bambini stasera. Devo rimanere sobria e controllare che nessuno combini pasticci. Solo un paio di bicchieri per me, stasera," scherzò Hanji, indicando il proprio drink. La salutò, augurandole che Oruo si sentisse meglio in fretta, e cominciò a tornare in direzione del divanetto.
Quando lo raggiunse, trovò Levi ed Erwin che discutevano sul livello di appropriatezza di lasciarsi massaggiare le caviglie in pubblico.
"Non c'è neanche abbastanza spazio su questo divano per una cosa del genere, andiamo, sarebbe ridicolo. Senza parlare del fatto che non posso sollevare troppo le gambe, ho una dignità sai? Non ho intenzione di esporre le mie grazie al resto della sala. A meno che tu non sia disposto a sederti per terra," sbottò Levi accavallando le gambe e raddrizzandosi la gonna.
Erwin si era tolto la giacca, e aveva appoggiato una mano sulla gamba di Levi, tracciando piccoli circoletti con il pollice nella carne esposta, incoraggiante.
"Potresti tenerti la giacca di Erwin in grembo e usarla per coprirti," suggerì Hanji.
Fare l'avvocato del diavolo era il suo secondo lavoro a tempo pieno. Levi la guardò con uno sguardo così imbarazzanto e furente che quasi Hanji era sorpresa di non aver ancora preso fuoco.
"E' un'ottima idea!" esclamò Erwin allegramente, tirandosi in grembo i piedi di Levi senza preavviso, appoggiandogli la giacca sulle cosce e cominciando a massaggiargli i piedi affaticati. Levi sembrava sul punto di protestare, ma tutto ciò che riuscì fu un suono di sollievo. Hanji rise.
---
Dovette infilarsi il pugno in bocca per non fare rumore quando Mike lo ingoiò.
Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata, il rumore del sangue che gli scorreva nelle vene lo assordava e sembrava improvvisamente che la sua pelle si fosse ristretta un paio di taglie.
Non era la prima volta che lo facevano ad un quill party, era diventata anzi una specie di tradizione (normalmente Mike si limitava a sussurrargli qualcosa di irripetibile nell'orecchio e Nanaba lo prendeva per mano, tirandolo verso una delle numerose stanze vuote del piano), ma era la prima volta che lo facevano in un corridoio.
Avrebbe dovuto capire che questa volta sarebbe stato diverso da come Mike gli aveva fatto capire che era giunto il momento di ritirarsi e far tornare un po' di vita alla serata; Hanji stava sospingendo Erwin e Levi perchè rientrassero nella villa, quando una delle mani di Mike si era stretta sul suo sedere, facendolo sobbalzare.
"Adoro questo nuovo completo," gli aveva sussurrato nell'orecchio. Aveva sentito i suoi denti chiudersi delicatamente intorno al lobo, e Nanaba avrebbe giurato che era bastato quello per farglielo diventare duro. Ritornare alla villa in quelle condizioni non sarebbe stato divertente, aveva pensato.
Il gemito di sorpresa che gli era quasi sfuggito dalle labbra quando Mike lo aveva spinto improvvisamente contro il muro nel bel mezzo del corridoio era stato prontamente smorzato da un bacio; non era riuscito però a soffocare un gemito di sollievo quando la sua mano era scesa a sbottonargli i pantaloni, liberandolo dalla fastidiosa costrizione.
Mike si ritrasse e Nanaba gemette frustrato, ma l'uomo si limitò a sorridergli, accarezzandolo lentamente.
"Potrebbe passare chiunque," gli ricordò Mike. Nanaba sentì la propria mano contrarsi in uno spasmo, mentre cercava di trattenere l'impulso di afferrarlo per i capelli e spingerselo addosso alla ricerca di frizione.
"Ti piace l'idea di essere beccato con i pantaloni intorno alle caviglie e un uomo inginocchiato tra le gambe?" continuò imperterrito, facendo scivolare le carezze sempre più in basso. "Forse la prossima volta dovremmo farlo sotto il tavolo del buffet," concluse, premendo la punta di un dito dentro di lui con facilità (quando aveva avuto il tempo di ungersi le dita? Oh Sacre Mura, non aveva davvero importanza in quel momento, se non avesse fatto qualcosa nei prossimi dieci secondi Nanaba lo avrebbe ucciso).
"Mike," ansimò Nanaba esasperato, conficcandosi le unghie nei palmi per impedirsi di mettergli le mani addosso. Mike ridacchiò, uno sbuffo d'aria sulla pelle sensibile, e chiuse di nuovo le labbra intorno alla sua erezione.
Lo aveva stuzzicato abbastanza per i suoi gusti, sembrava; i suoi movimenti ora erano quelli decisi di un uomo con una missione, e Nanaba era contento che ci fosse un muro a sostenerlo perchè le sue ginocchia stavano progressivamente perdendo la capacità di sostenerlo, specialmente per come lo stava stimolando dall'interno. Era vicino, vicinissimo all'orgasmo quando Mike lo lasciò di nuovo andare e Nanaba singhiozzò di frustrazione; stavolta non ebbe remore ad afferrare i capelli di Mike per riportarlo dove voleva che rimanesse.
Sentì le vibrazioni della risata di Mike attraverso la sua gola e rabbrividì. "Ancora un attimo di pazienza, mio caro. Non vuoi sentirmi dentro di te, mentre vieni?"
"No," gemette Nanaba, "no, no, Mike, ti prego..."
"Ok, ok. Che ragazza impaziente," commentò scherzosamente. Premette un altro dito dentro di lui , massaggiando brevemente con gesti misurati., e lo prese nuovamente in bocca.
Nonostante la lunga anticipazione, l'orgasmo colse Nanaba di sorpresa.
Stava ancora riprendendosi dagli ultimi spasmi quando Mike deglutì, si rialzò, si sbottonò i pantaloni e si spinse dentro di lui con un colpo fluido, raccogliendo tutto il suo peso senza sforzo apparente (una fortuna, perchè le sue ginocchia avevano definitivamente ceduto ed era abbastanza certo che non sarebbe stato in grado di rimanere in piedi ancora a lungo). Nanaba gli allacciò automaticamente le gambe intorno alla vita e gemette, sopportando il fastidio di essere fottuto contro il muro mentre il suo corpo era ancora così sensibile.
Per fortuna non ci volle molto prima che anche Mike finisse dentro di lui; lo aiutò gentilmente a rimettere i piedi per terra e poi si sedettero a terra insieme, schiena contro il muro, per riprendere fiato.
"Wow," Nanaba fu il primo a rompere il silenzio, cercando la mano di Mike nella semioscurità per stringerla.
"Wow," confermò Mike con un sorriso. "Se avessi saputo che farlo in pubblico ti eccitava così tanto avremmo potuto farlo prima."
"Non lo sapevo," ammise Nanaba, facendo una smorfia alla sensazione residua tra le sue gambe. Accettò il fazzoletto che Mike gli porse e cominciò a ripulirsi alla meglio, mentre il suo amante faceva lo stesso con il suo fazzoletto di riserva. Quando si furono rivestiti e lisciato le pieghe alla meglio, Mike li ficcò con non-chalance in un vaso, guadagnandosi un pugno di rimprovero sulla spalla da Nanaba ("Che schifo, Mike". "Oh andiamo, non se ne accorgerà nessuno." "Certe volte sei veramente incredibile." "Che c'è, volevi tenertelo come ricordo?" "MIKE!". Si era beccato un altro pugno.)
"Dicevi sul serio, di farlo sotto al tavolo del buffet?" chiese Nanaba, curioso, mentre si avviavano verso il salone. Probabilmente Hanji e gli altri si stavano chiedendo che fine avessero fatto.
"Be', stavo improvvisando a dire il vero, però se pensi che ti piacerebbe si potrebbe tentare, la prossima volta," promise Mike appoggiandogli una mano sulla schiena in un gesto d'affetto.
Il solo pensiero era quasi abbastanza per far venire voglia a Nanaba di farlo di nuovo, subito. "La prossima volta," ripetè, assaporando la promessa.
Nel salone c'era poca gente ormai; Nanaba immaginava che la maggior parte degli invitati aveva cominciato a sentire la stanchezza e aveva fatto ritorno a casa, oppure aveva trovato un angolo tranquillo in cui schiacciare un pisolino fino alla mattina successiva (accadeva piuttosto spesso che gli ospiti rimanessero fino al mattino, addirittura facendo colazione insieme. A Pixis non dispiaceva, anzi incoraggiava tutti a fare come preferivano).
"Ah, eccoli là," disse Mike, indicando un divanetto dall'altro lato della stanza. Hanji ed Erwin sembravano impegnati a chiacchierare, mentre Levi aveva finalmente dato fondo alle proprie energie e aveva ceduto al richiamo del sonno con la testa in grembo ad Erwin, che gli accarezzava distrattamente i capelli.
"Cosa pensi di Erwin?" chiese all'improvviso Nanaba, mentre si facevano strada tra i piccoli gruppi di persone ai bordi della pista da ballo che chiacchieravano più o meno chiassosamente, fiumi di alcol a rendere la loro lingua più sciolta e la loro voce meno controllata.
"Sembra un tipo a posto. Un po' bizzarro forse, ma chi di noi non lo è?" Mike sorrise. Notò l'espressione di Nanaba e tornò serio. "Sei preoccupato per Levi?"
"Non particolarmente, a dire il vero. Confido nel fatto che Hanji non avrebbe permesso di farli incontrare, se avesse considerato Erwin una cattiva compagnia," riflettè ad alta voce. "Volevo solo sapere cosa ne pensavi, tutto qui."
"Cosa ne pensi tu?"
Nanaba sorrise. "Penso che sia un tipo a posto. Un po' bizzarro, forse. Ma chi di noi non lo è?"
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"Siete sicuri che non sia un problema? Posso riportare io Levi a casa, se mi dite dove abita, e poi posso tornare a casa mia tranquillamente. Non ho bevuto così tanto da non ricordare dove abito."
Mike girò la chiave nella serratura e aprì la porta, lasciando entrare Hanji, Nanaba ed Erwin prima di richiuderla. Sorrise alla vista di Levi addormentato in braccio ad Erwin, un'espressione tranquilla sul volto e la bocca semiaperta. Aveva il trucco sbavato e aveva perso la fascia di seta che aveva portato sui capelli tutta la sera, lasciandoglieli scompigliati e completamente in disordine, ma era comunque adorabile.
Erwin d'altro canto aveva un'espressione preoccupata. "Non ti preoccupare, nessun disturbo. Abbiamo fin troppo spazio, sarebbe uno spreco non approfittarne."
"E Levi praticamente ormai vive qui," aggiunse Nanaba, togliendosi la giacca e riponendola sull'appendino che aveva lasciato appositamente dietro la porta. "Nel mio armadio, per la precisione, nonostante Mike gli abbia ripetutamente offerto di regalargli un guardaroba tutto per lui, ma immagino che sia troppo orgoglioso per permettere una cosa del genere," concluse, facendo spallucce e sbottonandosi i primi bottoni della camicia.
"Non tutti hanno la tua faccia tosta, Nanaba," commentò Mike. Nanaba gli fece l'occhiolino; sapeva che a Mike non dispiaceva rinnovargli il guardaroba, visto che non gli costava praticamente niente, e che avrebbe fatto la stessa cosa per qualunque amico che glielo avesse chiesto.
Mike non aveva problemi a confessare di essere ricco sfondato. La sua famiglia non aveva mai avuto problemi di soldi, proveniendo da una lunga tradizione di incaricati statali con la benedizione del sovrano, così sua madre gli aveva lasciato a disposizione una piccola fortuna, con l'invito di investirla nella carriera che più preferiva. Mike aveva comprato una palazzina a Trost, e ne aveva trasformato il piano terra in quella che presto era diventata la più famosa sartoria dell'intero distretto, specializzata in abiti da sera.
Aveva inizialmente assunto Nanaba come assistente e modello, ma apparentemente qualcosa tra loro era scattato e avevano cominciato a uscire insieme. Hanji era una vecchia amica che avevano in comune, e come esattamente aveva finito per condividere con loro il letto extra-large in camera di Mike era tutt'ora un mistero per tutti e tre.
"Vieni con me Erwin, ti mostro la camera degli ospiti ad Erwin. Scommetto che non vedi l'ora di depositare questo sacco di patate," commentò Hanji, tirando una pacca sul sedere a Levi mentre passava loro di fianco. Levi mugolò nel sonno con un'espressione infastidita, muovendosi debolmente tra le braccia di Erwin, ma non si svegliò.
Dopo che ebbe augurato la buonanotte ad Erwin ed ebbe ringraziato Hanji per occuparsi degli onori di casa, sospinse gentilmente verso la loro camera Nanaba, che aveva cominciato a ridacchiare incontrollabilmente quando inciampò nei propri piedi; tendeva a trovare tutto stupidamente divertente quando era così ubriaco di sonno.
Lo aiutò a spogliarsi e a lavarsi, poi gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte prima di fare lo stesso e infilarsi a letto con lui. Hanji arrivò poco dopo, indossando solo la sua solita vestaglia rattoppata (Mike aveva cercato di fargliela buttare via così tante volte che aveva perso il conto, ma Hanji insisteva sempre che aveva un valore affettivo; non importava quante volte avrebbe dovuto rammendarla, la Vestaglia rimaneva dov'era e se la sarebbe portata nella tomba), i bigodini nei capelli e gli occhiali storti.
"Forse è il caso di far riparare quella stanghetta, che dici?" le sussurrò Mike per non svegliare Nanaba, che si era addormentato praticamente nel momento in cui aveva toccato il materasso.
"Nah. Le stanghette sono per i deboli. Forse dovrei passare ad un modello pince-nez. Cerchiato di corno. Sarebbe così stupidamente intellettuale." Lasciò che Mike le grugnisse una risata soffocata prima di continuare. "Levi non si è svegliato neanche quando l'ho struccato, deve essere seriamente esausto."
"Possiamo fidarci di Erwin? Non voglio che Levi si svegli domani mattina con un attacco di panico per colazione."
"Erwin è talmente buono che probabilmente riceverà un invito per un Quill Party in Paradiso, con una nota in calce dove le dee in persona si scusano per il poco preavviso," borbottò Hanji sbadigliando e infilandosi sotto le coperte a sua volta.
Mike rise e spense la luce.
---
Una volta sveglio, Erwin guardò automaticamente alla propria destra, aspettandosi di trovare il calendario appeso alla parete. Si trovo invece davanti due occhi chiari e un volto familiare a poca distanza, e gli eventi della sera precedente gli tornarono alla memoria. Sorrise gentilmente a Levi, che si era affrettato ad alzarsi a sedere quando si era reso conto di essere stato scoperto.
"Buongiorno," lo salutò, voce gracchiante per il troppo ridere e chiacchierare della sera precedente, riavviandosi i capelli con una mano.
"Buongiorno," replicò Levi, teso. "Volevo controllare da solo ma ho pensato che sarebbe stato piuttosto strano se ti fossi svegliato mentre lo stavo facendo, quindi ho intenzione di chiederlo e basta".
Erwin lo guardò con curiosità. Poteva dire che Levi era nervoso per qualche cosa, ma la sua espressione non tradiva la minima emozione. Erano i suoi occhi, si rese conto immediatamente; era come se stesse cercando di evitare il suo sguardo ma si stesse allo stesso tempo costringendo a guardarlo direttamente.
"Chiedi pure," lo invitò.
Non sapeva esattamente che domanda aspettarsi, ma certamente non era:
"Sei nudo?"
"Uh. Sì?"
"Merda. Merda. Merda, dimmi che non l'abbiamo fatto mentre eravamo ubriachi, perchè avevo giurato a me stesso che avevo smesso con questa ridicola merda," disse Levi, sibilando le parole a denti stretti. Non aspettò una risposta prima di continuare come una raffica di mitragliatrice: "Se l'abbiamo fatto, sappi che non voleva dire niente, non ero me stesso e no, non possiamo riprovarci da sobri perchè potrei morire di vergogn-."
"Non l'abbiamo fatto," lo interruppe Erwin, sperando di tranquillizzarlo.
Levi si limitò a guardarlo per un lungo minuto. "Oh. Bene." Pausa. Si avvicinò leggermente, tirandosi dietro il lenzuolo come se temesse che Erwin potesse strapparglielo via, gli appoggiò le mani sulle guance e lo baciò.
Colto di sorpresa, Erwin ci mise qualche istante a rispondere, ma quando finalmente permise a Levi di approfondire il bacio lo sentì rilassarsi completamente contro di lui. Continuò a baciarlo, affondandogli le dita nei capelli corti e soffici e accarezzandogli la schiena.
Quando si separarono erano entrambi senza fiato, e Levi distolse lo sguardo, scivolando rapidamente giù dal letto. "Voglio fare una doccia. Vai pure a colazione senza di me, probabilmente Hanji sta già preparando una quantità abnorme di caffè. Spera che Nanaba si sia messo a cucinare pancakes, non c'è nessuno che li fa come lui". Si infilò nel minuscolo bagno annesso alla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Erwin sorrise.
Fandom: Shingeki no Kyojin
Pairing: Erwin/Levi, Mike/Nanaba+Hanji
Rating: NSFW
Warning: Twenties!AU, blowjobs, semi-public sex, crossdressing,
Wordcount: 6928
Summary: Erwin è un aspirante giornalista alla ricerca di un'opportunità. L'opportunità è una festa, ma invece di un lavoro trova molto di più.
Note: Fill per il prompt 6 della Maritombola 5.
Aveva sempre pensato che intraprendere una carriera come la sua con un nome come il suo fosse veramente una sfida alla sorte. Erwin Smith, giornalista. Quanti Smith c'erano, che avevano intrapreso la carriera giornalistica? Dozzine, sicuramente. Era un nome banale. Erwin rischiava tutti i giorni che il suo pezzo passasse inosservato sotto le centinaia di Smith che esistevano al mondo, autori di altrettante montagne di articoli scadenti, tutti uguali, sotto cui il suo sarebbe finito inesorabilmente smarrito e dimenticato.
Erwin Smith aveva però qualcosa che gli altri Smith non avevano: una fortuna sfacciata. Non c'era altra spiegazione, alla telefonata che aveva ricevuto una sera, alla lettera che era stata recapitata a casa sua - al suo indirizzo con il suo nome - e alla scrivania nell'ufficio più prestigioso del distretto.
Certo, correttore di bozze non era certo andare a fare la posta alle attrici e alle cantanti più famose del Muro Interno, ma per uno che come lui iniziava da zero era un gran passo avanti. Mister Pixis continuava a ripetergli che aveva grandi speranze per lui, e un buon presentimento, e il suo istinto non falliva mai.
Insomma, dal momento in cui Erwin aveva messo piede in redazione, qualche settimana prima, tutto ciò di cui aveva bisogno ora era un'occasione.
Come abbiamo detto, Erwin Smith aveva una fortuna sfacciata (era davvero così, era risaputo. Hanji ormai lo presentava in giro come "il suo amico, sapete, quello che ha sempre un culo così", accompagnando le parole con gesti sempre più esagerati.), quindi non avrebbe dovuto sorprendersi quando l'occasione si presentò, sul proverbiale piatto d'argento.
"Un quill party?" aveva chiesto dubbioso quando Hanji era venuta a dagli la notizia, eccitata come una ragazzina la notte della festa d'Estate.
"Proprio così! Ci sarà da divertirsi, questo mese Pixis non ha badato a spese! Ha invitato sia noi della redazione che il personale della tipografia in fondo alla strada. Spero tantissimo che abbia assunto i musicisti del'altra volta, erano veramente fantastici e avevano un repertorio enorme, non ne posso più degli stessi quattro pezzi..."
Era la prima volta che Erwin veniva invitato a uno di questi festini, ma erano parecchio famosi; ufficialmente venivano chiamati "feste della terza settimana", perchè Pixis tendeva ad organizzarli in quel periodo, ma tutti li chiamavano quill party perchè era praticamente impossibile non incontrare qualcuno di davvero davvero molto famoso a quelle feste. Del resto, è impossibile non macchiarsi le dita d'inchiostro usando una penna d'oca, giusto?
Temeva di trovarsi ad uno di quegli eventi seri e formali - gli ricordavano fin troppo le cene di famiglia a Utopia, quando Madre decideva di invitare tutti i clienti di suo padre per le feste, e cercava di evitarle il più possibile in occasioni non legate alla sua famiglia - ma una volta entrato nella villa lussuosa scoprì di essersi preoccupato per niente: l'atmosfera era rilassata e piena di risate.
La gente ballava, beveva, rideva e si divertiva come ci si aspettava che facesse ad un party, e ben presto anche Erwin venne risucchiato nell'atmosfera festosa. Del resto, se tutti si stavano divertendo, chi era lui per fare diversamente?
Non era passata neanche mezz'ora da quando era arrivato che aveva incrociato almeno tre pezzi grossi del giornalismo e già aveva una ragazza in grigio coperta di lustrini, piume e perle come andava di moda negli ultimi anni appesa al braccio, che insisteva perchè andassero a ballare. Poche parole, uno sguardo intenso, un vestito troppo appariscente e una risata contagiosa erano armi pericolose per chi sapeva come usarle, ed Erwin era sempre stato fin troppo vulnerabile a quel tipo di artiglieria. Avrebbe aspettato la mattina dopo per pentirsene.
Se n'era scelta una con l'argento vivo addosso, si rese ben presto conto; dovette insistere a lungo prima che lei gli permettesse, con un broncio e una promessa di andarle a prendere da bere, di andarsi a sedere qualche minuto.
"Non è consono ad una signora, sfinire il proprio cavaliere senza neanche concedergli il proprio nome," scherzò Erwin mentre le versava un drink.
Lei rise, vuotò il bicchiere e gli rivolse un sorrisetto. "Se stavi cercando una signora, hai chiesto di ballare alla persona sbagliata, tesoro."
Fu il turno di Erwin di sorridere. "Allora credo di aver chiesto alla persona giusta."
"Erwin!" chiamò una voce dietro di lui, e si voltò in tempo per acchiappare Hanji, che era inciampata nel lungo foulard che le si era mezzo srotolato dal collo mentre correva nella sua direzione, prima che rovinasse per terra. Portava un abito color salmone con una fascia svolazzante legata bassa sui fianchi color acquamarina, dello stesso colore di quella che l'aveva quasi uccisa.
"Hai trovato qualcuno con cui ballare o ti stai ancora trascinando quei due stoccafissi in giro per la pista?" chiese la compagna di Erwin, riaggiustandosi una delle numerose collane che portava al collo. Erwin stava per rispondere, quando si rese conto che stava parlando con Hanji.
"Nah, non ho ancora inquadrato nessuno di interessante," rispose lei tranquillamente, raddrizzandosi lo scollo del vestito che le era scivolato fuori posto mentre inciampava. "Non mi dispiace rimanere in compagnia di Mike e Nanaba comunque," aggiunse, scoccando un'occhiata ai due uomini che si erano fermati a qualche metro da loro, vicino alla parete. Erwin riconobbe Mike dalla tipografia in fondo alla strada; non riconobbe invece il ragazzo biondo con cui stava parlando, e che immaginò fosse Nanaba, grazioso e attraente nel suo completo elegante.
"Non hai pensato che forse a loro dà fastidio la tua compagnia? Non fare sempre la reggimoccolo, Hanji. Poveri ragazzi, falli divertire," continuò l'altra, schioccando la lingua in disapprovazione.
"No che non gli dò fastidio! Sarebbe un problema, visto che dormiamo insieme," rispose Hanji pestando un piede per terra.
La compagna di danze di Erwin la fissò sbattendo le palpebre lentamente. "Wow. Punto primo, questo spiega molte cose. Punto secondo, non avevo davvero bisogno di saperlo , Hanji. Punto terzo, non progettavo di ubriacarmi stasera, ma evidentemente un cambio di piani è necessario," strascicò, ignorando il bicchiere che aveva appoggiato sul tavolo e afferrando direttamente la bottiglia più vicina.
Erwin ritenne di aver osservato il loro scambio abbastanza a lungo.
"Uh, dunque vi conoscete?"
Hanji non rispose. Si limitò a fissarlo. Poi fissò la ragazza in grigio, che aveva deciso di riprendere in considerazione il proprio bicchiere invece di tradirlo per il collo della bottiglia. "Sta scherzando, vero?" le chiese Hanji, incredula.
L'altra si limitò a ridacchiare nello champagne, facendo spallucce. "Non credo mi abbia riconosciuto. Mi stava giusto chiedendo come mi chiamo, quando gli sei crollata addosso."
"Non ci posso credere. Erwin. E' Levi."
Apparentemente fissare la gente sbattendo le palpebre lentamente stava diventando una sorta di sport, o forse era un'usanza dei party quill di cui Erwin non era a conoscenza, ma da cui evidentemente non poteva esimersi, perchè anche lui finì per fissare Hanji, come se guardandola in faccia abbastanza a lungo potesse rivelare i segreti dell'universo e le risposte alle domande irrisolte.
Hanji puntò il dito verso Levi, Erwin lo seguì e per la prima volta nella serata guardò con attenzione la persona con cui aveva ballato fino a quel momento.
(Non aveva davvero avuto il tempo di farlo, visto che era stato praticamente rapito, e spinto in pista, in sua difesa. Probabilmente nemmeno bere a stomaco vuoto non era stata una grande idea.)
Indossava un abito grigio coperto di perline bianche e lustrini appena lungo sotto il ginocchio, di tessuto leggero e sottile, tagliato in modo che frusciasse ad ogni movimento, e una quantità improbabile di collane e collanine che gli cadevano sul petto ad altezze diverse, ma da qualche parte sotto l'ombretto pesante e il sorriso beffardo coperto di rossetto, se Erwin stringeva gli occhi poteva riconoscere il ragazzo scortese e irritabile che lavorava giù all'archivio.
"Oh wow. Hai un vestito," disse Erwin, intelligentemente.
Levi roteò gli occhi e generosamente gli cedette il suo bicchiere. "Non sei abbastanza ubriaco. Lasciami rimediare." Erwin registrò la risata sguaiata di Hanji in sottofondo da qualche parte, accettò il bicchiere e lo svuotò in un sorso.
Il resto della serata passò relativamente senza intoppi. Come promesso, Levi lo fece ubriacare, così velocemente che quasi non se ne rese conto. Era tutto incredibilmente divertente, e adesso che Erwin aveva scoperto che la ragazza in grigio era Levi, per qualche motivo non voleva mai smettere di ballare con lui. Lo trascinò più e più volte in pista, anche se a stento si reggeva in piedi , e il ragazzo dell'archivio rideva e si lamentava e gli versava dell'altro champagne.
A un certo punto nel salone principale aveva cominciato a fare veramente troppo caldo, e avevano deciso di uscire in giardino, dove la musica si sentiva ancora forte e chiara ma l'aria era meno soffocante. Hanji, Erwin e Levi si sedettero sul muretto che fiancheggiava la scalinata del cortile, e si misero a incoraggiare Mike e Nanaba che accennavano qualche passo di danza nell'oscurità.
Hanji e Levi fischiavano rumorosamente e battevano le mani, ed Erwin era distratto, osservando Levi. Il vestito non era neanche suo, gli aveva raccontato a un certo punto. Forse era il modo in cui era seduto, con la stoffa che si impigliava nel materiale ruvido del muretto, forse era perchè era palese che non gli importasse niente di come la gonna gli si fosse tirata su praticamente fino all'inguine, forse perchè Erwin era completamente ubriaco e avrebbe davvero dovuto andare a ficcare la testa nella fontana in mezzo al cortile, ma voleva davvero infilare le mani sotto quegli strati di stoffa, piume e perline e scoprire se portarsi a letto Levi sarebbe stato eccitante come con una ragazza in grigio.
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Lavorare in un archivio era se possibile il lavoro più palloso del mondo e Levi lo odiava. Odiava la gente che gli schioccava le dita ad un centimetro dal naso pretendendo che facesse apparire documenti smarriti dal nulla, odiava i cassetti degli schedari che si bloccavano perchè non erano stati oliati a dovere, odiava i cassetti degli schedari che decidevano di sbloccarsi proprio quando Levi aveva deciso di passare alle maniere forti e finiva per chiuderci le dita dentro.
Sei giorni alla settimana, dieci ore al giorno perse tra scaffali polverosi e il quieto rumore di mandibole di ratti e insetti inesistenti erano abbastanza per far perdere la pazienza alle Sacre Mura. Era stato per disperazione che Levi aveva cominciato a fare passeggiate notturne, subito dopo essere uscito da lavoro. L'idea di rinchiudersi nel suo minuscolo, immacolato appartamento, con lo stesso quieto masticare di roditori inesistenti incastrato nelle orecchie, gli era insopportabile. Era così che aveva cominciato a infilarsi nei locali più rumorosi della città. Le risate e la musica lo aiutavano a non perdere il senno.
Scoprì che non era l'unico che la pensava così.; vedeva Hanji talmente spesso a lavoro che finirono per scoprire di avere questa inclinazione in comune. Divenne una sorta di rituale vedersi a casa sua con i suoi coinquilini Nanaba e Mike per raddrizzarsi cravattini e collane e l'ultimo ritocco al rossetto prima di finalmente uscire.
"Ho appena convinto Erwin ad accompagnarmi al prossimo quill party di Pixis," annunciò una sera Hanji, completamente inguardabile nel suo completo blusa e gonna a losanghe arancio e turchese e un enorme cappello viola piumato, gli occhiali di sghimbescio come il suo solito e immersa fino ai gomiti nel baule dei foulard, alla ricerca di qualcosa per Nanaba che si abbinasse all'elegante vestito a frange blu e nero che indossava quella sera, mentre lui si acconciava i capelli.
"Erwin?" aveva chiesto distratto, ritoccandosi il rossetto con un dito e sfumando meglio l'ombretto nella zona d'ombra sotto il sopracciglio.
"Erwin. Erano miliardi di anni che non riuscivo a convincerlo a uscire, mi chiedo cosa diavolo faccia tutto il tempo quando non lavora... Comunque, hai già deciso cosa mettere?" aveva risposto lei, chiudendo il baule con un gesto frustrato.
"Non ancora. Pensavo di rubare a Nanaba quel vestito grigio che aveva messo l'altra sera, se me lo lascia," aveva mormorato, scoccando un'occhiata a Nanaba nello specchio.
"Fai pure," aveva sorriso lui senza guardarlo, fissando la propria acconciatura con una spruzzata di lacca, un'espressione soddisfatta sul viso. (Levi si era fermato un attimo con il pennello a mezz'aria, osservando le perfette finger waves nei suoi capelli, le ciocche sapientemente modellate che ricadevano sui suoi zigomi ammorbidendo i suoi già delicati lineamenti. "Un giorno dovrai dirmi come cavolo fai a farteli venire così bene," aveva borbottato. "Calma, pazienza e pratica, caro mio, oltre che ad una naturale predisposizione. I tuoi capelli sono troppo lisci, Levi." "Accidenti.") "Probabilmente io indosserò il completo nuovo; non ho ancora avuto occasione di metterlo, ed è un po' di tempo che non vado ad una festa da uomo."
Levi si era limitato a ridacchiare. Non si ricordava neanche quand'era stata la prima volta che aveva rubato a Nanaba uno dei suoi meravigliosi vestiti; avrebbe dovuto cominciare a comprarsene per i fatti suoi, visto come ci aveva preso la mano, ma purtroppo fare l'archivista non gli faceva guadagnare abbastanza per mettere insieme un guardaroba, neanche uno di recupero. Per fortuna a Hanji e Nanaba non dispiaceva condividere il contenuto dei loro armadi con lui.
Comunque, ricordava Erwin. Aveva probabilmente qualche anno più di lui, era alto, biondo, bello, lavorava in redazione direttamente sotto Pixis e, come Hanji non mancava mai di ripetere, aveva una fortuna sfacciata. Levi ricordava di aver visto il suo proverbiale culo in azione, quando aveva pescato da sotto una scrivania la pagina 34 di un documento che Levi aveva passato tutta la mattina a cercare senza risultati. Avevano chiacchierato del più e del meno un paio di volte, ed Erwin aveva ridacchiato del suo pessimo senso dell'umorismo, nonostante contenesse più battute da gabinetto dello stretto necessario e la maggior parte di esse fossero pronunciate con il tono piatto di chi viveva di sarcasmo. Era stato praticamente impossibile non prendersi una cotta spaventosa per lui.
Ed era ancora alto, biondo e bello quando lo vide entrare in villa Pixis nel suo smoking, nervoso e palesemente a disagio nella folla. Levi aveva già bevuto un paio di bicchieri e si sentiva audace; non gli ci era voluto molto per afferrarlo per un braccio e trascinarlo a ballare, sicuro di sè sotto un dito di cipria e di rossetto.
Gli aveva quasi riso in faccia quando si era reso conto di non essere stato riconosciuto, e invece di offenderlo aveva rivampato il suo coraggio; ogni tanto Hanji lo accusava scherzando di essere il flirt più bastardo del distretto, ma la verità era che rimorchiare uomini lo rendeva terribilmente nervoso. Era così facile guardare Nanaba e Mike e dimenticarsi che a un certo punto avevano deciso di fare il primo passo; Levi avrebbe voluto che tutto fosse più semplice.
Quando Hanji aveva rivelato ad Erwin la sua identità, aveva temuto il peggio. Imprevedibilmente, invece di scappare via con una scusa per poi evitarlo come la peste, l'aspirante giornalista si era limitato a fissarlo come se avesse appena avuto una rivelazione mistica, aveva buttato giù un paio di bicchieri di champagne, lo aveva preso per la vita e lo aveva trascinato in pista per un altro giro di charleston, finendo ben presto con le guance rosse e il fiato corto. Anche quando si erano fermati per riprendersi non gli aveva mai staccato le mani di dosso, tracciandogli con il dito disegni immaginari sulla spalla, sul lembo di pelle scoperta tra lo scollo del vestito e il fascio di collane. Era probabilmente un gesto automatico causato dall'alcol (anche Hanji tendeva ad allungare le mani quando beveva, e non era certamente l'unica persona che conosceva con un'abitudine del genere), ma a Levi non importava. Era in paradiso, era in un sogno e avrebbe voluto non svegliarsi mai.
L'idea di uscire in cortile fu di Nanaba, che si era finalmente stufato di fare da tappezzeria e gli era venuta voglia di ballare; l'ambiente era abbastanza informale perchè nessuno facesse una piega alla vista di due uomini ballare insieme (la gente era sempre la stessa, e ciò che succedeva ai quill party normalmente rimaneva nei quill party; per una volta i giornalisti potevano appendere la penna al chiodo e divertirsi come tutti gli altri, quella era la regola), ma Nanaba tendeva a diventare nervoso all'idea di attirare l'attenzione su di sè e Mike preferiva essere discreto con le sue preferenze, e l'aria sulla pista da ballo cominciava a diventare soffocante. Fuori la notte era abbastanza serena da permettere loro di godersi la luce della luna e una stellata mozzafiato, comunque, quindi non c'era davvero nessun motivo per non uscire.
La musica si udiva forte e chiaro anche da lì, per via delle finestre spalancate, ma Levi era troppo stanco e ubriaco per mettersi davvero a ballare sotto le stelle.
Si sedette tra Hanji ed Erwin sul muretto che portava alle scalinate, mentre Mike e Nanaba davano finalmente fondo alle loro abilità di ballerini, volando leggeri sul selciato come se non ubbidissero alla forza di gravità come tutti gli altri, muovendosi al ritmo dei loro incoraggiamenti e del battito delle loro mani.
Levi quasi saltò fuori dal proprio vestito per la sorpresa quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua gamba nuda; ma era solo Erwin. Aveva lo sguardo liquido di chi aveva bevuto troppo ma aveva cominciato a rendersi conto di avere davvero esagerato, e per un attimo Levi temette che stesse per sentirsi male. (Non si era davvero sentito deluso, quando aveva concluso che probabilmente Erwin stava solo cercando supporto per alzarsi; non si era davvero sentito deluso quando aveva concluso che Erwin non stesse testando la merce prima di portarsela a casa. Levi aveva imparato a sue spese a non farsi troppe illusioni, quando si trattava di uomini.)
"Sto bene," bofonchiò Erwin, un'espressione scocciata. "Devo solo..."
Non concluse la frase. Si alzò, e si avviò barcollando verso la fontana che si ergeva nel bel mezzo del giardino, solo uno specchio d'acqua in cui si rifletteva il disco argentato della luna, visto che a quell'ora la pompa era spenta. Per un attimo tutti lo seguirono con lo sguardo, perfino Mike e Nanaba che si erano fermati brevemente per prendere fiato; poi Erwin tuffò la testa nella fontana, Levi sentì il proprio stomaco sprofondare fino alle scarpe e tutti e quattro scattarono nella sua direzione.
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"Ma che cavolo ti è saltato in testa! Mi hai fatto quasi prendere un infarto!" strillò in faccia ad Erwin mentre quest'ultimo si riavviava i capelli con un pettine che aveva estratto dalla tasca interna della giacca ("Davvero, Erwin?" aveva esclamato Levi sedendosi di fianco a lui sul bordo della fontana. "Chi diavolo si porta dietro un pettine?" "Io," aveva risposto Erwin con un sorrisetto impertinente. Levi gli aveva mollato un colpo sul braccio. Erano perfetti insieme, aveva pensato Hanji, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla.)
"Adesso sono sobrio. Te l'ho detto che sarei stato bene. Avevo bevuto troppo e avevo bisogno di rinfrescarmi, rilassati Hanji," rispose tranquillissimo lui. Sarebbe stato l'immagine della sobrietà, se non avesse avuto rivoletti d'acqua che scendendo dal collo gli infradiciavano il colletto della camicia e della giacca e l'aspetto di uno che be', aveva appena ficcato la testa in una fontana.
Lei scosse la testa. Fortuna sfacciata e imprevedibilità sconcertante; queste erano le due principali caratteristiche di Erwin Smith. Forse era per questo che Pixis lo considerava un ottimo investimento; i suoi articoli apparentemente erano minuziosamente costruiti per cambiare argomento quando meno era probabile, ma con abbastanza sottili riferimenti da non cogliere completamente di sorpresa. Una logica infallibile nelle situazioni più assurde.
Le sorrise e le offrì la mano. "Posso offrirti un giro di danze per farmi perdonare?"
Lei scosse la testa, accettando la mano e tirandolo in piedi. Poi dicevano che era lei, la squilibrata del gruppo. Solo perchè aveva mollato l'università per diventare tipografa. Almeno lei non rovinava completi di sartoria per farsi passare una sbronza e riconosceva i suoi colleghi anche sotto un po' di ombretto e di mascara.
Gettò un'occhiata a Levi. Si era alzato, forse per aiutare Erwin a rimettersi in piedi, ma ora guardava la mano che l'uomo le stava offrendo come se avesse voluto essere lui il destinatario di quell'offerta, incerto sul da farsi. Il fatto che avesse un'espressione così trasparente tradiva il fatto che aveva bevuto troppo anche lui.
"Ho bisogno di qualcosa da bere, prima. Vi dispiace se rientriamo?" chiese, ignorando la mano di Erwin e girandosi verso Mike e Nanaba per conferma.
Nanaba fece spallucce e sorrise esasperato. "Solo se Erwin promette di non cercare di annegarsi nell'acquario dei pesci rossi," scherzò. Mike si limitò a ridacchiare, appoggiando distrattamente una mano sul fianco del ragazzo. Hanji riconobbe il gesto, e annuì impercettibilmente.
"Perfetto! Coraggio Levi, facci strada e assicurati che Mister Belloccio qui mantenga una traiettoria regolare," esclamò gioviale Hanji, gesticolando perchè facessero come aveva detto e sospingendoli allegramente e con passo rapido verso l'ingresso da cui erano usciti poco prima.
"Secondo voi è rimasto ancora qualcosa? Voglio dire sono quasi le due, ancora un po' e Pixis sbatterà tutti fuori. Onestamente spero di no perchè tra te ed Erwin avete bevuto anche la mia dose d'alcol praticamente, non è affatto giusto, perchè devo finire sempre io sobria? Non sono mica la vostra babysitter, sapete."
"La musica sta ancora andando, e non hanno ancora attaccato col jazz lento da sbronza triste, quindi direi che ci siamo ancora. Secondo te è scortese se mi tolgo le scarpe? E' l'ultima volta che prendo in prestito le tue, mi vanno decisamente troppo larghe e mi fanno venire un sacco di vesciche in posti stupidi," si lamentò Levi con una smorfia. L'ombretto scuro nel corridoio semibuio lo faceva sembrare la flapper più malvagia del distretto.
"Purtroppo il cinturino di quelle argento di Nanaba si è completamente distrutto, altrimenti avresti potuto mettere quelle," rispose Hanji, tendendo l'orecchio e gettando velocemente un'occhiata alle sue spalle per confermare i suoi sospetti. Sotto il chiacchiericcio, dietro di sè il rumore di passi era rallentato fino a fermarsi completamente. Con un po' di fortuna Erwin non avrebbe notato che Mike aveva gentilmente spinto Nanaba contro la parete per baciarlo, e da quella distanza non era particolarmente chiaro che la mano di Mike stesse cercando di farsi strada nei suoi pantaloni.
Se Hanji sapeva cosa stava succedendo nei dettagli era solo perchè conosceva ogni singola mossa per esperienza. Spesso e volentieri aveva avuto il piacere di un'ottima visuale di quella stessa scena, biglietti in prima fila, platea, popcorn e tutto il resto. In una memorabile occasione aveva avuto perfino l'onore di schiacciare lei stessa Nanaba contro il muro ma non erano ancora riusciti ad assistere ad una replica. Avevano cercato di invitare Levi, qualche volta, ma si erano sempre sentiti dire di no. Hanji sospettava che con così tanta gente nella stanza, soffrisse letteralmente di ansia da palcoscenico. Povero Levi.
A giudicare dalla rigidezza e dalla rapidità con cui aveva cominciato a guidare Erwin lungo il corridoio, Hanji aveva il sospetto che almeno Levi si fosse reso conto di cosa era successo. Se Erwin aveva preso nota della sparizione dei loro due compagni, non aveva dato segno di essersene accorto, e aveva pareggiato il passo rapido di Levi senza fare commenti, lasciando Hanji leggermente indietro.
"Forse è meglio di no. Sono già basso con, figuriamoci senza," borbottò Levi, probabilmente sovrappensiero. Hanji non potè fare a meno di sorridere: anche con i tacchi, Levi arrivava alle spalle di Erwin. A lui non sembrava dispiacere.
"Non sei basso, sei alto giusto."
"Alto giusto per cosa?"
"Per me."
"Sei ancora ubriaco," rispose Levi, piatto.
"Nah. Non troppo," replicò Erwin, ammiccando e mettendogli un braccio intorno alle spalle per tirarselo più vicino.
Per via della penombra Hanji non poteva esserne sicura, ma scommetteva che Levi stava arrossendo, e sorrise tra sé e sé.
Sperava davvero tanto per entrambi che questa cosa andasse in porto; Erwin aveva decisamente bisogno di qualcuno che lo spingesse fuori dalla sua comfort zone e gli insegnasse a essere un po' più umano e un po' meno cappotto, e Levi non era più riuscito a fidarsi di nessuno dopo che Farlan lo aveva lasciato per un altro, nonostante avesse detto a Levi che tutto sommato gli uomini non erano esattamente il suo pane.
Arrivati nel salone scoprirono che non era rimasta molta gente; alcuni erano già tornati a casa, ma la maggior parte si era probabilmente addormentata da qualche parte. Alcune coppie stavano ancora ballando, approfittando dello spazio disponibile per buttarsi nei passi pù acrobatici.
Spinse Levi su uno dei pochi divani liberi e gli intimò di levarsi le scarpe, che non poteva sopportare di vederlo zoppicare in giro per la sala, mentre lei andava a prendersi qualcosa da bere. Per fortuna Pixis era sempre ben fornito quando si trattava di feste, e aveva optato per lasciare le bottiglie disponibili al pubblico, quindi ebbe più difficoltà a trovare un bicchiere pulito più che l'alcol in sè.
Rimase a chiacchierare qualche minuto con Petra, anche lei nei pressi del buffet per fare rifornimento di salatini ("Oruo?" "Lo sai che non regge l'alcol se non ha niente nello stomaco," rispose lei con una risatina), e si mise in pari con gli ultimi pettegolezzi e con gli avvenimenti che si erano persi alla festa mentre erano in cortile.
"Pensavo che ci fosse anche Levi, non è venuto?" chiese Petra guardandosi intorno, rigirandosi il bicchiere tra le dita.
"Certo che c'è, è laggiù," disse Hanji voltandosi verso il divanetto e puntando il dito più discretamente possibile. Levi ed Erwin erano seduti molto vicini e parlottavano. Levi non si era ancora tolto le scarpe, notò, ma a giudicare dalla sua espressione sofferente non sarebbero durate ancora a lungo. Da quella distanza non poteva esserne sicura, ma le sembrava che Erwin stesse tentando di convincerlo a toglierle. Cercò perfino di toglierne una, chinandosi per raggiungere il cinturino della calzatura, ma Levi ritrasse il piede dalla sua portata e gli mollò un pugno sulla spalla con un broncio offeso, prima di rimuoverle lui stesso. Disse qualcosa, ed Erwin rise, raccogliendo le scarpe e riappoggiandole dietro il divanetto, dove non avrebbero dato fastidio.
"Chi è quel tizio? Una nuova conquista?" chiese Petra con un sorriso malizioso.
"Lo spero proprio. E' da quando Erwin ha cominciato a lavorare in redazione che Levi gli ha messo gli occhi addosso. Sembra che vadano d'accordo, no?"
"Sono adorabili," confermò lei. "Ah senti, appena Oruo si riprende un attimo pensavamo di dare un'occhiata a quel localino carino in fondo alla strada -lo sai come sono queste feste, dopo una certa ora diventano insopportabilmente noiose- ma prima di andarcene volevo salutare Nanaba e Mike, ma immagino che si siano imboscati da qualche parte, vero?"
"Come sempre."
"Oh be'. Vuoi venire con noi? Sono sicura che ad Oruo non dispiacerebbe."
"Nah, sono di turno per guardare i bambini stasera. Devo rimanere sobria e controllare che nessuno combini pasticci. Solo un paio di bicchieri per me, stasera," scherzò Hanji, indicando il proprio drink. La salutò, augurandole che Oruo si sentisse meglio in fretta, e cominciò a tornare in direzione del divanetto.
Quando lo raggiunse, trovò Levi ed Erwin che discutevano sul livello di appropriatezza di lasciarsi massaggiare le caviglie in pubblico.
"Non c'è neanche abbastanza spazio su questo divano per una cosa del genere, andiamo, sarebbe ridicolo. Senza parlare del fatto che non posso sollevare troppo le gambe, ho una dignità sai? Non ho intenzione di esporre le mie grazie al resto della sala. A meno che tu non sia disposto a sederti per terra," sbottò Levi accavallando le gambe e raddrizzandosi la gonna.
Erwin si era tolto la giacca, e aveva appoggiato una mano sulla gamba di Levi, tracciando piccoli circoletti con il pollice nella carne esposta, incoraggiante.
"Potresti tenerti la giacca di Erwin in grembo e usarla per coprirti," suggerì Hanji.
Fare l'avvocato del diavolo era il suo secondo lavoro a tempo pieno. Levi la guardò con uno sguardo così imbarazzanto e furente che quasi Hanji era sorpresa di non aver ancora preso fuoco.
"E' un'ottima idea!" esclamò Erwin allegramente, tirandosi in grembo i piedi di Levi senza preavviso, appoggiandogli la giacca sulle cosce e cominciando a massaggiargli i piedi affaticati. Levi sembrava sul punto di protestare, ma tutto ciò che riuscì fu un suono di sollievo. Hanji rise.
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Dovette infilarsi il pugno in bocca per non fare rumore quando Mike lo ingoiò.
Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata, il rumore del sangue che gli scorreva nelle vene lo assordava e sembrava improvvisamente che la sua pelle si fosse ristretta un paio di taglie.
Non era la prima volta che lo facevano ad un quill party, era diventata anzi una specie di tradizione (normalmente Mike si limitava a sussurrargli qualcosa di irripetibile nell'orecchio e Nanaba lo prendeva per mano, tirandolo verso una delle numerose stanze vuote del piano), ma era la prima volta che lo facevano in un corridoio.
Avrebbe dovuto capire che questa volta sarebbe stato diverso da come Mike gli aveva fatto capire che era giunto il momento di ritirarsi e far tornare un po' di vita alla serata; Hanji stava sospingendo Erwin e Levi perchè rientrassero nella villa, quando una delle mani di Mike si era stretta sul suo sedere, facendolo sobbalzare.
"Adoro questo nuovo completo," gli aveva sussurrato nell'orecchio. Aveva sentito i suoi denti chiudersi delicatamente intorno al lobo, e Nanaba avrebbe giurato che era bastato quello per farglielo diventare duro. Ritornare alla villa in quelle condizioni non sarebbe stato divertente, aveva pensato.
Il gemito di sorpresa che gli era quasi sfuggito dalle labbra quando Mike lo aveva spinto improvvisamente contro il muro nel bel mezzo del corridoio era stato prontamente smorzato da un bacio; non era riuscito però a soffocare un gemito di sollievo quando la sua mano era scesa a sbottonargli i pantaloni, liberandolo dalla fastidiosa costrizione.
Mike si ritrasse e Nanaba gemette frustrato, ma l'uomo si limitò a sorridergli, accarezzandolo lentamente.
"Potrebbe passare chiunque," gli ricordò Mike. Nanaba sentì la propria mano contrarsi in uno spasmo, mentre cercava di trattenere l'impulso di afferrarlo per i capelli e spingerselo addosso alla ricerca di frizione.
"Ti piace l'idea di essere beccato con i pantaloni intorno alle caviglie e un uomo inginocchiato tra le gambe?" continuò imperterrito, facendo scivolare le carezze sempre più in basso. "Forse la prossima volta dovremmo farlo sotto il tavolo del buffet," concluse, premendo la punta di un dito dentro di lui con facilità (quando aveva avuto il tempo di ungersi le dita? Oh Sacre Mura, non aveva davvero importanza in quel momento, se non avesse fatto qualcosa nei prossimi dieci secondi Nanaba lo avrebbe ucciso).
"Mike," ansimò Nanaba esasperato, conficcandosi le unghie nei palmi per impedirsi di mettergli le mani addosso. Mike ridacchiò, uno sbuffo d'aria sulla pelle sensibile, e chiuse di nuovo le labbra intorno alla sua erezione.
Lo aveva stuzzicato abbastanza per i suoi gusti, sembrava; i suoi movimenti ora erano quelli decisi di un uomo con una missione, e Nanaba era contento che ci fosse un muro a sostenerlo perchè le sue ginocchia stavano progressivamente perdendo la capacità di sostenerlo, specialmente per come lo stava stimolando dall'interno. Era vicino, vicinissimo all'orgasmo quando Mike lo lasciò di nuovo andare e Nanaba singhiozzò di frustrazione; stavolta non ebbe remore ad afferrare i capelli di Mike per riportarlo dove voleva che rimanesse.
Sentì le vibrazioni della risata di Mike attraverso la sua gola e rabbrividì. "Ancora un attimo di pazienza, mio caro. Non vuoi sentirmi dentro di te, mentre vieni?"
"No," gemette Nanaba, "no, no, Mike, ti prego..."
"Ok, ok. Che ragazza impaziente," commentò scherzosamente. Premette un altro dito dentro di lui , massaggiando brevemente con gesti misurati., e lo prese nuovamente in bocca.
Nonostante la lunga anticipazione, l'orgasmo colse Nanaba di sorpresa.
Stava ancora riprendendosi dagli ultimi spasmi quando Mike deglutì, si rialzò, si sbottonò i pantaloni e si spinse dentro di lui con un colpo fluido, raccogliendo tutto il suo peso senza sforzo apparente (una fortuna, perchè le sue ginocchia avevano definitivamente ceduto ed era abbastanza certo che non sarebbe stato in grado di rimanere in piedi ancora a lungo). Nanaba gli allacciò automaticamente le gambe intorno alla vita e gemette, sopportando il fastidio di essere fottuto contro il muro mentre il suo corpo era ancora così sensibile.
Per fortuna non ci volle molto prima che anche Mike finisse dentro di lui; lo aiutò gentilmente a rimettere i piedi per terra e poi si sedettero a terra insieme, schiena contro il muro, per riprendere fiato.
"Wow," Nanaba fu il primo a rompere il silenzio, cercando la mano di Mike nella semioscurità per stringerla.
"Wow," confermò Mike con un sorriso. "Se avessi saputo che farlo in pubblico ti eccitava così tanto avremmo potuto farlo prima."
"Non lo sapevo," ammise Nanaba, facendo una smorfia alla sensazione residua tra le sue gambe. Accettò il fazzoletto che Mike gli porse e cominciò a ripulirsi alla meglio, mentre il suo amante faceva lo stesso con il suo fazzoletto di riserva. Quando si furono rivestiti e lisciato le pieghe alla meglio, Mike li ficcò con non-chalance in un vaso, guadagnandosi un pugno di rimprovero sulla spalla da Nanaba ("Che schifo, Mike". "Oh andiamo, non se ne accorgerà nessuno." "Certe volte sei veramente incredibile." "Che c'è, volevi tenertelo come ricordo?" "MIKE!". Si era beccato un altro pugno.)
"Dicevi sul serio, di farlo sotto al tavolo del buffet?" chiese Nanaba, curioso, mentre si avviavano verso il salone. Probabilmente Hanji e gli altri si stavano chiedendo che fine avessero fatto.
"Be', stavo improvvisando a dire il vero, però se pensi che ti piacerebbe si potrebbe tentare, la prossima volta," promise Mike appoggiandogli una mano sulla schiena in un gesto d'affetto.
Il solo pensiero era quasi abbastanza per far venire voglia a Nanaba di farlo di nuovo, subito. "La prossima volta," ripetè, assaporando la promessa.
Nel salone c'era poca gente ormai; Nanaba immaginava che la maggior parte degli invitati aveva cominciato a sentire la stanchezza e aveva fatto ritorno a casa, oppure aveva trovato un angolo tranquillo in cui schiacciare un pisolino fino alla mattina successiva (accadeva piuttosto spesso che gli ospiti rimanessero fino al mattino, addirittura facendo colazione insieme. A Pixis non dispiaceva, anzi incoraggiava tutti a fare come preferivano).
"Ah, eccoli là," disse Mike, indicando un divanetto dall'altro lato della stanza. Hanji ed Erwin sembravano impegnati a chiacchierare, mentre Levi aveva finalmente dato fondo alle proprie energie e aveva ceduto al richiamo del sonno con la testa in grembo ad Erwin, che gli accarezzava distrattamente i capelli.
"Cosa pensi di Erwin?" chiese all'improvviso Nanaba, mentre si facevano strada tra i piccoli gruppi di persone ai bordi della pista da ballo che chiacchieravano più o meno chiassosamente, fiumi di alcol a rendere la loro lingua più sciolta e la loro voce meno controllata.
"Sembra un tipo a posto. Un po' bizzarro forse, ma chi di noi non lo è?" Mike sorrise. Notò l'espressione di Nanaba e tornò serio. "Sei preoccupato per Levi?"
"Non particolarmente, a dire il vero. Confido nel fatto che Hanji non avrebbe permesso di farli incontrare, se avesse considerato Erwin una cattiva compagnia," riflettè ad alta voce. "Volevo solo sapere cosa ne pensavi, tutto qui."
"Cosa ne pensi tu?"
Nanaba sorrise. "Penso che sia un tipo a posto. Un po' bizzarro, forse. Ma chi di noi non lo è?"
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"Siete sicuri che non sia un problema? Posso riportare io Levi a casa, se mi dite dove abita, e poi posso tornare a casa mia tranquillamente. Non ho bevuto così tanto da non ricordare dove abito."
Mike girò la chiave nella serratura e aprì la porta, lasciando entrare Hanji, Nanaba ed Erwin prima di richiuderla. Sorrise alla vista di Levi addormentato in braccio ad Erwin, un'espressione tranquilla sul volto e la bocca semiaperta. Aveva il trucco sbavato e aveva perso la fascia di seta che aveva portato sui capelli tutta la sera, lasciandoglieli scompigliati e completamente in disordine, ma era comunque adorabile.
Erwin d'altro canto aveva un'espressione preoccupata. "Non ti preoccupare, nessun disturbo. Abbiamo fin troppo spazio, sarebbe uno spreco non approfittarne."
"E Levi praticamente ormai vive qui," aggiunse Nanaba, togliendosi la giacca e riponendola sull'appendino che aveva lasciato appositamente dietro la porta. "Nel mio armadio, per la precisione, nonostante Mike gli abbia ripetutamente offerto di regalargli un guardaroba tutto per lui, ma immagino che sia troppo orgoglioso per permettere una cosa del genere," concluse, facendo spallucce e sbottonandosi i primi bottoni della camicia.
"Non tutti hanno la tua faccia tosta, Nanaba," commentò Mike. Nanaba gli fece l'occhiolino; sapeva che a Mike non dispiaceva rinnovargli il guardaroba, visto che non gli costava praticamente niente, e che avrebbe fatto la stessa cosa per qualunque amico che glielo avesse chiesto.
Mike non aveva problemi a confessare di essere ricco sfondato. La sua famiglia non aveva mai avuto problemi di soldi, proveniendo da una lunga tradizione di incaricati statali con la benedizione del sovrano, così sua madre gli aveva lasciato a disposizione una piccola fortuna, con l'invito di investirla nella carriera che più preferiva. Mike aveva comprato una palazzina a Trost, e ne aveva trasformato il piano terra in quella che presto era diventata la più famosa sartoria dell'intero distretto, specializzata in abiti da sera.
Aveva inizialmente assunto Nanaba come assistente e modello, ma apparentemente qualcosa tra loro era scattato e avevano cominciato a uscire insieme. Hanji era una vecchia amica che avevano in comune, e come esattamente aveva finito per condividere con loro il letto extra-large in camera di Mike era tutt'ora un mistero per tutti e tre.
"Vieni con me Erwin, ti mostro la camera degli ospiti ad Erwin. Scommetto che non vedi l'ora di depositare questo sacco di patate," commentò Hanji, tirando una pacca sul sedere a Levi mentre passava loro di fianco. Levi mugolò nel sonno con un'espressione infastidita, muovendosi debolmente tra le braccia di Erwin, ma non si svegliò.
Dopo che ebbe augurato la buonanotte ad Erwin ed ebbe ringraziato Hanji per occuparsi degli onori di casa, sospinse gentilmente verso la loro camera Nanaba, che aveva cominciato a ridacchiare incontrollabilmente quando inciampò nei propri piedi; tendeva a trovare tutto stupidamente divertente quando era così ubriaco di sonno.
Lo aiutò a spogliarsi e a lavarsi, poi gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte prima di fare lo stesso e infilarsi a letto con lui. Hanji arrivò poco dopo, indossando solo la sua solita vestaglia rattoppata (Mike aveva cercato di fargliela buttare via così tante volte che aveva perso il conto, ma Hanji insisteva sempre che aveva un valore affettivo; non importava quante volte avrebbe dovuto rammendarla, la Vestaglia rimaneva dov'era e se la sarebbe portata nella tomba), i bigodini nei capelli e gli occhiali storti.
"Forse è il caso di far riparare quella stanghetta, che dici?" le sussurrò Mike per non svegliare Nanaba, che si era addormentato praticamente nel momento in cui aveva toccato il materasso.
"Nah. Le stanghette sono per i deboli. Forse dovrei passare ad un modello pince-nez. Cerchiato di corno. Sarebbe così stupidamente intellettuale." Lasciò che Mike le grugnisse una risata soffocata prima di continuare. "Levi non si è svegliato neanche quando l'ho struccato, deve essere seriamente esausto."
"Possiamo fidarci di Erwin? Non voglio che Levi si svegli domani mattina con un attacco di panico per colazione."
"Erwin è talmente buono che probabilmente riceverà un invito per un Quill Party in Paradiso, con una nota in calce dove le dee in persona si scusano per il poco preavviso," borbottò Hanji sbadigliando e infilandosi sotto le coperte a sua volta.
Mike rise e spense la luce.
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Una volta sveglio, Erwin guardò automaticamente alla propria destra, aspettandosi di trovare il calendario appeso alla parete. Si trovo invece davanti due occhi chiari e un volto familiare a poca distanza, e gli eventi della sera precedente gli tornarono alla memoria. Sorrise gentilmente a Levi, che si era affrettato ad alzarsi a sedere quando si era reso conto di essere stato scoperto.
"Buongiorno," lo salutò, voce gracchiante per il troppo ridere e chiacchierare della sera precedente, riavviandosi i capelli con una mano.
"Buongiorno," replicò Levi, teso. "Volevo controllare da solo ma ho pensato che sarebbe stato piuttosto strano se ti fossi svegliato mentre lo stavo facendo, quindi ho intenzione di chiederlo e basta".
Erwin lo guardò con curiosità. Poteva dire che Levi era nervoso per qualche cosa, ma la sua espressione non tradiva la minima emozione. Erano i suoi occhi, si rese conto immediatamente; era come se stesse cercando di evitare il suo sguardo ma si stesse allo stesso tempo costringendo a guardarlo direttamente.
"Chiedi pure," lo invitò.
Non sapeva esattamente che domanda aspettarsi, ma certamente non era:
"Sei nudo?"
"Uh. Sì?"
"Merda. Merda. Merda, dimmi che non l'abbiamo fatto mentre eravamo ubriachi, perchè avevo giurato a me stesso che avevo smesso con questa ridicola merda," disse Levi, sibilando le parole a denti stretti. Non aspettò una risposta prima di continuare come una raffica di mitragliatrice: "Se l'abbiamo fatto, sappi che non voleva dire niente, non ero me stesso e no, non possiamo riprovarci da sobri perchè potrei morire di vergogn-."
"Non l'abbiamo fatto," lo interruppe Erwin, sperando di tranquillizzarlo.
Levi si limitò a guardarlo per un lungo minuto. "Oh. Bene." Pausa. Si avvicinò leggermente, tirandosi dietro il lenzuolo come se temesse che Erwin potesse strapparglielo via, gli appoggiò le mani sulle guance e lo baciò.
Colto di sorpresa, Erwin ci mise qualche istante a rispondere, ma quando finalmente permise a Levi di approfondire il bacio lo sentì rilassarsi completamente contro di lui. Continuò a baciarlo, affondandogli le dita nei capelli corti e soffici e accarezzandogli la schiena.
Quando si separarono erano entrambi senza fiato, e Levi distolse lo sguardo, scivolando rapidamente giù dal letto. "Voglio fare una doccia. Vai pure a colazione senza di me, probabilmente Hanji sta già preparando una quantità abnorme di caffè. Spera che Nanaba si sia messo a cucinare pancakes, non c'è nessuno che li fa come lui". Si infilò nel minuscolo bagno annesso alla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Erwin sorrise.